12 November 1991

Incontro con S, politologo russo

Si parla della divisione dei beni sovietici tra le nuove repubbliche avviate all'indipendenza. L'Accademia della Russia (e non dei Russi, o russa), possiede il 95% delle risorse di quella sovietica, è logico che abbia assorbito la vecchia struttura.

Secondo lui Eltsin non è particolarmente interessato alla politica estera, i suoi consiglieri fanno fatica a fargli fare attenzione alla questione. La Russia dovrebe sostituire l'URSS nella maggior parte delle funzioni, ma non è chiaro se ci saranno veramente 15 stati indipendenti, secondo S. è più probabile un'aggregazione con molti di loro.

Quella di oggi in Russia è una vera rivoluzione, pacifica ma non per questo meno tale. Le cose sono destinate a peggiorare prima di migliorare, sia nelle relazioni tra le repubbliche che all'interno di esse. L'elemento determinante è l'Ucraina, ed è pericoloso perché la dirigenza è molto nazionalistica. Anche se potrebbe volere un deterrente nazionale in futuro, per ora Kiev vuole "acchiappare" le testate nucleari solo per avere una merce di scambio nel negoziato sull'indipendenza, e come status symbol. Si tratta in realtà di terrorismo di stato. Eltsin ad agosto aveva detto che avrebe "preso" le testate dislocate in Ucraina (altre fonti avevano detto che avrebbe "accettato" le testate offertegli da Kiev quando questi aveva detto di voler essere uno stato denuclearizzato).

Interessato a intensificare la collaborazione con l'Italia, ma non tramite i vecchi schemi dell'Accademia; si potrebbe invece fare del fund-raising insieme presso le fondazioni internazionali. Disposto anche a fare un'iniziativa multilaterale con Ucraina e Belorussia e magari altri.

Secondo S., se l'Ucraina si stacca uniltaeralmente dall'URSS, è la guerra. Non esiste, in realtà, l'Ucraina come tale, è stata una creazione artificiale dei Bolscevichi. Eltsin probabilmente ha i giorni contati, il suo successore sarà però ancora più debole e parimenti fallirà. Ciò creerà un'opportunità per una rinascita politica per Gorbaciov, visto che non ci sono peronaggi alternativi, e che potrebbe essere questa volta appoggiato dai militari, che vedrebbero in lui l'unica speranza di mantenere un ruolo preminente.

Il ruolo internazionale della Russia/URSS diminuirà, ma continuerà. Le repubbliche guardano alla Comunità europea per aiuti, staranno a sentire se Bruxelles dovesse minacciare sanzioni in caso di guerra. L'influenza che l'Occidente può avere è generalmente sottovalutata. Sta all'Occidente darsi da fare per auto-coinvolgersi di più degli affari interni sovietici.

C'è bisogno di allargare all'area ex-sovietica un sistema di sicurezza collettiva. Allargare la NATO fino agli Urali, anche senza magari integrare le forze sovietiche ed est europee nella struttura militare (á la francese o, meglio, alla spagnola). Altrimenti si dovrebbe irrobustire la Carta di Parigi.

Se il paese si frantuma, l'aiuto occidentale sarà ancora meno utile di oggi, si perderebbe nella inevitabile guerra economica tra le repubbliche. L'Ucraina lo sta capendo, è già più realistica di qualche settimana fa.

11 November 1991

Incontro con V e B, due economisti russi

Le riforme necessarie sono ben descritte nel programma di Eltsin. C'è chi dice che quelle dichiarazioni sono troppo belle per essere realistiche, ma ciò non toglie che siano comunque veritiere. Eltsin ha legato il suo destino politico alla realizzazione delle riforme, ed il fatto che tre mesi dopo il colpo di stato non abbia ancora realizzato un gran ché, e neanche si sia preparata una vera a propria tabella di marcia, potrebbe significare l'inizio della sua fine. La sua popolarità è già in rapido calo. Certo non lo ha aiutato l'aver (incomprensibilmente) pre-annunciato il recente aumento dei prezzi, che ha causato accaparramenti e risentimento. Lo stesso errore era già stato fatto da Rizhkov, ma la lezione non è bastata.

Gli ottimisti dicono che c'è oggi bisogno di una certa dose di autoritarismo per spingere le riforme. Per i pessimisti già è troppo tardi, si è perso tempo e le riforme sono inattuabili, si arriverà al crollo e forse allo stato d'emergenza.
Gli aiuti umanitari saranno molto importanti, ma non subito. Adesso servirebbero solo a rendere possibile ulteriori temporaggiamenti. Devono essere "sincronizzati" con le riforme. Gli investimenti occidentali continuano sotto forma di società miste, ma il loro numero è in diminuzione; inoltre solo un terzo circa sono effettivamente funzionanti, le altre esistono solo su carta.

Per il 1992 potrebbe non esserci più petrolio e prodotti in quantità sufficiente per l'esportazione. L'infrastruttura petrolifera è stata tascurata e danneggiata.
L'Ocidente fa bene a porre condizioni per cooperare in un mondo interdipendente, ma solo se le condizioni sono rilevanti alla cooperazione stessa, (rifiuto di linkage)

Rapporti con Giappone: rimane valida la proposta di Jakovlev, di internazionalizzare le isole e sfrutterne il potenziale economico insieme ai giapponesi: è una questione di creatività, serve salvare la faccia a Mosca (sovietica o russa) per poi dare comunque le isole ai giapponesi.

06 November 1991

8° g - 6 NOV: rientro a Roma, fine della missione

Ancora una mattinata in giro per Tirana, poi in aeroporto per il volo che sta tornando da Bucarest e ci riporterà a Roma. Più che un viaggio in un paese vicino all’Italia, quasi confinante, ho l’impressione di aver fatto un viaggio nel tempo. Il muro di Berlino è caduto da “solo” due anni, ma qui sono appena usciti dallo stalinismo o, peggio, da un maoismo tipo anni cinquanta, al momento del “Grande Balzo in Avanti”, quando la collettivizzazione forzata portò alla carestia, o della Rivoluzione Culturale dell’ultimo Mao, quando la furia delle guardie rosse fece più danni di una guerra all’antica cultura cinese. O di un misto delle due cose.

Ora si gira pagina, ci sono i militari italiani che pattugliano il territorio, di nuovo gli italiani dopo esattamente mezzo secolo. Ma stavolta non da occupanti, siamo amici, li aiutiamo ad alzarsi da terra. Forse non gli ricostruiremo la capitale e non lasceremo strade asfaltate come facemmo allora, ma magari contribuiremo ad aprire la strada politica all’Albania per entrare in Europa.

05 November 1991

7° g - 5 NOV: incontri con militari, statistici, giurista

La strada principale di Tirana collega la Piazza Skanderbeg all’università, uno dei tanti edifici italiani costruiti nei pochissimi anni che abbiamo occupato il paese alla vigilia della seconda guerra mondiale. A distanza di mezzo secolo ben poco altro è stato fatto. A parte file di grigi casermoni di stampo sovietico, il centro pulsante di Tirana è essenzialmente ancora oggi quello lasciato dall’Italia. Molti edifici, oggi ministeri, un albergo, l’università, richiamano lo stile dell’epoca, una specie di mini EUR in Albania.

04 November 1991

6° g - 4 NOV: Radio Tirana, Ministro per la Cultura, università

Incontro con un gruppo di giornalisti di Radio Tirana, il responsabile pre le trasmissioni verso l'Italia è Vjiolca Lisi

Si rivolge ancora ai colleghi chiamandoli "comrades".... old habits die hard! Sostiene che l'Albania non ha mai disturbato le trasmissioni radio straniere, solo quelle televisive. Concorrenza RAI, ma soprattutto dalla televisione (la RAI 1 ha un ripetitore a Titograd, Montenegro, e RAI 2 sul monte Daiti). Oggi cresce l'attenzione ai programmi albanesi perché sono più interessanti che in passato. Adesso fanno anche trasmissioni in diretta, che sono molto ascoltate, prima non si facevano per "motivi tecnici" (leggi: esigenze di censura). Trasmettono anche i dibattiti in parlamento. Si trasmette per 5-6 ore al giorno, la radio dalle 5 alle 24, su due canali.

03 November 1991

5° g - 3 NOV: incontro con Sali Berisha, Presidente del Partito Democratico

Cardiologo, membro del ristrettissimo entourage di Hoxha, Sali Berisha viveva nel "blok" (isolato al centro di Tirana circondato da mura e protetto da guardia armata, lo abbiamo ancora visto noi con i nostri occhi) con 25 famiglie privilegiate del regime. Parla inglese e francese, capisce l'italiano. Lo abbiamo trovato grazie ad un ragazzo conosciuto in questi giorni che quando ha saputo che ci interessavamo della politica albanese si è offerto di portarci da lui. Berisha è già un personaggio importante, ma abita in una casetta senza pretese, senza guardie, la porta è praticamente aperta quando arriviamo.

02 November 1991

4° g - 2 NOV: incontri al Parlamento ed al Ministero degli Esteri, gita a Kruje

Andiamo con la nostra bella Mercedes blu a Kruje (Croia) per ua piacevole gita. Durante il percorso, su per la montagna, ad un certo punto l’autista fa un brusco scarto e investe un pollo che se ne andava tranquillo per la per strada. Io ho prima pensato che avesse cercato di evitare il pollo con quella sbandata volontaria al limite del pericolo. Ma mi sono dovuto ricredere quando l’autista è sceso dall’auto, ha recuperato il pollo con aria un po’ furtiva, e lo ha infilato nel portabagagli della Mercedes. Successivamente, duranta la pausa pranzo presso un ristorante locale, ho visto gli autisti accendere un falò nel parcheggio del ristorante e cucinarsi il pollo per il loro pranzo, sprizzavano gioia da tutti i pori!

01 November 1991

3° g - 1 NOV: Museo nazionale, moschea, istituto di geografia

Visitiamo la moschea, ci dicono che era stata quasi off-limits durante gli anni dell’ateismo di stato ma ora funziona di nuovo, l’Arabia Saudita dona tappeti, arredamenti... Comunque non ci sono in Albania molti integralisti islamici, anche prima del comunismo. Un funzionario del ministero degli esteri mi dice che oggi c’è una cauta rivalutazione dell'islam. Quest'anno 180 albanesi sono andati a La Mecca per la prima volta in 50 anni. Altri andranno l’anno prossimo. Relazioni eccellenti con la Turchia, per affinità religiosa e culturale dopo 500 anni di occupazione, per i circa 2 milioni di albanesi in Turchia, e nell'ambito della cooperazione balcanica multilaterale.

31 October 1991

2° g - 31 OTT: incontri con un italiano di Tirana e all’università

Dopo una misera colazione usciamo a piedi per le strade di Tirana, non c’è più la Mercedes blu. In questi giorni andremo a tutti gli appuntamenti sempre a piedi, per fortuna che Tirana non è molto grande, almeno il centro dove sono i luoghi dei nostri incontri, non c’è nessuno per strada ed il tempo è bello. Arriviamo subito piazza Skanderbeg, intitolata al glorioso personaggio della resistenza nazionale, che è totalmente deserta, solo alcuni mezzi pubblici abbandonati, senza carburante o con semiassi rotti, finestrini sfasciati. Fino a pochi mesi fa le auto private erano vietate, ora sono permesse ma ovviamente nessuno se le può permettere al momento. In compenso in questi giorni abbiamo incontrato, in piena città, qualche pastore con le sue pecore. Non ci sono semafori.

30 October 1991

1° g - 30 OTT: partenza da Roma per Tirana

Oggi parto per l’Albania con due colleghi L’idea della visita è nata nel marzo scorso quando ho incontrato a Roma il Prof. Sopot Cama, responsabile della cattedra di economia politica della facoltà di economia dell'Università di Tirana. Dopo decenni di isolamento l’Albania sti stava cominciando ad aprire, e Cama era stato tra i primi ad avere il permesso ed i fondi per venire a fare ricerca ed incontrare colleghi in Italia. Il regime comunista è caduto da pochi mesi, due anni dopo le rivoluzioni del 1989, e ora c'è un governo provvisorio in attesa di elezioni libere. Sarà una piccola avventura, un paese che è praticamente un buco nero politico e culturale proprio dietro l'angolo di casa...