29 January 2021

Book review: The Gate, by François Bizot (2004), *****


Synopsys

In 1971, on a routine outing through the Cambodian countryside, the young French scholar Francois Bizot was captured by the Khmer Rouge. Accused of being an agent of American imperialism, he was chained and imprisoned. His captor, Duch, later responsible for tens of thousands of deaths at the Tuol Sleng prison, interviewed him at length; after three months of torturous deliberation, during which his every word was weighed and his life hung in the balance, he was released. No other Western prisoner survived. Four years later, the Khmer Rouge entered Phnom Penh. Francois Bizot became the official intermediary between the ruthless conqueror and the terrified refugees behind the gate of the French embassy: a ringside seat to one of history's most appalling genocides.


Review

Bizot was incredibly lucky to see what he saw and come out alive, then move on to survive in Phnom Penh for several more years and write a harrowing and unique account of the Khmer Rouge rule. The gate of the French embassy, where many notables of the old regime had found refuge, and through which they will have to walk to their fate in the hands of the communists. A unique first-hand experience that very few western writers have been able to share so much in detail. He talks to many revolutionary soldiers and discusses politics as well as the details of day-to-day existence, the next harvest, education. Reading him is almost as good as having been there, without the dangers and the discomfort!

Read about my trip to Cambodia here.

See my reviews of other books on Cambodia here in this blog.



27 January 2021

Recensione: Mekong Story. Lungo il cuore d'acqua del Sud-Est asiatico (2006) di Massimo Morello,

Sinossi

Giornalista e viaggiatore, Massimo Morello presenta questo diario di viaggio nel Sud-Est asiatico lungo il Mekong: dal delta, sul Mar della Cina, sin quasi alle sorgenti, in un monastero buddhista nell'altopiano himalayano della remota regione del Qinghai. 

L'autore narra un percorso sul fiume e dintorni attraverso Vietnam, Cambogia, Thailandia, Birmania, Los, Cina e Tibet, tra foreste, montagne, paludi e valli incantate, piste polverose, sentieri di fango e superstrade, villaggi e metropoli, hotel di superlusso e locande malfamate. Un viaggio che l'autore ha compiuto da solo, in battello, bus, auto, a piedi, in un susseguirsi di avventure e disavventure che gli hanno permesso di osservare più da vicino quella che viene definita la nuova Asia.

Recensione

Un viaggio di sei mesi lungo un fiume lunghissimo. Anzi un meta-viaggio, dato che il percorso Morello lo ha fatto a varie riprese. Osservatore informato, ci racconta le sue esperienze rendendole rilevanti ed interessanti perché ci aiutano a capire i paesi che visita. Un libro di viaggio ma anche di storia e di politica, di costume e di gastronomia. Un ottimo compagno per chi vuol viaggiare in quelle terre, o lungo quel fiume.

Leggi qui altre mie recensioni di libri sull'Indocina.

22 January 2021

L'esposto

Avevamo deciso di passare a Fregene, in provincia di Roma, il periodo autunnale del 2020. Viaggio in Cina a trovare la famiglia annullato per forza, altri viaggi impossibili per il Coronavirus, teatri a Londra chiusi, meglio passare il tempo nella mia casa con giardino, lavorare in remoto, scrivere, leggere, fare qualche lavoretto di manutenzione.

In teoria un programma accettabile, date le drammatiche circostanze della pandemia. Clima mite, spiaggia a poche centinaia di metri senza la folla estiva, "tellinari" che ci vendevano, o regalavano, telline fresche quasi tutti i giorni, alberi da frutta in giardino: cachi a settembre e ottobre, pomelo a novembre, limoni a dicembre e gennaio.

In teoria.

In pratica, appena arrivati, ci rendemmo subito conto che avremmo dovuto superare un ostacolo imponente per arrivare alla nostra vetta di tranquillità: i vicini di casa avevano comprato due grandi cani bianchi, credo pastori maremmani. Li tenevano di giorno in giardino e di notte in un piccolo recinto affianco alla siepe che ci divide da loro.

I cani abbaiavano a intermittenza, giorno e notte, tenendoci svegli nel primo caso e impedendoci una normale giornata di lavoro e svago nel secondo.

In realtà di cani ce n'erano molti di più, almeno la metà dei vicini ne possedeva uno, e quindi i latrati si moltiplicavano, ma i due pastori maremmani erano i più scatenati, ed anche i più vicini, e quindi i più insopportabili.

Dopo molteplici quanto inutili tentativi di far ragionare i vicini, mi sono visto costretto a ricorrere alle autorità. Sono andato alla stazione dei Carabinieri di Fregene per sporgere un esposto sulla situazione. Un esposto, in Italia, è una segnalazione all'autorità di pubblica sicurezza di un dissidio tra privati, con il quale si richiede a tale autorità di intervenire per comporre il contrasto.

Suono il campanello dell'imponente edificio dei Carabinieri e mi risponde una voce femminile alla quale comunico di voler sporgere un esposto. Mi risponde che non è possibile. Insisto e mi risponde che c'è gente nella sede, l'accesso è limitato a causa del COVID e devo aspettare. Aspetto. Dopo un po’ vedo una persona uscire e interpreto il fatto come segnale che c'è una persona in meno dentro, e quindi posso entrare io. Suono nuovamente al campanello  e la stessa voce mi dice che posso entrare ma dovrò aspettare. Eccomi dentro.

Bel giardino, curato, con una panchina al sole. Nonostante il fastidio della mascherina è una piacevole attesa. Dopo un po’ mi chiama un carabiniere al quale, in piedi in giardino, espongo i fatti. Mi risponde che non possono ricevere esposti. Denunce, querele, quelle sì, ma non esposti.

Chiedo, sorpreso, da quando hanno smesso di ricevere esposti, dato che ho sempre saputo sia un compito dei carabinieri. Mi risponde che da due anni non più. Scacco matto!

Sto per andarmene rassegnato quando il Carabiniere mi ferma e mi chiede un documento personale. Perché? Chiedo ingenuamente. La devo generalizzare, è la laconica risposta... Dopo essere stato generalizzato, ed aver perso un'ora buona, me ne vado.

Il giorno dopo monto in auto e vado al commissariato di polizia di Fiumicino, prima visita. All'ingresso c'è scritto che è obbligatorio indossare la mascherina facciale (siamo in piena epidemia Covid-19) e guanti. Tutti hanno la mascherina, anche io. Nessuno ha i guanti, e neanche io. Entro.

Un poliziotto mi dice che l'esposto lo devo stilare io a casa, non posso scriverlo qui (come invece mi avevano detto i carabinieri). E quindi tornare con 3 copie firmate di tutto, e inoltre le fotocopie dei documenti di tutti quelli che intendono fare esposto.

Torno il giorno dopo (seconda visita) e un altro poliziotto mi dice che oggi (sabato) non si può fare un esposto perché la persona incaricata dei sistemi informatici (sic!) non c'è. Devo tornare il 2 gennaio e chiedere dell'Ispettore Superiore.

Torno il 2 gennaio per la mia terza visita al commissariato e due poliziotte alla porta d'ingresso mi dicono che oggi non si può presentare esposto, perché c'è un'emergenza in corso. Insisto dicendo che mi è stato detto di venire appunto oggi perché c'è la persona incaricata dei sistemi informatici, e a quel punto fanno una telefonata. Poi mi dicono di aspettare in una sala d'aspetto completamente vuota. Passo il tempo a leggere i cartelli degli avvisi di misure preventive per la situazione COVID19. Dopo circa venti minuti mi fanno accomodare al piano di sopra, dove incontro l'ispettore superiore. Molto gentile, mi fa accomodare. Siamo tutti mascherati per l'epidemia quindi posso solo scorgere una bella barba sale e pepe.

Gli passo l'esposto e lui si mette a leggerlo. Una pagina A4, passano circa 5 minuti, e poi mi chiede se ho già fatto un tentativo di pacificazione e naturalmente gli dico la verità: ci ho provato ripetutamente ma senza successo. Continua a leggere. Mi dice che li convocherà, come da legge, per comunicargli l'esposto. Gli lascio anche una chiavetta USB con video dei cani rabbiosi e ringhianti che ho filmato nelle scorse settimane. Mi assicura che non li guarda adesso ma li guarderà e mi restituirà la chiavetta.

Mi lascia assicurandomi che presto chiamerà gli interessati. Non ora perché siamo sotto le feste e, aggiunge, non è una cosa urgente. (Per me è molto urgente.) E poi c'è difficoltà a spostarsi con i divieti anti-COVID-19. In realtà per andare dalla Polizia ci si può spostare liberamente, come ho fatto io oggi. Mi chiamerà quando avrà fatto per informarmi e restituirmi la chiavetta USB.

Dopo pochi giorni sono a casa, in giardino, stiamo raccogliendo i limoni dall'albero: quest'anno è stato generoso, ce ne sono a centinaia. Ad un certo punto, con terrore, vedo i due cani che si infilano in un buco della recinzione e entrano nel mio giardino, e cominciano a scorrazzare a destra e a manca. Non so che fare, strillo ai padroni che però non ci sono, hanno abbandonato i cani e chissà dove sono andati. Per fortuna oggi le bestie sono tranquille, si avvicinano ma non abbaiano e non ringhiano. Dopo cinque minuti se ne vanno. Poi tornano, poi se ne vanno ancora. Fanno come vogliono loro, a casa mia.

Ormai il soggiorno volge al termine, sono passati mesi e né Polizia di Stato né Carabinieri hanno fatto nulla. La prepotenza ha vinto. I cani continuano ad abbaiare tutti i giorni e tutte le notti, quasi a tutte le ore. A fine gennaio ma ne vado via da Fregene.

Amen.

PS: Dopo che i Carabinieri avevano rifiutato il mio esposto, ho scritto al comando generale dell'Arma nei secoli fedele, chiedendo spiegazioni. Dopo qualche settimana mi è arrivato questo messaggio dalla sede di Fregene: In relazione alla vostra richiesta, qui pervenuta per scesa gerarchica, si rappresenta che questo Comando rimane a disposizione  per la presentazione dell’esposto. Nello scusarci di eventuali equivoci connessi la invitiamo a prendere contatti con questo Comando.

19 January 2021

Recensione libro: Italiani a Shanghai (2010) by Achille Rastelli, *****

Sinossi

Alla fine del XIX secolo il grande impero cinese era oggetto di un vero e proprio assalto coloniale da parte di Francia, Gran Bretagna, Germania e Giappone. Anche l'Italia decise di partecipare alla corsa per accaparrarsi zone d'influenza in quel lontano mondo, cercando di ottenere concessioni e trattati commerciali a lei favorevoli. 

 Adempimento che i marinai pagarono a duro prezzo, perché furono poi abbandonati dal sistema politico e militare italiano, in totale disfacimento. Un libro che cerca di tracciare la storia dell'evanescente penetrazione italiana in Cina, ma anche una narrazione mossa dal desiderio di restituire la dignità a centinaia di ragazzi italiani che furono lasciati soli, in balia di una storia più grande di loro.


Recensione

Come sempre, Rastelli è meticoloso nella sua ricerca e spesso avvincente nella sua narrazione. Racconta della marina militare italiana in estremo oriente, dalle prime avventure, poco dopo l'unità d'Italia, alla tragedia della seconda guerra mondiale.

Leggiamo dei primi timidi contatti diplomatici e militari in Cina e Giappone - una volta le due ambasciate erano unificate, con sede a Tokyo! Poi delle presuntuose aggressioni degli italiani, assieme a molti paesi occidentali, Russia e Giappone, contro la Cina in disfacimento del tardo impero Qing. Ma erano tempi diversi, l'aggressione imperialista era in auge.

Infine passiamo gli anni della guerra con i nostri marinai, lontani dalla patria e, con l’8 settembre, lasciati alla loro sorte dal nuovo governo di Roma e spesso dai loro stessi ufficiali.

Una storia triste, sarebbe bello se Rastelli ci raccontasse il seguito, più incoraggiante, con le missioni amichevoli delle navi italiane in oriente presso gli stessi porti cinesi e giapponesi. E magari dell'intervento delle nostre navi per salvare i "boat people" scappati dal Vietnam dopo la riunificazione violenta del paese.


31 December 2020

12 BUONE COSE DEL 2020 - 12 GOOD THINGS ABOUT 2020

 2020


ENGLISH TEXT BELOW

Siccome di messaggi con insulti al povero anno 2020 ne abbiamo sentiti troppi (ma non si chiama COVID-19?) ho pensato di raccogliere qualche pensiero in positivo sull'anno che si sta per concludere. Non per minimizzare, ma per guardare avanti con realismo, ottimismo e determinazione.

1. Chi mi sta leggendo è ancora vivo. Un buon primo risultato. Tanti ci hanno lasciato nel 2020, forse anche qualcuno che conosciamo, qualche persona cara. Io ho perso una cugina ed il padre di un amico per il Covid-19. Molti altri se ne sono andati per una serie infinita di altri motivi: incidenti, età, altre malattie, guerre, ecc. Noi invece siamo qui.

2. Abbiamo viaggiato di meno, e questo pesa particolarmente per quelli come me che vivono in vari paesi e del viaggio hanno fatto uno stile di vita. Però la prossima volta che partiremo il viaggio avrà un gusto speciale. Ce lo godremo di più, magari lo prepareremo meglio, lo ricorderemo più a lungo. Forse faremo più viaggi, che ci cambiano dentro, e meno vacanze, che nel migliore dei casi ci fanno solo riposare.

3. Siamo andati meno al ristorante, ma quando torneremo a farlo con tranquillità sceglieremo meglio il ristorante, la cucina, ed ogni boccone, ogni sorso di vino ci sembreranno più buoni.

4. Non siamo potuti andare a cinema, teatro, concerti. Ancora una volta, torneremo a farlo perché la cultura non si ferma. La prossima volta saremo più attenti ad ogni scena del film, ad ogni movimento della sinfonia, ad ogni aria dell'opera, ad ogni particolare della scena.

5. Siamo stati costretti a stare di più a casa, ma abbiamo passato più tempo con i nostri cari, fianco a fianco, giorno dopo giorno, ora dopo ora, come forse non facevamo da tanto tempo. Se siamo stati attenti, abbiamo imparato a conoscerci meglio, a rispettarci. Abbiamo capito che stare insieme non vuol dire solo avere interessi in comune o divertirsi, ma parlarsi (e ascoltarsi!), guardarsi, accarezzarsi.

6. Abbiamo riscoperto il significato della solidarietà, o almeno avremmo dovuto farlo, le occasioni non sono mancate. E dell'apprezzamento per il lavoro di chi si è impegnato per superare l'emergenza. Non ce lo dimentichiamo quando la pandemia non sarà più in prima pagina, loro saranno ancora in prima linea.

7. Abbiamo recuperato un po' della nostra identità, anzi delle identità, al plurale. Ci siamo sentiti un po’ più italiani, come forse non capita spesso tranne quando c'è la coppa del mondo di calcio. E, almeno per me, anche più europei. L'Europa si è mossa con ritardo, ma si è mossa, insieme, e visto come sono andate le cose negli altri principali paesi del mondo forse non ci possiamo lamentare. E questo nonostante la pandemia abbia messo da una parte a nudo le meschinità di tanti politici polemici, e dall'altra in risalto la mancanza di grossi calibri tra i leader della politica mondiale.

8. Abbiamo riscoperto il valore della scienza, anche di quella inesatta come la medicina. I chiacchieroni e i millantatori, i negazionisti, gli alternativi, i naturopati, gli anti-vaccinisti, quelli del "sono morti con il COVID e non di COVID" sono, mi pare, o forse lo spero soltanto, meno ascoltati di un anno fa. Abbiamo anche imparato qualche regola di igiene, di buon senso, che avremmo dovuto applicare comunque, da sempre.

9. Abbiamo capito un po' meglio il significato della disciplina. Non abbastanza e non tutti, ma ci farà bene interiorizzare perché ci sarà utile in tante altre occasioni. Prendiamo esempio da quelle società orientali che in questa circostanza hanno dato dimostrazione di grande disciplina ed hanno ottenuto risultati di conseguenza. Ho notato con dispiacere che i giovani, che hanno più da perdere, sono spesso meno consapevoli di questo degli anziani.

10. Abbiamo avuto tempo di riflettere su noi stessi, sugli errori commessi e sui traguardi raggiunti. Soprattutto su cosa vogliamo fare con il tempo che ci resta da vivere. Sapendo, mai come oggi, che potrebbe essere molto meno lungo di quanto speriamo. Riflessioni che dovremmo fare sempre, ovvio, ma quest'anno ci siamo stati quasi obbligati. Confucio scrisse che abbiamo due vite: la seconda comincia quando ci rendiamo conto di averne solo una. Mi auguro che molti abbiano cominciato la propria seconda vita nel corso del 2020.

11. Abbiamo scoperto tanta tecnologia che ci ha permesso di attutire l'urto della pandemia e che continueremo ad usare dopo di essa. Abbiamo inquinato di meno lavorando da casa e comprando online. Ci si può spostare di meno: meno traffico, meno inquinamento, meno energia sprecata. Molti continueranno a farlo anche dopo la pandemia. Viaggeremo ancora, certo, per lavoro, per piacere e per incontrare i nostri cari, ma auspicabilmente non per comprare una cipolla oppure per andare a timbrare un cartellino in ufficio e poi stare davanti ad uno schermo uguale a quello che abbiamo a casa.

12. Per molti è stato un anno drammatico sul lavoro, ed è stato importante l'intervento dei governi e delle banche centrali. Ma guardiamo avanti facendo tesoro dell'esperienza del 2020. Guardiamo al lavoro non come una punizione biblica che ci è cascata addosso perché abbiamo mangiato la mela dell'albero proibito, ma come realizzazione delle nostre aspirazioni. Tanti giovani in occidente hanno tutto ma non più aspirazioni, sogni. Sognando un po', lavoreremo serenamente, a prescindere dal guadagno, e invecchieremo meglio.


ENGLISH TEXT


Since we have all heard too many messages with insults to the poor year 2020 (but isn't it called COVID-19?) I thought I'd collect some positive thoughts on the year that is about to end. Not to minimize the troubles we went through, but to look forward with realism, optimism and determination.

1. Whoever is reading me is still alive. A good first result. Many have left us in 2020, perhaps even someone we know, some loved ones. I lost a cousin and a friend's father to Covid-19. Many others have left for an infinite number of other reasons: accidents, age, other diseases, wars, etc. We are still here.

2. We have traveled less, and this weighs heavily on those like me who live in various countries and have made travel our lifestyle. But next time we leave home our trip will have a special taste. We will enjoy it more, hopefully we will prepare it better, maybe we will remember it for longer. Perhaps we will undertake more real "travels", which change us inside, and fewer "vacations", which in the best of circumstances only provide rest.

3. We went out to eat much less frequently, but when we return to do it we will take more care to choose the restaurant, ouru dishes, and every bite, every sip of wine will taste better.

4. We could not go to the cinema, theater, or concerts. Once again, we'll go back to doing it because culture doesn't die of any virus. Next time we will be more attentive to every scene of the film, to every movement of the symphony, to every aria of the opera, to every detail of the scene.

5. We have been forced to stay at home more, but we have spent more time with our loved ones, side by side, day after day, hour after hour, as perhaps we hadn't done in a long time. If we have been careful, we will have learned to know each other better, to respect each other. We understood that being together does not just mean having common interests or having fun, but talking (and listening) to each other, looking at each other, caressing each other.

6. We have rediscovered the meaning of solidarity, or at least we should have, we had plenty of opportunities. And we should appreciate the work of those who are fighting hard to overcome the emergency. Let's not forget that when the pandemic is no longer on the front page, they will still be at the front lines.

7. We have recovered a bit of our identity, indeed our identities. I felt a little more Italian, as perhaps does not often happen to me except every four years for the world cup. And even more European. Europe has moved with some delay, but it has moved, and given how things have gone in some of the other main countries of the world such as the US and the UK, perhaps we cannot complain. And this despite the fact that the pandemic has exposed, on the one hand, the pettiness of so many polemical politicians, and on the other the lack of heavy caliber guns among the leaders of world politics.

8. We have rediscovered the value of science, even of inexact science such as medicine. The deniers, the anti-vaccine activists, those who said someone "died with COVID and not because of COVID" are, it seems to me, or perhaps I only hope, less listened to than a year ago. We also learned some rules of hygiene, common sense, which we should have always applied anyway.

9. We have understood the meaning of discipline a little better. It will do us good to keep it in mind for future reference. Let us take an example from those countries in East Asia that in this circumstance have shown great discipline and got results accordingly. I have noted with regret that our youngsters, who have got more to lose for the future, are often less aware of this than the elderly.

10. We had time to reflect on ourselves, on the mistakes we made and on the goals we achieved. Above all we have had a chance to think about what we want to do with the time we have left to live. It could be much shorter than we hope. Reflections like this we should always do, of course, but this year we were almost forced to. Confucius wrote that we have two lives: the second begins when we realize we only have one. I think I did a long while ago. I hope that many more have started their second lives in the course of 2020.

11. We have discovered so much technology that has allowed us to soften the brunt of the pandemic and that we will continue to use after it is over. We polluted less by working from home and shopping online. You can and should move less: less traffic, less pollution, less wasted energy. Many will continue to do so even after the pandemic. We will still travel, of course, for work, for pleasure and to meet our loved ones, but hopefully not to buy an onion or to go and badge in the office and then spend our day in front of a screen identical to the one we have at home.

12. For many it was a dramatic year at work, and monetary and fiscal intervention of governments and central banks was important. But let's look ahead, drawing on the experience of 2020. We should look at work not as a biblical punishment that fell upon us for eating the apple of the forbidden tree, but as the fulfillment of our aspirations. Many young people in the West have everything but aspirations, dreams. Let us dream a little more, and we will work peacefully, regardless of how much money we make, and we will grow old better.

30 December 2020

EU-China Investment Treaty agreed remotely


Xi represents China

Michel represents the European Council

Merkel is rotating president of the Council of the EU

von der Leyen represents the Commission

What does Macron represent? A member state: France. So where are the leaders of the other 25 member states then? Pathetic they let him get away with this show.

Macron apparently put a lot of pressure to be included in the photo-op, just to enjoy playing prima donna. France still believes it won World War II and is a world power. Pathetic. (Oh, and he is the only one who forgot to put a Chinese flag behind himself.)

PS: Where is the president of the European Parliament, which will have to ratify the deal together with the Council in the end?

28 December 2020

Recensione libro: Caduti dal Muro (2009) di Paolo Ciampi e Tito Barbini, *****

Sinossi 

C'era una volta il Muro e sembrava dovesse esarci per sempre. Poi però il Muro si sbriciolò e con esso crollò un impero che da Berlino arrivava al Pacifico. Di colpo tramontò il "sole dell'avvenire", sparirono mappe geografiche, bandiere, nomenclature. Ma cosa ne è stato di quei paesi? Per capirlo serve un viaggio lento, zaino in spalla e treno attraverso due continenti, dall'Europa orientale alla Russia, dalla Cina al Vietnam, dalla Cambogia ai Tibet. Un viaggio e un dialogo tra due scrittori divisi dall'anagrafe e dalle parabole della politica ma uniti dalla leggerezza e dalla fame di nuovi orizzonti. 


Recensione 

Riflessioni di viaggio (di Tito) e di storia (di entrambi) nelle terre che erano governate da regimi comunisti fino alla fine degli anni 80 del XX secolo. Il viaggio di Tito è occasione di ricordare un mondo che non esiste più, un mondo nel quale gli autori avevano creduto, assieme a milioni di idealisti in occidente che non avevano visto quello che veramente succedeva al di là del muro. Si impara molto leggendo questo libro, soprattutto chi non è stato in quei luoghi, in quei tempi. Prosa fluida, in certi punti del libro sembra di essere con loro, sia nel luoghi, sia nei tempi storici richiamati alla memoria. Unica piccola pecca: se abbondano le critiche a quei comunisti che hanno perso (URSS, Europa orientale) manca una critica dei crimini commessi da quei comunisti che hanno "vinto"specialmente in Vietnam. Per esempio durante la guerra contro l'invasore americano. Se i crimini americani sono giustamente evidenziati, non altrettanto lo sono quelli commessi dai nord vietnamiti e Viet Cong.

21 December 2020

Scienza oggi

Mi chiedo perché oggigiorno, in un momento storico in cui la scienza ha fatto passi da gigante in tanti campi dello scibile umano, ci sia ancora così tanto scetticismo nei suoi confronti e invece vadano così tanto di moda ideologie, religioni e superstizioni che non hanno alcun fondamento solido di conoscenza.

Non ho dati certi, forse ci sono più persone che si affidano alla scienza oggi di quante ce n'erano ieri, ma sono meno loquaci e attive su internet di quelle che invece dubitano della scienza dimostrata e credono ad altro. Ma la mia impressione è che i critici della scienza siano in aumento.

Posso pensare ad una ragione: anche se la scienza ci ha dato molto, le aspettative riguardo a quanto la scienza ci può dare sono cresciute ancora più velocemente.

Prendiamo ad esempio la medicina. È palese che oggi essa ci dia una speranza di vita più lunga e più sana di qualche decennio fa, per non parlare di qualche secolo fa. Ma tanti, troppi per me, si lamentano di quanto ancora non sia in grado di fare. Se le cure contro il cancro oggi danno risultati evidentemente superiori a prima, però l'attenzione di molti è focalizzata su quante persone ancora muoiono di cancro. Se una terapia che prima salvava il 10% dei malati oggi ne salva il 20%, abbiamo un raddoppio del successo. Ma si può star certi che i media e i social networks si concentreranno sull’80% che non ce la fa.

Peggio: molti di quell’80% sostengono tesi logicamente assurde, per cui siccome la medicina non è una panacea, allora ne consegue che la medicina cosiddetta "alternativa" possa offrire speranze migliori. E quindi via con omeopatia, agopuntura, naturopatia, erbe tradizionali africane, indiane e cinesi. Tutte cose che quasi sempre non hanno una comprovata utilità, e nella migliore delle ipotesi sono innocue, ma possono essere dannose se fanno perdere tempo al malato.

Forse ancora peggio in economia, che pure una scienza è, se anche una scienza sociale e quindi soggetta a maggiori margini di errore sia come analisi della realtà, sia come diagnosi su cosa va storto e sia di terapia sul come intervenire su di essa. 

Per cui è palese che il liberismo, visto come apertura al commercio internazionale, libera iniziativa privata e globalizzazione abbiano sollevato le sorti di centinaia di milioni di esseri umani, strappandoli alla povertà. Ma tanti, troppi preferiscono focalizzare la loro attenzione sulle debolezze del liberismo, che sono reali e molto serie: per esempio sull'ineguaglianza, sulle disparità di opportunità, sulla difficoltà degli anziani di rifarsi un futuro in un mondo che cambia rapidamente.

E, come in medicina, questi critici del liberismo propongono tesi, vecchie e nuove, più o meno romantiche, se non utopistiche, che hanno fallito in passato, creando miseria, o non hanno alcuna comprovata capacità di migliorare i risultati conseguiti finora dal libero mercato.

In entrambi i casi, medicina e economia, invece di sforzarsi di migliorare i risultati, parziali ma palesi, fin qui ottenuti dalla scienza, ci si concentra su come tornare indietro, ai vecchi tempi, quando "si stava meglio". Oppure a proporre improbabili salti nel buio verso un ideale che non si ha ragione di sperare possa mai essere realizzato.

Come scrisse Freud, "La scienza non è un illusione, ma sarebbe illusorio pensare che, quello che essa non ci può dare, lo potremo trovare altrove."

07 December 2020

Imparare a vivere

Quale di queste due frasi è vera? Possono essere vere tutte e due?




Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere.

Seneca


















Abbiamo solo due vite: la seconda comincia quando ci rendiamo conto di averne una sola.

Confucio