29 July 2006

6° g - 29 LUG: Varie attività nella valle di Leh, rafting, birra chang

Oggi il gruppo si divide. Io vado con una metà a fare rafting sul fiume Indo (900 Rs/pax, no TLF, compreso pranzo caldo buffet servito in un ristorantino a fine navigazione). Mehraj organizza tramite una ditta locale specializzata, vengono a prenderci in albergo e si va fino al fiume, dove ci si imbarca in grandi canotti da 7-8 persone. La navigazione è lenta e molto piacevole, si gode di una prospettiva diversa a vedere la valle dell’Indo dal basso, con la strada su in alto, tagliata sul costone brullo. Ci si bagna nelle rapide (sono sei) ma non c’è assolutamente alcun pericolo. Forniscono salvagenti ed un contenitore stagno per macchine fotografiche, vestiti ecc. La navigazione dura 3 ore circa finisce poco dopo la confluenza dell’Indo con il fiume Zanskar, presso Nimu.

28 July 2006

5° g - 28 LUG: Festival di Phyang

La stanchezza del viaggio si sente ancora, decidiamo di partire con comodo alle 11. Sosta sulla strada a Spitok, visita del monastero con bella veduta sulla valle di Leh da una parte (vista sull’aeroporto, vietato fotografare!) e sulla catena dello Zanskar dall’altra parte.

Oggi al festival c’è poca gente, solo qualche centinaio di locali e pochissimi stranieri. Le danze si godono molto meglio. Finisce tutto verso le 4. Molta polvere, resa più fastidiosa dal vento. Rispetto al Festival di Hemis che ho visto l’anno scorso, Phyang è meno coreograficamente spettacolare, ed anche meno scenografico, ma forse più intimo come atmosfera, soprattutto nei due pomeriggi quando non ci sono tanti turisti. Essendo più piccolo, il cortile di Phyang si sovraffolla facilmente, mentre ad Hemis c’era più spazio.

27 July 2006

4° g - 27 LUG: Festival di Phyang

Prima giornata al festival. Partiamo verso le 8 dall’albergo. Interessante il percorso lungo l’Indo. Tra le curiosità, si passa davanti ad una base militare, declamata con orgoglio “World’s Highest Training Ground” e poi vicino al “World’s Highest Bottling Plant”.

All’inizio al festival c’è tanta gente, quasi inutile arrivare tanto tempo prima per prendere dei buoni posti tanto il numero di maleducati che arrivano dopo e ti si piazzano davanti sarà sempre sufficiente ad obbligarti a spostarti. Particolarmente insopportabili oggi i turisti israeliani e russi, più rispettosi francesi ed americani. Il festival dura due giorni, io consiglierei di saltare la prima mattinata quando la ressa è massima ed andare nel pomeriggio, verso l’una, e poi il secondo giorno. Inoltre quando vanno via tutti gli stranieri è più facile anche un minimo di contatto con i locali, in fondo è la loro festa. Nel pm di stranieri ci siamo quasi solo noi. Per far foto bisogna stare giù nel cortile e spostarsi, altrimenti buon punto di osservazione anche sulle balconate e dalle finestre del palazzo del monastero adiacente.

26 July 2006

3° g - 26 LUG: Giro per i monasteri della valle di leh

Giro classico per Tiksey, Hemis, Palazzo di Shey, Takthok, Matho. Una prima infarinatura di monasteri, ce ne sono tanti nella valle, forse se ne potrebbero fare meno con più calma, ma è difficile scartarne qualcuno. Meglio partire presto la mattina ed assistere alla preghiera (puja) di Tiksey, sempre interessante. Si paga un ingresso in ciascun monastero, 20 o 25 Rs.

25 July 2006

2° g - 25 LUG: volo Delhi – Leh, acclimatamento, acquisti

Volo spettacolare, paesaggio himalayano innevato fantastico. Scalo a Srinagar in Kashmir. Il Kashmir è molto più verde del Ladakh, ed il paesaggio molto meno duro. Ci fa un po’ impressione far sosta qui perché saremmo voluti venire a finire il nostro viaggio in Kashmir, ma i famigerati problemi di sicurezza ancora lo sconsigliano. Peccato, sarà per un’altra volta.

24 July 2006

1° g - 24 LUG: Partenza dall'Italia per l'India



Viaggio su due temi costanti: montagne e monasteri. Non c’è quasi altro, eccezion fatta per il rientro facoltativo a Delhi via terra attraverso l’Himachal ed il Punjab. Interesse culturale focalizzato per il Ladakh e lo Zanskar, buddisti, stretti tra il Kashmir islamico ed il Garwal induista. Dal punto di vista naturalistico, le montagne himalayane sono sempre foriere di forti impressioni, e così pure la fauna che vi si incontra. Il Ladakh della valle di Leh è molto più avanzato, economicamente, dello Zanskar. Quest’ultimo, per questo motivo, può risultare più affascinante, ma bisogna fare attenzione a non confondere arretratezza con tradizione.

23 July 2006

Itinerario viaggio in Ladakh / Zanskar, 24/7 - 17/8 2006

Viaggio Zanskar Festival, 24/7 - 17/8 - 2006

Itinerario
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Data
itineraro
Notte
KM
ore
1
aereo
0
0
2
Leh
0
0
3
Leh
80
5
4
Leh
60
2
5
Leh
60
2
6
Leh
50
1
7
Alchi
80
4
8
Lamayuru
70
3
9
Kargil
120
7
10
Rangdum
120
9
11
Padum
110
9
12
Padum
50
3
13
Padum
80
3
14
Padum
70
8
15
Padum
25
2
16
Padum
20
1
17
Padum
20
1
18
Kargil
230
13
19
Leh
220
11
20
Leh
0
0
21
Sumur
180
6
22
Leh
150
5
23
Agra
150
3
24
aeroporto
150
5
25
17/8 gio
Volo alle 02:35 x Milano e arrivo in orario, poi coincidenza per Roma e Bruxelles
CASA
0
0


H = ore di percorrenza approssimate, considerando soste
TOTALE
2.095
103

04 July 2006

Film review: Raid on Entebbe (1977), by Irvin Kershner, ****

Synopsis

Raid On Entebbe tells the amazing true story of a daring mission by Israeli commandos to free hostages from a terrorist hijacking at Entebbe Airport in Uganda and is presented here in its full length version. In 1976 four militants hijacked an Air France plane, diverting it to Entebbe, their cause was to secure the release of militants in Israel and four other countries. They held the hostages captive for three days before releasing a large number, keeping 100 passengers who were Israelis or Jews on board. What followed has gone down in history as one of the most daring rescue operations ever mounted. Directed by Irvin Kershner this Golden Globe winning film grips to the very end. The stand out cast includes Peter Finch as Prime Minister Yitzhak Rabin, alongside Charles Bronson and Martin Balsam.

Israeli crowd greeting the commando unit that rescued hostages in Entebbe, Uganda, July 1976.
Credit: David Rubinger/Corbis


Review

Today it's the fortieth anniversary of what was arguably the most successful rescue operation of modern times. Director Irvin Kershner (Never Say Never Again, Starwars V: The Empire Strikes Back)recreated the events leading to German members of the Baader-Meinhof group highjacking of the plane, the emotional international response and the daring operation. One is led, day by day, to re-live those dramatic days through the eyes of the Israeli leadership and the main members of the commando. Among the latter, Yonatan Netanyahu plays a central role.

What is missing, hence the four stars, is more information about the military planning and the formidable logistical obstacles that had to be overcome. I would have appreciated very much to know more about the planes used, refueling, the navigational problems, communication procedures etc. All of which are hinted at during the film but not well explained. Perhaps could this be because the film was made just a year after the events and much information was still classified?





10 May 2006

Book Review: Zanskar, the Hidden Kingdom, by Michel Peissel, ****

The author, a very atypical Frenchman who writes in English, traveled across Zanskar in the seventies and wrote a detailed account of his personal experience. He conveys his emotions well and gives a lot of useful detail about the valley and its people. I read the book just before traveling to Zanskar in 2006, thirty years or so later than him, and found his book very useful to prepare my trip. I even met the (new) King of Zangla!

The book is made richer by a number of B/W and color photographs which help complete the narrative.

The only problem I have with the book is that the author every now and then falls into the trap of nostalgia of the good old days, before communication "spoiled" otherwise pristine regions... He even goes as far as arguing, half seriously, that inventing the wheel was a bad thing for Zanskar because it violated its blissful isolation. This despite the fact he himself points out how before communication everything was more difficult and more expensive for all of us...

All in all a highly recommended read to prepare your trip to Zanskar.




08 March 2006

La cernia di Felidhoo

Il più gran bel pesce della mia vita
È finita un’altra giornata di sole, ora tocca alla luna piena, che si è già levata alta all’orizzonte e si rispecchia trionfalmente sulla laguna appena increspata. Ci prepariamo per andare a pesca. Ami, filo di nylon, esche, torce elettriche, l’equipaggio controlla tutto, poi in quattro saltiamo a bordo del barchino d’appoggio, poco più che una zattera di vecchie assi di legno che si tiene insieme un po’ per miracolo. Dopo qualche strappo di avviamento a vuoto e uno scoppiettamento esitante, il fuoribordo inizia a borbottare e si parte in direzione est, verso le secche al limite della barriera corallina. A mano a mano che ci allontaniamo dalla barca il mare si fa più grosso, niente di ché ma si nota la differenza rispetto alla calma piatta che ci siamo lasciati dietro nella rada di Fulidhoo. Ci allontaniamo ancora, le onde si fanno più lunghe, e le ultime luci del paese e della nostra barca Wattaru spariscono in lontananza. Siamo praticamente in mare aperto, ancora poche centinaia di metri ed usciremmo dalla protezione della ciambellona dell’atollo. Procediamo con lentezza, i banchi di corallo appena affioranti sono appena visibili al chiaro di luna e con le onde rischiamo di far danni seri al piccolo barchino d'appoggio. Ahmed è in piedi a prua, si regge in equilibrio con la cima dell’ancora e guida la barca attorno agli scogli a pelo d’acqua. Dopo un buon quarto d’ora gettiamo l’ancorotto, inneschiamo gli ami ed iniziamo a pescare.

O meglio, ad aspettare. I minuti passano lenti sul nostro guscio di noce, è piacevolissimo farsi cullare al chiaro di luna, ma di pesci non ne abbocca neanche uno. I nostri marinai dopo un po’ si spazientiscono. Tiriamo tutto su, ancorotto, esche e tanta acqua fresca, e si riparte; altro giretto per scogli affioranti e quindi, dopo una breve consultazione tra di loro, decidono di riprovare. Pluff! Ancorotto in mare, filetti di pesce sugli ami e si ricomincia. Capiamo subito che la musica è cambiata: dopo un paio di falsi allarmi («hahaha, pesce corallo!» se la ridono i due mentre qualcuno di noi combatte con l’amo incastrato nella barriera sottostante) iniziano a venir su begli spigolotti di un buon chiletto ciascuno. Be’ l’onore è salvo. Ed anche la cena a base di pesce, con l’olio d’oliva italiano naturalmente. Comincia a far tardi, in barca ci staranno aspettando per cena, ma dobbiamo cercare di prendere ancora un po’ di pesce, siamo in tanti da sfamare a bordo. Ed è a questo punto che sento tirare veramente forte alla mia lenza. Curiosamente, non batto ciglio, sono infatti sicuro che si tratti di un corallo e do qualche strattoncino per disincagliare l’amo, che però continua a tirare il filo di nylon che si tende pericolosamente, sta per rompersi. C’è corrente, immagino la tensione sia dovuta alla barca che si sposta mentre il corallo resta fermo, e passo la lenza a Ahmed perché mi aiuti a disincagliarla. Lui dà uno strattone e, senza scomporsi, sentenzia: «Big fish!».

A questo punto comincio a scaldarmi. L'adrenalina sale, deve essere veramente grosso per tirare a quel modo. Mi sento per qualche minuto come il pescatore in Il vecchio e il Mare quando abbocca la grande preda che comincia a trascinargli la barca. Ahmed comincia a recuperare la lenza, sto pronto per dargli una mano ma ovviamente non ne ha bisogno. Poi mi passa il filo di nylon, mi dice di fare piano, ed infatti, stranamente, il pesce ha smesso si strattonare. Continuo a recuperare, ma di tanto in tanto Ahmed prende lui in mano la lenza. Ci sta mettendo molta attenzione a questo pesce, deve avere i suoi buoni motivi. Ed infatti... dopo un po’ di tira e molla vediamo dimenarsi sottobordo una cernia monumentale. È sfinita, si muove poco, o forse chissà, è vecchia, malata, ferita? La issiamo a bordo, e si va a depositare senza tante storie sul fondo della barca, è uno spettacolo! Ahmed la stima sui 15 chili di peso, anche scontando un po’ l’inevitabile euforia da pescatore, sicuramente siamo oltre i dieci. Gran bel pesce...

Questo post è un estratto del mio libro sulle Maldive. Per comprare il libro cartaceo o in formato kindle su Amazon clicca qui.