07 May 1989

14° g - 7 MAG: conversazioni con addetto commerciale italiano e ricercatore russo

Incontro con Giorgio Sfara, addetto commerciale dell'Ambasciata d'Italia

L'interscambio italiano con l'URSS continua ad essere trascurabile per noi, solo il 2%. I Sovietici sono diventati vittime della loro stessa propaganda: l'alta tecnologia che vogliono dall'Occidente in realtà non è necessaria per il risanamento economico, anche se alla sua mancanza viene facilmente imputata la colpa dei fallimenti del sistema.

È un paradosso che si scandalizzino che l'Occidente controlli una parte così piccola  del commercio quando loro per decenni lo hanno controllato tutto ed anche ora, con la nuova legislazione in vigore dal 1 Aprile 1989 si riservano di subordinarlo a considerazioni politiche.

Le società miste sono benviste perché i sovietici sperano che un giorno garantiranno un continuo aggiornamento tecnologico meglio che non in passato, quando un prodotto era già obsoleto prima di entrare nel mercato.

Il deficit pubblico è ora intorno ai 100 miliardi di rubli, anche se non ne hanno idea neanche loro: c'è un problema professionale, non sanno tenere un bilancio e cercano di fare accordi con banche e università (Bocconi) perché glielo insegnino.

Il ruolo tradizionalmente trainante del vertice andava bene per aumentare la crescita quantitativa, ma per quella qualitativa no.

La glasnost c'è ma non esageriamo: per esempio non si può ancora dire che la Perestrojka non va bene! C'è però un graduale movimento verso lo stato di diritto, ma è molto lento.

Conversazione con Aleksei S., impiegato del Presidium dell'Accademia che mi accompagna nella gita a Suzdal

Tra le svariate attività culturali che l’Accademia delle Scienze aveva messo nel mio programma c’era una gita a Vladimir e Suzdal, due perle dell’architettura sacra ortodossa. Suzdal ha un significato particolare per noi italiani, dato che qui furono raccolti molti prigionieri di guerra della sciagurata campagna di Russia voluta da Mussolini nel 1941-1943.

Per il viaggio mi è stata assegnata, come sempre, una “guida”, una sorta di angelo custode incaricato di starmi appiccicato tutto il giorno e “guidarmi”, cioè controllare dove andassi, con chi parlassi e soprattutto con chi NON parlassi. Il figuro in questione era un certo Andrey, che viene a prendermi la mattina al mio albergo con una macchina dell'accademia.

La visita a Suzdal è interessante, mi colpisce come ci siano tanti fedeli nelle chiese. Poi sulla strada del ritorno Andrey tira fuori una busta di plastica piena di bottiglie di birra. “Marco, bevi!” mi disse Andrey ad un certo punto, “sono per te.” Lo ringrazio ma lascio perdere, non mi va di bere in auto e poi le birre sono calde. Gli dico che gliele regalo. Lui non se lo fa dire due volte e comincia con la prima bottiglia. Poi la seconda. E poi la terza. Forse si vergogna a portarsele a casa?

Ecco questo ritorno da Suzdal per me rappresenta il declino del paese. Quelle birrone calde che melanconicamente aspettavano il loro turno nella busta di plastica per essere trangugiate da Andrey, mi sembrano impersonare i tentativi di riforma in corso. La scena era una rappresentazione della realtà del grande gigante sovietico malato. Avrei voluto dipingerla. L’URSS era la macchina: inefficiente, rumorosa, ma che in qualche modo andava avanti. Le birre finiscono ad una ad una, e poi non resta nulla.

Lui è un tipico apparatchik. Legge tutto vuole sapere di tutto, dal collegamento tra passaggio della cometa di Halley e disastri naturali al legame tra test nucleari sotterranei e terremoti! Sei ore di auto insieme più pranzo al ristorante del Turtsentr di Suzdal (dove mangiamo, dopo essere stati mandati via da altri ristoranti perché "ci sono i gruppi", solo perché lui insiste che c'è uno scienziato italiano, che sarei io!, ospite dell'Accademia) e cosí parliamo molto.

Gli chiedo dell'andamento della Perestrojka. Mi dice che il processo è spinto dal vertice e dalla base simultaneamente, ma il centro resiste. spera che il centro diventerà talmente inadeguato che si sgretolerà dall'interno cosí da far congiungere gli sforzi del top e della base.

Gli chiedo se pensa che l'URSS è come una nave senza capitano (v. conversazione con Sergej  del 4 Maggio u.s.) e mi dice di no, che il capo conta perché i russi sono abituati a rispettare un capo che raggiunge i risultati che si prefigge, per questo rispettavano Stalin ma non Khrushchev. Ma quando gli chiedo cosa può fare il capo per smuovere o indirizzare l'apparato ora che si è rinunciato al terrore ammette che non c'è in effetti molto che può fare.

Gli chiedo se vede nella Perestrojka una possibilità di migliorare la sua posizione, da impiegato dell'Accademia. mi risponde che per molti anni quelli della sua generazione sono stati bloccati in qualsiasi iniziativa. Ha 30 anni, se troverà le forze proverà a fare qualcosa, se no continuerà a tirare avanti come ha fatto finora, senza infamia e senza lode. Quelli più grandi di lui sono spacciati, non sono mai stati abituati a competere, non hanno speranza, se non rare eccezioni; quando gli suggerisco se si possono paragonare ad animali nati e vissuti sempre nello zoo (in gabbia ma nutriti ed al sicuro) e vengono improvvisamente mandati nella giungla (liberi ma responsabili di sopravvivere dagli attacchi di altri animali e di procurarsi il cibo), mi dice che è proprio cosí. L'unica vera speranza la possono avere i più giovani, che devono cominciare ora da zero.

Mi dice che la gente in URSS oggi attende e soppesa costi, rischi e benefici. I sacrifici verranno sicuramente prima dei benefici, Gorbaciov usa già il termine "crisi" mentre fino a poco tempo fa usava "pre-crisi" per l'economia sovietica; non è certo di quanto tempo resta a Gorbaciov per produrre risultati prima che la gente perda la pazienza, ma non molto. Poi se ci saranno troppi sacrifici si ribellerà, ma difficilmente si arriverà a questo a scanso di giri di vite radicali che il governo ha però già dimostrato di non voler o di non poter fare. Si fermerà tutto, gradualmente, prima di arrivare alla crisi violenta.

La riforma dei prezzi è ferma: si è provato col pane ma poi ci si è subito fermati, le proteste sono state inaspettatamente vivaci, anche se l'aumento era minimo. Restrizioni sulla vodka affrettate ed inefficaci, in parte già ritirate. Razionamento dello zucchero in parte dovuto all'accaparramento dei fabbricanti clandestini di superalcolici, ed è seguito il razionamento. La gente quindi beveva più o meno lo stesso, ma lo stato incassava di meno, mancava lo zucchero e non c'era controllo sanitario sui prodotti, di cui naturalmente fiorisce il mercato nero. Ma lo zucchero è lungi dall'essere l'unica merce che non si trova. A seguito della prima "stretta" la vodka si poteva comprare solo dalle 2 alle 7 di pomeriggio e si diminuiva il numero di rivendite autorizzate, ora si vende dalle 11 di mattina alle 9 di sera in un numero crescente di negozi.

Automobili in URSS: 260.000 esportate ogni anno, ne mancano 15.000.000 per saturare il mercato, c'è un'attesa di anni; il costo varia dai 5-6.000 ai 25.000 R. Tentativo di società mista con la Ford, per fare auto del tipo Scorpio, ma il negoziato è fallito, non si sa perché.

Reputazione degli Italiani in URSS: nella Seconda Guerra mondiale erano cattivi combattenti ma non spietati con gli occupati come i tedeschi. La Mafia è un argomento frequentemente trattato nei media, e cosí il terrorismo, in particolare il caso Moro; impressione diffusa che agli Italiani non piaccia lavorare ma solo divertirsi. Sta cambiando, migliora con prodotti tecnologici italiani che arrivano in Russia.

Ristoranti cooperativi: comprano ai mercati statali a prezzi bassi corrompendo gli impiegati, e tutti lo vedono. Anche per questo, oltre ai motivi menzionati da Nadia e Vladimir (v. 5/5/89) molta gente li detesta. Dice che forse si comportano cosí perché hanno paura, credono che "vivranno solo un giorno" e cercano di ammassare più ricchezza possibile nel più breve periodo di tempo. Gioverebbe fornire garanzie che la loro libertà imprenditoriale non verrà toccata più. (Circolo vizioso: difficoltà di gestione e incertezza porta ricorso a mezzi illeciti e prezzi alti; sospetti e avversioni; difficoltà di gestione.)

Mi dice, come già Sergej, che Tolstoj e Dostojevskij non sono molto utili a capire la Russia di oggi. Leskov invece, consigliato da Sergej, è "troppo russo", caricaturizza eccessivamente. Consiglia innanzitutto Gogol (Anime morte) Vladimir Nabokov (Regalo, Lolita, Invito all'esecuzione) Mikhail Bulgakov (Maestro e Margherita) Sholokov (Quiet flows the Don); inoltre brevi storie di Ivan Bunin, unico premio Nobel per la letteratura sovietico non disconosciuto dal regime (che però viveva e lavorava in Francia).

06 May 1989

13° g - 6 MAG: incontri con colleghi dell'Accademia e giornalista italiano

Incontro con Vladimir Shustov, Direttore del Centro della Coordinazione delle Ricerche, Ministero degli Esteri dell'URSS

Gli parlo della Jugoslavia e di come noi stiamo cercando di capire cosa fare. Mi dice che loro sono intenzionati a seguire una politica "hands-off", se gli Jugoslavi avranno bisogno di aiuto lo chiederanno. Stesso per problema Magiaro-Romeno, se la vedano tra di loro.

Gli chiedo se nella prospettiva di una casa comune europea lui crede possibile che essa possa essere governata, con l'URSS al suo interno, da un sistema non socialista e lui dice di si, anche se per arrivare a ciò bisognerà che la "casa" diventi un qualcosa di sovranazionale e perciò ci vorrà ancora molto per porsi il problema. La risposta mi sembra però interessante perché non reitera l'irreversibilità del socialismo, non solo nei paesi dell'Est europa ma nella stessa URSS.

La dottrina Brezhnev è stata una giustificazione ex-post facto (stessa risposta di Bykov) di una certa politica seguita da Mosca verso gli "alleati" in quel periodo. Ora la politica è cambiata. Gli chiedo quindi come vedrebbe una Ungheria neutrale, magari con il partito comunista all'opposizione. Mi risponde un po' ambiguamente: dice che è possibile ma comunque i compagni ungheresi non vorrebbero mettere in pericolo i traguardi raggiunti da socialismo e l'URSS vorrebbe quindi mantenere con loro "rapporti speciali" per favorire il continuo sviluppo del socialismo.

È stato in questi giorni il Ministro degli Esteri giapponese Sosuke Uno. Gli chiedo se i sovietici sono disposti a fare concessioni sulla questione delle isole Curili, che per Tokyo sono l'unico ostacolo verso una completa normalizzazione dei rapporti, e lui mi dice assolutamente no. Del resto, l'interesse giapponese alle risorse siberiane è calato con i prezzi del petrolio e c'è meno urgenza. Mi dice (e mi dà un articolo) che è stato fatto un sondaggio nelle province orientali sulla questione delle isole e "la risposta del popolo sovietico, la cui opinione di questi tempi non si può ignorare" è stata nettamente per il non fare mai concessioni sulle isole, per nessun motivo, anche perché non sono tradizionalmente giapponesi ma sono state prese dopo la guerra del 1905. (Ciò non è esatto: nel 1905 i giapponesi hanno solo preso la metà meridionale di Sakhalin, che non rivendicano.)

Incontro con Emanuele Novazio, corrispondente de "La Stampa"

Molto gentile e disponibile, mi invita a pranzo al "Kropotkin", il ristorante cooperativo privato nato a Mosca un paio d'anni fa e tuttora tra i migliori. L'ambiente è raffinato, il servizio rapido, cortese ed efficace, il cibo buono (ottimi gli antipasti di pesce, il tutto comunque inaudito per gli standard dei ristoranti statali moscoviti).

Mi conferma la mia impressione, che già avevo riportato dopo la mia visita a Mosca un anno fa, che se la glasnost accelera, la perestrojka economica langue. Anzi, secondo lui la forbice si è sicuramente allargata negli ultimi mesi. C'è stata una certa "perestrojka politica", cioè un cambiamento sostanziale delle persone al vertice e dei metodi politici (al di là quindi della "glasnost" come libera espressione delle idee). Questo però non cambia il fatto che il successo del processo di rinnovamento nel suo insieme si misurerà sul piano del successo economico.

Situazione sanitaria in URSS: in generale un disastro. Centinaia i casi di AIDS confermati, chissà quanti non confermati. Usare gli aghi per più persone è normale, mi racconta che una volta lui era ricoverato e si è bevuto una flebo perché l'ago con cui gliela volevano iniettare era uno schifo. Mi racconta di un caso apparso sui giornali sovietici di 34 bambini che si sono presi il virus dell'AIDS perché a tutti è stata fatta un'iniezione con un ago che precedentemente era stato usato per una persona sieropositiva (senza sapere che lo fosse).

Fatti di Georgia. La cosa è nata dalla richiesta separatista degli Abkhazi, che abitano una regione autonoma nel nord della repubblica al confine con la Russia. Poi si è in qualche modo acceso il sentimento nazionale georgiano, contro gli Abkhazi e poi in generale. Le dimostrazioni erano chiaramente pacifiche. Un film fatto da operatori georgiani su iniziativa di alcuni deputati georgiani neo-eletti al Congresso dei Deputati del Popolo è stato mostrato a Mosca al "Dom Kino". Si vede la carica dei reparti speciali, che dipendono da Ministero degli Interni, misti a regolari dell'esercito. La polizia locale (che stava dalla parte dei dimostranti!) non poteva fare nulla, la folla è rimasta chiusa in una piccola piazza senza possibilità di scappare, si travolge da sé. É stato un chiaro atto provocatorio per precipitare un'escalation di crisi. Operazione quando Gorbaciov era rientrato da poche ore dal viaggio a Cuba, ma la decisione era stata presa quando era ancora a Londra. Accuse di uso di gas tossici e non solo lacrimogeni, prima smentite poi ammesse a metà dai capi delle truppe speciali.

Lotta per il potere del Congresso, ancora da definire. I neo-deputati non vogliono essere solo dei ratificatori come il vecchio Soviet Supremo, vogliono il potere legislativo effettivo. La partita è tutta da giocare sulla definizione dei poteri del Congresso e del Soviet Supremo che sarà eletto a Giugno. I neo-eletti si sentono investiti di potere del popolo per la prima volta e lo vogliono esercitare.

I nazionalismi, di solito di carattere politicamente e culturalmente conservatore, sono in crescita in tutta l'URSS. Hanno cominciato quelli periferici, nelle repubbliche baltiche, nel sud e, ancora per ora meno eclatante ma comunque fortissimo e potenzialmente il più pericoloso, in Ucraina. Poi hanno reagito i russi, soprattutto quelli residenti nelle repubbliche non-russe e non-slave, che si sono sentiti (a ragione) minacciati e hanno cominciato a fare quadrato. Il fatto che i guai se li siano andati a cercare i loro padri che hanno soggiogato altri popoli nell'impero russo è per loro di magra consolazione. La società Pamiat conta diverse migliaia di iscritti ufficiali, ma centinaia di migliaia di simpatizzanti e collaboratori russi.

05 May 1989

12° g - 5 MAG: conversazioni con ricercatori dell'Accademia

Incontro con Oleg Bykov, vice-direttore dell'IMEMO e direttore del dipartimento Relazioni Internazionali

Tocchiamo vari punti: problemi nelle repubbliche in generale, affare Georgia, decision-making in URSS, Europa orientale. Superficialmente può sembrare che i fermenti nelle repubbliche siano destabilizzanti, ma in realtà non lo sono, si stanno risolvendo dei problemi che c'erano da anni, La novità positiva è che ora le autorità locali stanno dialogando con la gente, per esempio in Estonia.

Questione georgiana. Due investigazioni in corso, una del Politbjuro e una del Soviet locale, per capire chi è stato il responsabile della decisione di far intervenire forze militari. Si sa che la situazione è deteriorata all'alba del 9 Aprile dopo diverse notti di dimostrazioni. Il comandante del distretto militare era incerto sul da farsi, ma non è chiaro chi gli ha ordinato di muovere le truppe contro i dimostranti. Problemi di comando e controllo a vari livelli, più di un ordine è stato o comunicato male e/o da persone non autorizzate. Comunque la maggior parte delle forze erano paramilitari sotto il comando del ministero dell'interno, mentre la polizia proteggeva i dimostranti ed ha sofferto perdite essa stessa! C'erano anche Spetsnats (truppe speciali di guastatori, infiltratori) fatti venire da Gorki. Il Catolicos (capo della chiesa georgiana) ha implorato i dimostranti di andare a pregare in chiesa e abbandonare la piazza, ma è stato disobbedito da questi che sono invece rimasti in strada.

Non è un fatto nuovo che in URSS non si sappia che ha ordinato azioni che poi si rivelano errate e provocano ritorni di fiamma. Non è ancora chiaro per esempio chi ha ordinato l'intervento in Afghanistan (!); la decisione si è probabilmente sviluppata gradualmente, come nel caso del Viet Nam per gli USA, una "creeping decision". Decisione finale di far intervenire l'esercito sembra essere stata presa da Brezhnev, Gromyko, Andropov e Ustinov, ma non chiaro. (V. sotto, i militari sostengono di essere stati compattamente contrari.)

Per quanto concerne l'Europa dell'Est non ha paura che scivoli verso l'Europa occidentale. Anche se l'URSS lascia fare, l'incompatibilità economica con l'Europa occidentale basterebbe a fermare il processo. Secondo Bykov la Dottrina Brezhnev era solo razionalizzazione ex post facto di quanto è accaduto, non una precisa strategia messa in atto nel 1968. Faccio fatica a credere alle mie orecchie...

Incontro con Nadia e Vladimir, ricercatori del Dipartimento di Studi Europei dell'IMEMO Mi invitano al ristorante georgiano Pirosmani, vicino al cimitero Novodjevici. Molto buono, cucina con forti spezie, vino bianco un po' dolce a 12,5%! Ambiente rustico, un terzetto folcloristico per fortuna smette dopo poco cosí possiamo parlare. Mi parlano dei problemi per le cooperative private da poco sviluppatesi, per esempio quelle dei ristoranti. Non hanno vita facile: in primo luogo, le tasse sono alte. Secondo, devono comprare la merce al mercato libero, dove costa molte volte di più, e non possono rifornirsi all'ingrosso statale a prezzi sovvenzionati. Terzo, pagano di più per elettricità, affitto locali, ecc. Infine, a causa di questi alti costi, hanno prezzi alti e quindi poco competitivi. Nonostante ciò sono molto redditizie e hanno generato molte gelosie, invidie e risentimento tra la gente perché fanno troppi soldi troppo rapidamente. Il futuro porta per loro molta insicurezza, poche garanzie di stabilità professionale.

Nadia mi chiede con naturalezza il significato della parola "fottuto", che ha letto in qualche libro italiano ma non ha trovato sul vocabolario: faccio del mio meglio a spiegargliela!

Curiosità: tornati all'IMEMO per continuare la nostra conversazione noto che sul tavolo di Vladimir ci sono sei telefoni. Gli faccio notare che probabilmente neanche Gorbaciov ne ha cosí tanti e lui mi spiega che uno è per l'interno dell'IMEMO, un altro per l'esterno tramite segretaria, un altro per l'esterno diretto senza segretaria, e uno ciascuno "direttissimi" (senza tastiera) per gli uffici del direttore e di due vice-direttori (aggiunge che dato che i vice-direttori sono sette gliene servirebbero altri cinque per essere a posto). Nonostante ciò, neanche lui ha un elenco telefonico aggiornato: l'ultimo che ha potuto avere è del 1972. Quest'organizzazione dei telefoni è tipica dell'economia sovietica. Per crescere si punta sulla quantità, non sulla qualità. Invece che installare una centralina si continuano ad aggiungere telefoni sul tavolo...

04 May 1989

11° g - 4 MAG: Mosca, conversazioni con un giornalista, un sindacalista ed un fisico

Conversazione con J., giornalista di Vojennij Vestnik (Bollettino Militare), pubblicazione dell'Agenzia Novosti.

Non crede che i militari abbiano perso potere politico dopo l'allontanamento di Ogarkov, Sokolov e Kulikov, tra gli altri, dal Comitato Centrale. Nei suoi frequenti contatti con militari ad alto livello lui non ha notato "la più piccola traccia di insoddisfazione" verso Gorbaciov. Inoltre, gli scritti per il giornale che gli pervengono dai militari sono sempre di prima scelta, lui non ha mai niente da ridire o correggere. Il tono assolutista della risposta, tipico dell'approccio vetero-sovietico alle domande imbarazzanti, mi suggerisce subito che costui è chiaramente un pre-glasnostiano, e quindi credo che vada preso cum grano salis. Impressione confermata quando dice di non occuparsi di questioni tecniche, ma conosce alquanto bene quelle della NATO, la sua ignoranza si limita a quelle del Patto di Varsavia. Non ci sono più dubbi sul tipo quando mi sbrodola la sua convinzione che tra europei ci capiamo bene perché amiamo tutti la patria in quanto dividiamo una lunga storia, mentre è più difficile con gli americani che non amano altrettanto la loro terra.

03 May 1989

10° g - 3 MAG: Cerco di organizzare missione in Georgia

Da Olga Morosova, amministratrice dell'Accademia incaricata della mia visita. Durante il mio mese qui sono invitato ad andare a visitare una sede dell'Accademia in una delle repubbliche sovietiche. Lei già sa che volevo andare a Tblisi a visitare l'Accademia delle Scienze goergiana, anche se dice di non aver parlato con Alexei l'angelo custode, che pure è l'unico con cui ne ho parlato... Chiedo di andarci ma non si può, anche se non è vietato. Siamo alle solite.

Cena nel sempre più squallido "Bjufet" dell'albergo. La cameriera afferra il pollo (che sembra più gomma americana che carne) con le mani per tagliarlo, ma poi si premura di prenderlo delicatamente con le pinze per porlo dalla bilancia, dove lo ha pesato senza neanche la carta sotto, sul piatto che mi serve.

02 May 1989

9° g - 2 MAG: Ancora festa

Oggi è ancora festa in URSS: forse si devono riposare dalla camminata della festa del 1º Maggio. La mattina vado al Cremlino, dove dopo una fila di una ventina di minuti chiedo alla cassa un biglietto per tutti i musei al suo interno. Ne ricevo 5: quattro chiese ed un museo di arte seicentesca. Entro e scopro che due delle quattro chiese sono chiuse per restauri: che ci farò dei biglietti forse dovrei chiederlo alla cassiera. Ci sono in compenso altri musei, i più belli, per cui non mi ha dato i biglietti. Due (Grande Palazzo e Tesoro di Diamanti) richiedono permesso speciale da presentarsi per iscritto all'Inturist con anticipo. Il terzo, l'armeria, si visita solo 4 volte al giorno in giri guidati i cui biglietti però si vendono (chissà perché) in una biglietteria a sé stante, fuori dal Cremlino e non indicata da cartelli, solo dalle 10 alle 11 di mattina.

Le strade del Cremlino sono ampie ma non ci passano che una dozzina di auto ufficiali l'ora (è chiuso al traffico privato). Chissà perché, però, i numerosissimi poliziotti fanno trillare un odiosissimo fischietto ogni volta che un turista scende dal marciapiede (dove ci sono persino i sensi unici di marcia!!!) sull'asfalto. Cosicché i marciapiedi sono ingorgati dai gruppi turistici che si spintonano, mentre le strade sono vuote.

Vado all'hotel Inturist a cercare giornali occidentali (che non trovo) e vedo, accanto ai soliti Beriozka, uno stando molto ben fornito di oggetti vari, souvenir, ecc., che ostenta un cartello in inglese VENDITA SOLO PER RUBLI SOVIETICI. Valli a capire...

Tornando mi fermo alla Tretiakovskaja Galerija, uno dei principali musei della capitale, dove c'è la bellissima mostra di Wassily Kandinskij, con quadri provenienti dal Guggenheim, da Monaco, dal Pompidou, ecc. Mi dicono che sia la prima in URSS da oltre mezzo secolo, finora Kandinski era all'indice. Non c'è il catalogo né un poster della mostra, peccato perché lo sforzo è stato grande.

01 May 1989

8° g - 1 MAG: Festa del Lavoro

Oggi è il 1º Maggio, Festa dei lavoratori, ed è tutto chiuso. L'IMEMO non è stato capace a trovarmi un "passi" per le manifestazioni per cui cerco di confondermi tra la folla per vedere la parata fino al Cremlino. Vengo però acciuffato per tre volte dalla polizia (poliziotti ogni 10-15 metri per tutte le strade) e rispedito indietro perché non faccio parte di nessuna delegazione. La terza volta il poliziotto, dopo che gli dico che sono un comunista italiano ospite dell'Accademia delle Scienze, e che vorrei partecipare alla festa del lavoro sovietico, cerca di convincere il capo di una delegazione di non so quale ministero ad accettarmi nel suo gruppo, ma questi non ne vuole sapere. Curioso spettacolo dovrebbe essere, dall'alto, quello di centinaia di migliaia di persone che camminano in una direzione sulla destra delle strade e solo una, io, che si allontana dai festeggiamenti sulla sinistra...

30 April 1989

7° g - 30 APR: Mosca, al Bolscioi

Conversazione Galia, ricercatrice dell'IMEMO (Baranovskij) Dice che il nazionalismo è in crescita in tutta l'URSS, e non solo quello russo; quello russo però è associato ai superconservatori (o reazionari). Il gruppo Pamiat (nostalgici del patriarcalismo non lontani dalle posizioni di Solzhenitsin) pare abbia addirittura bande di picchiatori, di cui però la stampa non riferisce per cui non se ne sa molto. (Nota: Galia è una tartara purosangue.)

Lei ritiene che il momento della verità per la democratizzazione verrà quando si faranno le elezioni per i soviet (che si dovevano tenere in autunno ma pare siano state rimandate alla primavera). Se le elezioni saranno libere come quelle per il Congresso del Popolo di Marzo i candidati del partito saranno sicuramente bocciati in gran numero, o si dovrebbero dimettere dalla carica del partito o la regola gorbacioviana che il segretario del partito deve essere a ciascun livello anche il presidente del Soviet verrà meno e sarà la crisi della perestrojka in quanto sarà chiaro che il partito non rispecchia la volontà del popolo ........

Telefono per i biglietti del Bolscioi: ancora niente nuove, bisogna richiamare dopo le 3. (Nota: il concerto comincia oggi alle 7). A pranzo da una famiglia di origine georgiana amica di Sergio Rossi. Sergio porta un bustone con formaggio e vino sovietico, che naturalmente non si trova e lui ha preso al Beriozka, che viene infatti molto apprezzato. Lei è un'italianista, forse settantenne, in pensione. La casa è modesta ma spiccano alcuni bei mobili antichi. Il pranzo è piuttosto semplice: prosciutto cotto, formaggio, insalata russa, pollo in padella, cetrioli. Per dessert una specie di cheese-cake molto dolce con marmellata, fatto in casa. Loro sono molto simpatici, comunichiamo un po' in italiano, un po' in russo e un po' in tedesco.

Alle 3 vado finalmente a ritirare i biglietti all'hotel "Nazional". Mi dicono che ci sono ma devo aspettare. Dopo una ventina di minuti arriva un'impiegata e li porta. Il costo nominale è di 3,20 R ma "solo per i sovietici": favoreggiamento nazionalista? no perché i sovietici non li trovano. Agli stranieri si vendono invece a 13 R, cioè esattamente 4 volte di più, da pagare in valuta convertibile. Per cui due biglietti costano 60.000 lire, copeco più copeco meno.... cioè circa 40 volte di più di quello che costerebbero se si pagassero in rubli cambiati al mercato nero.

La sera al Bolscioi con Galia. Moltissimi gli stranieri, soprattutto in platea (non vola una ...Mosca; penso: come mai a S. Cecilia durante un concerto viene a tutti la tosse e qui no? Non mancano tuttavia gli italiani maleducati che parlano durante lo spettacolo e che mi tocca azzittire). Mi dice Galia che i posti migliori comunque sono riservati agli ospiti del partito: quando lei ha accompagnato gli ospiti del PCI o del PCF, per esempio, era sempre nelle prime file. Poi, a spettacolo iniziato, noto che il palco più bello, sul palcoscenico, è rimasto vuoto! "Lo schiaccianoci" è molto bello, naturalmente, sia come solisti che come coreografia e scenografia. All'uscita i soliti gruppetti di tassisti abusivi che pullulano intorno agli stranieri.

29 April 1989

6° g - 29 APR: Mosca, al parco Kolomenskoe e concerto rock

Visita a Kolomenskoe, vecchia residenza campestre di Ivan il Terribile, poi teatro di varie vicissitudini storiche. La chiesa principale è strapiena di gente per la vigilia della pasqua ortodossa. Sono soprattutto vecchie donne, ma anche gente di mezza età. Pochissimi giovani... come nelle chiese un po' in tutto il mondo in fondo.

28 April 1989

5° g - 28 APR: Mosca, per negozi

Vado alla Piazza Rossa: si trovano i biglietti per uno spettacolo al teatro Bolscioi ma solo per valuta (25 dollari) all'albergo "Nazional" (dove una guardia non fa entrare i russi che non siano ospiti dell'albergo) e non si può sapere quali posti riservano. Si compra a scatola chiusa: quello che capita capita. Curiosità: sulla Piazza Rossa dal 1985 è vietato fumare, per rispetto alla sacralità di Lenin, mi dicono.

In altri negozi nelle vicinanze si trovano anche altri generi non di prima necessità, al contrario di un anno fa quando questi negozi erano completamente vuoti, ma costano. Un binocolo 10x50 costa al Voentorg (negozio di oggetti militari) 93 R, una Matrioska grande a 12 statuine 350 R (due mesi di stipendio!!), una coppia di bellissimi libri sulla storia di Mosca illustrati 340 R. Ovviamente inaccessibili al cittadino sovietico medio che viva del suo stipendio, ma un affare per noi, anche senza cambiare denaro al mercato nero, cosa che evito accuratamente di fare in Urss.

27 April 1989

4° g - 27 APR: A pranzo al ristorante Ukraina

Pranzo con S.R., un giornalista italiano che vive qui da anni, al ristorante dell'albergo "Ukraina". Chiacchieriamo di politica. Uskorenje = accelerazione, una delle parole d'ordine accanto a Perestrojka e Glasnost. Anzi la prima delle tre ad essere stata lanciata da Gorbaciov nel 1985. La sua idea era che il sistema potesse essere messo a posto solo accelerando i processi in corso, insomma lavorando di più a fare quello che si stava già facendo. Certo ridurre l'alcolismo e l'assenteismo male non farebbe. Ma non credo che risolverebbe i problemi sistemici dell'URSS, accelerare non serve se stai andando nella direzione sbagliata.

Infatti noto moltissimi cantieri per la città. Molti sono in funzione senza sosta, con le fiamme ossidriche che scintil­lano nella notte. Qualche giorno dopo qualcuno mi suggerisce che in genere queste sono le imprese straniere, soprattutto finlandesi, che vengono assoldate per i progetti più urgenti. Ma a giudicare dalla gru scarcagnate che usano non si direbbero dei supertecnici occidentali...!

Borshch buono, anche la carne bollita non è male. Curiosità: la legge sovietica vieta di consumare alcol nei ristoranti prima delle due di pomeriggio, ma gli stranieri sono esenti dal divieto. Tuttavia neanche a loro si può servire alcol, che quindi i camerieri invitano ad andare a comprare al negozio Beriozka del piano di sopra. Per cui si assiste all'alquanto comica parata di stranieri che si siedono, ordinano da mangiare poi si alzano e vanno al piano di sopra a comprarsi vino e birra da riportarsi giù. Ancora più buffo che la birra costa 1 dollaro a barattolo mentre il resto del pasto 5 rubli (cioè circa lo stesso al mercato nero).

26 April 1989

3° g - 26 Apr: Mosca - IMEMO, ancora sul mio albergo

Incontro con vari esperti dell' IMEMO
Torno all'IMEMO per altri incontri politici con esperti studiosi. Parliamo a pranzo di controllo degli armamenti. Vladimir B. non vede con favore l'integrazione militare europea, anche se crede che il "pericolo" non vada esagerato in quanto ci sono molti problemi. É d'accordo che sarebbe più semplice arrivare ad un accoro di sicurezza Est-Ovest se invece che 16 voci diverse la NATO fosse più coerente. Ma allora non si capisce bene perché non veda con favore, mi pare una contraddizione.

25 April 1989

2° g - 25 Apr: Mosca - sulla Germania, in metropolitana

Incontro con Irina S., IMEMO (Istituto delle Relazioni Internazionali e l'Economia Mondiale dell'Accademia delle Scienze dell'URSS).
 Esperta dei problemi tedeschi (parla tedesco bene, inglese male). Mi dice che la questione tedesca non è mai stata chiusa; perché avrebbe dovuto esserlo? Tuttavia è stato un errore pensare alla questione tedesca solo in termini di riunificazione. Ci sono altri aspetti: il ruolo di RFT e RDT, le relazioni intertedesche. La riunificazione ci sarà, non ci sono dubbi, forse in 50 o 100 anni, ma ci sarà. Tuttavia l'URSS, nell'era della parità nucleare, non la teme. Bisogna inoltre tenere in considerazione il fattore umano della questione: i tedeschi non sono solo oggetti, ma anche soggetti delle relazioni internazionali. Come esperta di questioni intertedesche mi sembra un po' deboluccia...
Alla mia domanda se lei apparteneva al gruppo di quelli che dicono che la Dottrina Brezhnev è morta o a quelli che dicono non sia mai esistita dice "senza dubbio alla prima". Ha scritto un articolo sulla questione di cui mi legge uno stralcio, ma non me lo può dare perché "sarà pubblicato in Occidente, forse dal New York Times o dal Washington Post". Vedremo.

La metropolitana di Mosca
 La metropolitana "Lenin" è molto efficiente oltre che architettonicamente interessante, almeno in alcune stazioni. Costruita negli anni trenta resta un simbolo della città. Forse assieme al sistema di comando e controllo delle armi nucleari sovietiche, gestito dal KGB, è la cosa che funziona meglio nel paese. Passa un treno ogni minuto circa, carrozze spartane ma adeguate. Non è molto economica per gli stipendi di qui: abbonamento mensile 6 rubli, biglietto singolo 5 kop. su uno stipendio medio di 160-170 rubli. Per i corridoi delle stazioni abbondano vecchiette ricurve a novanta gradi (come fanno a non cadere?) che chiedono l'elemosina. Noto che non c'è praticamente nessuno che sorride. Fiumi di visi pietrificati scorrono per le scale mobili velocissime. Solo alcune coppie, in genere sui 20-30 anni, hanno l'usanza di abbracciarsi in pubblico con l'uomo che appoggia, quasi con atteggiamento disperato, la testa sul collo della donna, occhi chiusi, e lei che invece guarda avanti, seria e composta (anche perché se no quando la scala mobile arriva alla fine cadrebbero tutt'e due!). Una volta ne ho viste tre di seguito di queste coppiette, su una scala mobile altrimenti deserta dopo la mezzanotte, ed è uno spettacolo assai curioso.

24 April 1989

1° g - 24 Apr: Arrivo a Mosca, in albergo, gelato e caffè

Con volo da Roma arrivo in Unione Sovietica per un soggiorno di un mese come ospite ricercatore dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, che mi fornisce ospitalità e supporto per le mie ricerche. Da parte italiana ho avuto il sostegno del Comitato Nazionale delle Ricerche. Ringrazio entrambi.

All'aeroporto Appena arrivato in URSS un primo assaggio delle incoerenze della foga riformatrice. Per aumentare le entrate di valuta convertibile, all'aeroporto hanno aperto un nuovo "Duty Free Shop", che però ha la peculiarità di trovarsi nel settore degli arrivi. Il che vuol dire che chi compra deve immediatamente entrare nel paese e non lasciarlo. Non mi è stato chiarito il senso dell'operazione, che mi sembra quantomeno un autolesionismo fiscale!