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19 March 2009

Al Museo Nazionale delle Maldive, Malé

Pur avendo un aspetto esteriore piuttosto miserello (NDA: nel 2009 il museo è ancora ospitato un un vecchio edificio, ma dall'anno prossimo sarà trasferito in uno nuovo, donato dalla Cina), il museo di Malé ospita reperti di importanza fondamentale per capire la storia dell'arcipelago. Qui sono custoditi gli unici reperti risalenti al periodo pre-islamico delle Maldive, un'eccezione che conferma la regola che fa divieto di custodire nel territorio della repubblica islamica oggetti di culto di altre religioni. Gli artefatti più significativi sono infatti i reperti buddhisti, trovati soprattutto durante la spedizione di Thor Heyerdahl nel 1982, di cui racconto in un altro post di questo blog.

Heyerdahl era un esploratore norvegese, famoso non tanto per il lavoro svolto qui quanto per aver portato a termine la traversata dell'oceano Pacifico orientale con il Kontiki, una zatterona di balsa con la quale voleva dimostrare che i primi abitanti della Polinesia vi erano arrivati dall'America meridionale. Costruì una barca con antiche tecnologie e materiali locali in Perù e la chiamò Kontiki, dal nome di un dio Sole degli Inca. Con altre cinque persone a bordo, partì dal Perù nell'aprile del 1947, per arrivare quattro mesi dopo nella Polinesia francese. Dimostrò così che gli abitanti dell'America pre-colombiana avrebbero potuto navigare il Pacifico, ma non che lo avessero effettivamente fatto. Successivi studi antropologici infatti convergono nell'ipotizzare che i Polinesiani discendano piuttosto dal sud-est asiatico. Ma Heyerdahl non si perse d'animo, fece buon viso a cattivo gioco e ripartì, stavolta con un aereo di linea, per un altro oceano.

Stanco del Pacifico, approdò alle Maldive nel 1982 e riuscì ad ottenere dal presidente Gayoom uno speciale permesso per continuare nel sud dell'arcipelago le ricerche che l’inglese Bell aveva cominciato decenni prima. Il rilascio di questa apparentemente innocua autorizzazione non era affatto scontato, in quanto ogni immagine sacra che non sia islamica è vietata nel paese, e non si fanno sconti a nessuno. Rinvenire e magari mostrare in pubblico opere risalenti al periodo induista o al buddhismo poteva essere considerato sconveniente, anche se questi reperti fanno incontestabilmente parte del bagaglio storico delle isole. Comunque Gayoom acconsentì agli scavi.

Nel corso di vari mesi Heyerdahl trovò un vero e proprio tesoro di reperti archeologici. Gli scavi erano in parte facilitati dai precedenti studi di Bell, che tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX aveva dimostrato senza ombra di dubbio che le Maldive erano buddhiste ed induiste prima di essere convertite all'Islam nel XII secolo. Il buddhismo arrivò con ogni probabilità durante il regno di Ashoka il Grande in India, durante il III secolo a.C., dunque più di mille anni prima della conversione all’Islam.

Ashoka era un re della dinastia indiana dei Maurya, ambizioso quanto illuminato, che regnò nel III secolo a.C. Si racconta che dopo aver vinto in una delle più cruente battaglie della storia indiana contro il regno di Kalinga, l'ultimo che non avesse ancora accettato la sua autorità, fu traumatizzato dal massacro di cui era stato artefice. Quindi, pur vittorioso, si convertì al buddhismo ed alla non violenza e fu molto attivo nel propagarne il credo, non solo nel suo regno ma anche al di là, fino addirittura all'Egitto e a Roma. Ma se la sua ambizione mondiale era forse eccessiva, egli convertì comunque al buddhismo quasi tutto il subcontinente indiano. Al di là della dimensione leggendaria di Ashoka, è certo però che questo fu l’unico periodo di affermazione continentale della religione buddhista, che qui era nata (Buddha era nato nell’odierno Nepal ma visse e morì in India) ma che poi sparì nel corso dei secoli per il risorgere dell’induismo più tradizionale, che lo fagocitò: Buddha è infatti considerato la nona reincanazione di Vishnu.
Dopo l'islamizzazione forzata dell’India poi, sotto la spinta dell’invasione di Tamerlano nel XIV secolo e culminata con l’impero Moghul duecento anni dopo, il retaggio buddhista fu quasi completamente dimenticato in tutto il subcontinente indiano. A tutt’oggi i pochi buddhisti rimasti trovano rifugio soprattutto nelle valli himalayane al confine con il Tibet. Della presenza buddhista alle Maldive, fino alle scoperte di Bell ed Heyerdahl non si seppe più nulla. Molte delle lastre di corallo utilizzate per i templi furono asportate e riciclate per abitazioni e moschee. Tuttavia gli scavi di Heyerdahl furono molto proficui, ed egli riuscì a raccogliere dalle sabbie una discreta collezione di sculture che erano scampate a razzìe e devastazioni dei secoli precedenti.

Nel museo di Malé ho potuto ammirare delle vere perle di quel periodo. Tra queste mi hanno colpito particolarmente alcune teste umane e teste di mucca in pietra di corallo, busti di Buddha e poi alcuni scrigni con simboli buddhisti, tutti risalenti al X secolo. Mi compiaccio della lungimiranza di Gayoom che ha permesso le ricerche e la conservazione di questi reperti nonostante non siano islamici. Mentre visito il museo, mi auguro che questa sua scelta sia di buon auspicio per gli studi futuri della regione. Ho letto che la Cina farà una donazione per ristrutturare il museo e valorizzarne le opere. Ma, come racconterò in seguito, sarò destinato ad una cocente delusione.

Nelle stanze successive sono esposti vestiti appartenuti ai sultani, con tanto di medaglie, pantofole finemente decorate e persino strumenti musicali, tra cui qualche vecchio bodu beru, il tipico tamburo che avrò la fortuna di ascoltare a Felidhoo, come racconterò in seguito. C'è persino un vecchio pianoforte di fabbricazione inglese. In un angolo, un ritratto di Ibn Battuta mi scruta intensamente. Bene! Sarà contento che stia utilizzando i suoi meticolosi appunti per il mio libro.

Nel museo ci sono anche preziosi esemplari dell'artigianato maldiviano così come si è sviluppato nei secoli. In particolare attirano la mia attenzione pregiati tappetini, oggetti laccati (con materia prima importata tradizionalmente dalla Birmania dato che qui non se ne produce) e gioielli finemente cesellati in oro. Una volta, leggo nel diario di Pyrard de Laval, i gioielli in oro erano prerogativa esclusiva del sultano e della moglie: chiunque altro volesse indossarne doveva comprare un permesso, portando così al Sultano un ricco e facile flusso di tributi. Non era però permesso a nessuna, neanche alla più nobile delle donne, indossare bracciali o alcun tipo di ornamento sulle caviglie. C’era poi una complicata regola gerarchica per cui gli anelli potevano essere indossati solo su certe dita e non altre, in modo che tutti fossero immediatamente riconoscibili per il proprio rango. Gli uomini potevano portare anelli solo sul pollice.

Purtroppo nel tempo queste arti (lacche, tappeti, gioielli) sono andate via via scomprarendo, e la produzione che oggi si trova in commercio risponde più a esigenze di turismo da paccottiglia, magari importata dall'India o dall'Indonesia, che a espressioni artistiche tradizionali del luogo. Si può solo sperare che un turismo più selezionato possa ricreare una domanda di qualità prima che questo artigianato sparisca per sempre. O forse che con lo sviluppo economico di fasce più ampie della popolazione si crei anche una domanda interna per questo tipo di merce pregiata, a volte di lusso, che permetta agli artigiani di continuare a produrla? Forse non è ancora troppo tardi.

Here are some of my own pictures of the Museum, taken in 2009 when it was still housed in the old premises and, of course, before the destruction of February 2012.





































Questo post è un estratto del mio libro sulle Maldive


28 February 2009

Recensione: Il Gigante del Nilo, di Marco Zatterin, ****

Sinossi
Era un omone di quasi due metri, e aveva un curriculum di studi non propriamente impeccabile: aveva fatto il barbiere, il fenomeno da baraccone e l'attore. Ma il padovano Giovanni Battista Belzoni (1778-1823) è diventato una figura leggendaria, l'avventuroso pioniere che all'inizio dell'Ottocento ha dato il primo grande impulso alla scoperta dell'antico Egitto e dei suoi monumenti. Il "Grande Belzoni" ha legato il suo nome al dissabbiamento del tempio di Abu Simbel, alla soluzione dell'enigma della piramide di Chefrem, in cui fu il primo ad entrare, e a una quantità di scoperte ed esplorazioni che lo rendono ai nostri occhi una specie di Indiana Jones dell'egittologia. Sulla base di ricerche approfondite e originali, anche su documenti sinora sconosciuti, Zatterin ha ricostruito con precisione e passione la vita e le avventure del Grande Belzoni in una biografia.

07 September 2008

Visita a Aidone e Morgantina, Sicilia

Giornata in visita ai siti archeologici della zona.

Arriviamo con la mia amica L. a Piazza Armerina per ammirare i famosi mosaici della villa romana. Qui sono testimone del fatto che i mosaici delle sale accessibili erano resi quasi invisibili dalla polvere: i colori vivissimi delle tessere erano tutti di un beige smunto ed uniforme. Le guide autorizzate, alla testa di plotoni di giapponesi e altri turisti stranieri, si adoperavano come potevano per far venire fuori questi colori, per esempio gettandovi dall'alto dei camminamenti acqua minerale dalle loro bottiglie. Cadendo l'acqua umidificava, a chiazze irregolari, le maioliche, evidenziandone per alcuni secondi i colori... Uno spettacolo patetico.

05 January 2008

La testuggine di Guraidhoo, atollo di Malé sud, Maldive

Continuo ad addentrarmi nei vicoli ed arrivo infine sulla strada principale del villaggio, immediatamente riconoscibile dai tanti negozi di articoli per turisti. Alle Maldive non c’è molto da comprare, e molto di ciò che è in vendita non è prodotto localmente, e dunque non mi interessa. Entro in uno di questi negozi dove ho notato una mia compagna di crociera, Filomena, detta Filo, intenta a contrattare l’acquisto di gioiellini di corallo, parei e conchiglie. Fu amore a prima vista. Appena messo piede sulle fredde maioliche del negozio, noto, per terra, tutte impolverate, quasi nessuno l’avesse neanche degnate di uno sguardo da anni, due grandi testuggini di legno. Ammetto di avere un debole per le sculture di legno, ne ho riportate a casa da un sacco di paesi in giro per il mondo, ma queste testuggini mi hanno subito colpito in modo speciale.

15 November 2007

Book Review: In Viaggio - En Voyage - Travelling, by Savina Tarsitano, ***

This is a catalog of Savina's main work up to 2006. Here you will find excellent color photographs and several descriptions and illustrations of her installations around the world. One section is dedicated to her "islands" project, which has taken her to various islands in Europe, Greenland and the Caribbean. Her style is soft spoken yet can project stark contrasts and shadows, and never leaves the viewer indifferent.

Other sections are devoted to Brussels, where she has lived for a few years, her native Calabria, Liguria and Finland.


You can find more about Savina's work on her web page.

The book is available for sale from her publisher.





06 August 2007

3° g - 6 AGO: LOS ANGELES, Hollywood Studios

Giornata negli enormi studios hollywoodiani. Per me era la prima volta, molto interessante e divertente! Più America di così non si può!

C'è un sacco di gente  ma la cosa non ci crea problemi, per fortuna ho comprato biglietti top of the line o qualcosa del genere per cui si paga un po' di più ma non si fa mai la fila, basta semplicemente andare davanti a tutti!

Per finire la giornata passeggiata sull'isola pedonale della 3rd Street Promenade, a Santa Monica. Negozi, ristoranti, giocolieri, improvvisate scuole di tango lungo i vialetti, una bella atmosfera. Vedo per la prima volta un iPhone, in un Apple store mi ci fanno giocare per un po'...

05 August 2007

2° g - 5 AGO: Los Angeles, Getty Museums

Prevedibile sveglia molto presto a causa del fuso orario. Vado ad affittare un minibus da un car rental vicino all’alberto e partiamo con i miei compagni di viaggio per la Getty Villa. Facile girare per Los Angeles, oggi poi non c’è traffico, ed in poco tempo arriviamo a destinazione. Siamo accolti da personale gentilissimo che sorridendo ci indica il parcheggio sotterraneo.

01 January 2006

5° g - 1 GEN 2006: escursione S. Simeone, Aleppo, 120km, 2 ore

San Simeone
Gita a S. Simeone per i più accaniti appassionati di arte, gli altri in giro per il bazar a far spese. Io sono andato a S. Simeone e lo raccomando fortemente. Ci siamo aggregati al gruppo di Basima che ci ha fatto ottimamente da guida.

San Simeone
Tornati in città per mezzogiorno, visita al quartiere armeno, alla cittadella ed al suk. Aleppo è gradevole, tranquilla ma allo stesso tempo ricca di spunti di interesse culturale, commerciale, umano.


Tè e bagno turco ad Aleppo
Nel tardo pomeriggio visita al grande hamam vicino alla cittadella (Yalbouga as Nasry), uomini e donne separati nella sala ma insieme nel salone di aspetto. Piacevolissimo, da non perdere, £450, essenziale prenotare, meglio di persona passandoci durante il giorno in occasione della visita della cittadella. Socializziamo con alcuni signori siriani, molto socievoli ed interessati all’Italia, all’Europa.

Cena al ristorante Nawaz, vicino l’albergo, sconsigliato. Era a buffet, ma i piatti di servizio si sono presto svuotati e non sono stati riempiti, triste. La sconsolata cena viene allietata dalla buffa presenza di un avventore giallo. Sì proprio così, un signore distinto, pulito, di aspetto autorevole, due grandi baffoni a manubrio, tutto giallo. Ha tutti i vestiti gialli, fino al cappello, ai guanti, calze, scarpe. Poi tira fuori un telefonino giallo, un libro giallo, un portafoglio giallo. E’ serissimo, mi vien voglia di fargli qualche domanda sulle sue preferenze cromatiche, ma lascio perdere dopo che Basima mi scoraggia. Pare un cliente abituale, se per caso qualcuno torna al Nawaz e lo rivede e magari ci parla, per favore fatemelo sapere...

21 June 2005

9° g - 21 Giugno: Valle INDO NORD da Dha Hanu fino ad Alchi 150 KM ORE 4

Lungo trasferimento per Alchi, tante soste per foto sulla strada e arrivo nel primo pm. Visita al monastero, diverso dagli altri, oggi è solo un museo e non è più utilizzato per la pratica religiosa. Interessantissimi i dipinti murali, e qualche statua, meno le architetture. Alchi è speciale rispetto agli altri gompa, e non solo perché non è più in uso. Rappresenta infatti una tipologia architettonica unica ed è ricco di affreschi eccezionalmente conservati.

Ottima cena al ristorante adiacente l’albergo, Lo Zimskhang, costa 300 rupie.

Oggi qui ad Alchi, sotto suggerimento di PG, cinquantenne calvo come una palla di biliardo, per la prima volta mi sono rasato a zero! Via barba e capelli, mi sento tutto nuovo!!

27 August 2004

32° g - 27 AGO: Papeete – Los Angeles e fine del viaggio

In giro per la città, riposo, preparazione bagagli, al mercato (interessante soprattutto per la vita tahitiana che vi si svolge, meno per gli acquisti). Questo è il posto giusto per chi voglia farsi tatuare, ci sono tatuatori espertissimi e le condizioni igieniche sono ottime - strumenti sterili e artisti fenomenali. Posso garantire per esperienza personale!

Veramente io non avevo nessuna intenzione di tatuarmi. ma Giusy, una compagna di viaggio, mi chiede di accompagnarla dal tatuatore perché lei non parla lingue straniere. Vado con lei e l'aiuto a contrattare un piccolo tatuaggio sulla caviglia. Mentre aspetto che l'artista finisca il suo lavoro mi guardo incuriosito le fotografie dei tanti tatuaggi che egli ha eseguito, e che sono appese sulle pareti e sulla porta del piccolo studio. (Studio? Sala operatoria? Atelier?) Ne vedo uno che mi colpisce subito, una manta con al centro un tihi. Chiedo all'artista, che nel frattempo ha quasi completato il tatuaggio di Giusy, quanto tempo gli servirebbe per farmi quel tatuaggio, fra poco dobbiamo andare in aeroporto. Mi dice mezz'ora. Per 50 euro è fatta. Decido di non pensarci troppo e procedo. Una delle decisioni irreversibili più rapide della mia vita!!

Il tatuaggio è un'antica tradizione polinesiana che si era persa nel XIX secolo quando fu proibita dai missionari europei. Fortunatamente si è ripresa e sviluppata con giovani artisti che applicano disegni tradizionali accanto a temi da XXI secolo. Anche carino il museo della perla, alcune gallerie d’arte, negozi di musica tahitiana, librerie tutti in centro.

Poi verso le 18.00 in aeroporto, indispensabile arrivare con larghissimo anticipo per i voli internazionali e soprattutto per gli USA, che dopo l'11 settembre richiedono controlli molto più meticolosi e lunghi. (Prima degli attentati in America non ti chiedevano neanche i documenti, mi ricordo della "People's Express" una delle prima compagnie low-cost, dove si entrava senza biglietto, e si pagava alla hostess che percorreva la cabina durante il volo a riscuotere.)

03 November 2003

Bibliography: Books on the Western Himalayan regions of India

A selection of my readings on this region, which I visited four times beetween 2003 and 2010. They are divided according to the administrative division of India: Jammu and Kashmir, Uttarankhand and Himachal Pradesh. Click on the links to read my reviews and buy these books.

02 January 2003

16° g - 2 GEN: Ajanta - Aurangabad, 200km, 5 ore

Al mattino presto mi si presentano gli autisti in camera che rivogliono i soldi che ci hanno prestato! Come se potessimo scappare via...

Partenza per le grotte di Ajanta, dove passiamo circa 4 ore. Ne vale la pena. Ricordarsi di portare le torce elettriche per vedere all’interno. Consiglio vivamente di non cercare di vedere sia Ajanta che Ellora nello stesso giorno. Come tempi ci si può anche rientrare ma si rischia di correre.

Per fortuna ho portato pellicole ad altissima sensibilità per far foto all’interno, in molte grotte non si può usare né flash né monopiede/treppiede. In realtà poi il custode di una grotta mi ha fatto capire che se gli davo una mancia ci avrebbe fatto usare il treppiede. Paolo allunga due euro ed è fatta. Il divieto di usare il treppiede serve ad evitare una produzione di foto commerciali senza pagare il dovuto, che non è certamente il nostro caso, quindi non mi pare si sia fatto niente di male!

Io ho usato un velvia 400 ASA tirato ad 800 ed era appena sufficiente per far foto a mano libera, magari appoggiandosi su muri o colonne.

Molti ragazzi in gita scolastica, tutti impeccabilmente vestiti con coloratissime uniformi all'inglese. Anche molte coppie di tutte le età. Noto una certa abbondanza di donne dalle dimensioni giunoniche, che però sono sempre di portamento elegante, e sprigionano un'erotismo primordiale che non saprei ben spiegare con il valore estetico delle loro caratteristiche somatiche. Forse è dovuto ai fianchi e al ventre sempre nudi sotto i veli colorati.

Il contrario di alcune turiste italiane che, come gli uomini, hanno sempre un maglione arrotolato attorno alla vita, anche se fa 25 gradi all'ombra, non si sa mai venisse un colpo d'aria fredda!!

L'autista si inventa un'altra delle sue scorciatoie, ma me ne accorgo troppo tardi per fermarlo. Quando vedo che siamo fuori rotta gli chiedo ma lui dice solo "Shortcut shortcut" scorciatoia, il che vuol dire meno chilometri ma molto più tempo per strade sgarrupate! Ma in India, almeno per gli autisti, il tempo costa poco, il gasolio di più. Per noi sicuramente il contrario ma guidano loro e ci dobbiamo adattare.

Arrivo in serata ad Aurangabad, la città che porta il nome del Gran Moghul che più di chiunque altro è responsabile per la distruzione di così tanta parte del patrimonio indù dell’India centrale.

Hotel: Meadows, consigliato da Sanjeev Chandra. Nuovi bungalow, carini e puliti, ma piuttosto decentrato. Un quarto d’ora di bus per andare in città. Non mi è piaciuto che mi sia venuto a cercare al ristorante dell’albergo, con la evidente complicità del gestore, un negoziante di stoffe ed artigianato che mi proponeva anche lui di darmi il 30% se gli avessi portato il gruppo in negozio.

Ristorante: Walla, conosciuto come “il Tandoor” vicino alla stazione ferroviaria. Ottimo tandoori, il padrone è simpatico, biascica anche un po’ di italiano (anche se noi abbiamo visto solo avventori indiani).

29 December 2002

12° g - 29 DIC: arrivo a Bhopal e visita a Sanchi

Arriviamo con un’ora di ritardo a Bhopal. Alcuni notano che il treno aveva fatto sosta a Vidisha, paese vicino a Sanchi. Dato che la nostra meta per la giornata era appunto Sanchi, ci sarebbe convenuto scendere prima dal treno e dare appuntamento al bus colà e non a Bhopal. Nel senno di poi...

Pomeriggio di visita agli stupa di Sanchi, ci passiamo oltre tre ore. Il sito è di massima importanza nella storia del buddismo, che nasce in India e sotto Ashoka ne diventa anche la religione ufficiale anche se ora da questo paese è quasi completamente scomparso.

Il biglietto costa Rs 10 per gli indiani (15 centesimi di euro) ma 5 dollari per gli stranieri. Si giustifica questo perché il paese è povero e i turisti sono ricchi quindi è giusto che paghino di più. A me questa storia non piace mai: sicuramente molti indiani in visita qui oggi sono più danarosi di svariati stranieri, magari studenti, o dipendenti della pubblica amministrazione come alcuni miei compagni di viaggio, che vengono dal "ricco" occidente.


Interessanti incontri con giovani turisti indiani. Vengono da Mumbai, sono evidentemente ben istruiti e sofisticati, parlano bene inglese. Elementi della classe media indiana che emerge.

Mi fa molto piacere incontrare indiani così, fuori dagli stereotipi cui siamo abituati e di mentalità aperta, almeno ad una prima impressione, secolare, globalizzata! Gente con la quale ci possiamo capire facilmente.

Ci facciamo un sacco di foto insieme, sono più interessati loro ad avere foto di noi, esotici stranieri, che noi di loro. Partono prima le donne, fotografandosi con le mie compagne di viaggio. Poi gli uomini con noi, e qui invitiamo anche il guardiano del tempio, un simpaticone in giacca blu con distintivi ricamati in oro.

Hotel: Traveller’s Lodge, bel posto nel verde ma struttura appena sufficiente, gestore antipatichetto anziché no, ci ha dato fastidio che trattasse male il personale.

Ristorante: Ce ne sono un paio in paese, noi abbiamo mangiato (discretamente) in albergo, poi ci hanno acceso un fuoco in giardino dove abbiamo passato qualche ora di riposo, chiacchiere e giochi di carte.

24 December 2002

7° g - 24 DIC: Khajurao

Bassorilievi con scene erotiche di corte
Intera giornata dedicata ai templi, ma abbiamo anche passato un po’ di tempo a girovagare per il vecchio villaggio, vicino al gruppo Est. E’ facile intrattenersi con gli abitanti, spesso si viene invitati nelle case per un tè, o a vedere mentre fanno il pane, c’è anche qualche laboratorio artigianale.

Io guidavo un gruppo di 12 persone quindi li ho divisi in gruppetti di 2-3 persone per poter meglio interagire con la gente del posto.

Consiglio di iniziare la visita proprio dal gruppo di templi ad Est, e lasciare il gruppo Ovest per la fine della giornata, al tramonto il sole cala dietro i templi ed il tutto è molto più suggestivo; inoltre, alle 6 di sera, c’è la puja (preghiera) nell’unico tempio ancora attivo, proprio accanto ai templi occidentali–andate ad assistere… Carino anche il piccolo museo vicino a gruppo Ovest.

NOTA 2013: Khajurao oggi è diventata un centro turistico di enorme importanza in India, forse secondo solo al Taj Mahal, con oltre un milione di visitatori all'anno.

A Khajurao siamo stati avvicinati da un certo Pappu. Costui, complici i gestori dell'albergo dove avevamo prenotato le stanze, gli autisti, (che ci hanno portato nelle sue braccia cercando di farci saltare altre parti di visita, mi sono dovuto irrigidire e chiarire che l’itinerario lo facevamo noi, non loro) qualcuno in agenzia a Roma  o non so chi altri, sapeva esattamente quando e dove arrivano i gruppi di italiani e ci aspettava al varco!

Pappu è un ciarlatano, ha cercato di spillarci soldi facendoci da guida (100 Rp a testa, un furto!!, lui non sapeva neanche gli orari delle preghiere nel tempio); offrendoci delle jeep per “trasporti locali” (inutili, basta il bus o qualche rick-shaw); portandoci dal padre per sottoporvi a strani riti astrologici (forse interessanti per i superstiziosi) dove non si paga, per carita!!, sono Brahmini, ma si fa un’offerta; ed infine… indovinato!! vendendoci oggetti vari al suo negozio proprio di fronte ai templi occidentali, naturalmente a prezzi super-speciali solo per i gruppi di Avventure nel Mondo, solo perché siamo italiani, solo perché è il compleanno della moglie ecc ecc.

Noi lo abbiamo ringraziato dell’offerta ma abbiamo fatto, e benissimo, da soli, lui ha insistito a lungo, non mollava... a fine giornata mi ha avvicinato ancora una volta all’interno del gruppo di templi occidentale e giocando il tutto per tutto mi ha detto, papale papale, che se gli avessi portato il gruppo al negozio mi avrebbe dato il 30% sulle vendite. Gli ho risposto che anche se era la la prima volta che facevo il capogruppo non credevo che prendere le sue mazzette da vendita di ciarpame fosse compatibile con la mia interpretazione del ruolo…

Poi però mi sono pentito… tanto qualcuno qualche spesa l’ha comunque fatta, ed un negozio vale l’altro, e avrei potuto accettare il 30% e magari restituirlo ai compratori quale ulteriore sconto. Comunque a me questo losco figuro non piace.

Ristorante: Gaylord sulla strada tra i tempi occidentali e l’Usha Bundela, buono, meglio prenotare prima per accorciare i tempi di attesa.

23 December 2002

6° g - 23 DIC: da Orchha a Khajurao

Visita di Orchha, preventivare una mezza giornata abbondante per i molteplici palazzi, cenotafi, templi, ecc.

La mattina presto siamo andati a vedere le abluzioni e le lavandaie sulle gradinate del fiume, proprio davanti al nostro hotel Betwa.

Quindi siamo passati al vivacissimo e coloratissimo mercato sulla piazza principale.

Come sempre, evitare le sedicenti “guide” appostate all’entrata dei vari siti, salvo quando non ne siate costretti perché hanno le chiavi di alcuni palazzi di Orchha altrimenti inaccessibili, come è capitato a noi questa volta.

Indi lungo trasferimento per Khajuraho.


Dormiamo all’hotel Usha Bundela, vicino al gruppo occidentale dei templi, ottimo. C'è anche un ristorante che si chiama Mediterraneo. Ci siamo andati per accontentare quelli che già dopo tre giorni di viaggio erano nostalgici dei sapori italici. Piatti tristi, pasta scotta, pizza smosciata, pietanze che solo lontanamente richiamavano i gloriosi nomi (boscaiola, quattro formaggi) elencati sul menu. Sconsiglio. La prossima volta chi vuole mangiare italiano in India ci va senza di me!

11 August 2002

4. - 11 AUG: Beyond Angkor: silk, coconut, miniatures and land mines

More Angkor

A second day at the ruins of Angkor and I begin to feel more comfortable in the company of the Khmer gods. The initial awe give room to avid curiosity about the individual pieces of art, the urban setting, the organization of that amazing ancient culture. Heat and humidity are merciless, but I am getting used to them...

10 August 2002

3. - 10 AUG: Angkor, Majestic Ruins and Tragic History

The mid-afternoon squall hit with but a few minutes’ warning. I was in the middle of a large courtyard at Ta Prom, negotiating my way amidst ancient crumbling stone walls and overgrown roots. The monsoon rain was thick, determined, unforgiving and very noisy, almost to the point of being overwhelming. The water level on the ground immediately began to rise (the ancient Khmer draining system either was wanting or was clogged up, and modern Khmer had not done anything about it yet) and after a half hour or so the awsome courtyard was transformed into a murky pond. Local guides waded across, ankle-deep in the murky water, looking for their clients who had sought shelter in those structures which still stand in defiance of centuries of assaults by both nature and man. As the rain pours from above my roofless temple tower I stood with a few others under the entrance vault; the walls were so thick that even without a roof I could keep dry if I was careful to keep my balance on the threshold. Inside the tower, a weird echo transformed our multilingual chatter in a true Babel...

23 December 2001

3. - 24 December: Chennai

The cool and foggy weather does not make for a great day to walk around so it's going to be mostly indoor time.

Morning depart for city tour visiting the National Art Gallery, housing exquisite Chola bronzes. Proceed to Fort St George, St Mary's church, Fort Museum, drive along the Marina Beach, Senate house to San Thome Cathedral and the Kapaleshwar Temple dedicated to Shiva. The usual tourist stuff...

Lunch with N. Ravi, editor of “The Hindu”, one of the most important newspapers in India, published here. A very sophisticated and highly cultured person, gives us a most interesting perspective on the Indian debate on globalization. He is very well informed of global affairs. India fears globalization because of China which is penetrating local markets at a fast pace.

He comes to pick me up at my hotel and offers to drive to the restaurant in his car. I decline as I have my own car, and figure will need it later. But he was not just being polite, he was being practical: traffic is horrendous and it would take us longer to get to the restaurant than the time we would spend at the table.

He also gives us names and phone numbers of “The Hindu” correspondents in each and every city we are going to visit over the coming days in Tamil Nadu and Kerala, and these will prove to be interesting sources of local insight and suggestions!

02 August 1999

3. - 2 AUG: Harare

Full day in Harare, dedicated mostly to exploring the work of Shona sculpture artists.

We went to Zim especially for Shona sculptures and thoroughly searched the place. Matombo Gallery on L.Takawira Avenue is the best place for quality sculptures, but expensive, and manager Roy Cook, who will gladly devote you his time to explain about Shona sculptures, does not like bargaining, so be prepared to pay for what you get... and more! Be sure to visit also their sculpture garden on the airport road, it holds some masterpieces by "first generation" artists which are not found elsewhere.

The National Gallery is the only other serious alternative, but the selection is poorer. Matombo (which means ROCK in shona) also has a good shop in Vic Falls. They will also arrange shipping at a reasonable rate. Tengenenge sculpture village has gone down in quality and is just a messy mountain of second quality stuff, though occasionally good artists emerge from the lot. Average pieces can be found at many other shops, so if you are not fussy about a specific artist or school do look around. Street markets are mostly for cheap souvenirs, not art.

30 June 1994

The Storyboards of Palau

While in Micronesia and Palau I bought some woodcarvings. The most important among them is a Palauan storyboard. These are high quality works of art made by local artists on hard wood, and their subjects are local legends, more legends are here.

The storyboard I bought tells the legend of Osile Ra Ulong, which I report below as taken from the National Palau Museum website.

Osilek was the chief of Ulong. Very wealthy, he was known to have the biggest fish net in all of Palau. People envied him for his fast canoes, his many servants, and his wealth. Every mother wanted him for a son-in-law. One day, he fell in love with a beautiful young lady named Oreng, but she was already in love with young Ngiramariar, a poor fellow from her village. As traditions dictated that marriages were to be arranged, Oreng was forced to marry Osilek when he proposed. Her mother said, "Oreng, don't you want to marry rich Osilek and give your family a happier life?" So Oreng did as her mother decided. However, poor Ngiramariar was heartbroken when he became aware of the situation.

Oreng went to live with her new husband on his island. One day, a sad and lonely Oreng went on a walk around the beaches of the island, then saw a coconut cup with oil floating toward her. This was a sign that her sweetheart was either sick or dead, and she immediately started plans to get back to her village and see Ngiramariar. She told her husband that she wanted to go to visit her parents and her husband approved.

On her arrival, she heard that Ngiramariar was dead so she went straight to the house where the funeral was held. She asked the family if she could see Ngiramariar under his death blanket to say her farewells and present him with her gifts. Permission was granted, but as she took a long time to do so, the family asked someone to check Oreng. They found her embracing Ngiramariar, but she was already dead.

A messenger was immediately dispatched to Osilek with the sad news. Osilek was sitting on his cliff lookout point and saw the canoe coming in a hurry. He immediately knew that his beloved Oreng was dead. He cursed and stomped his feet so hard that he lost his balance and fell into the sea and turned to stone. People still say that this particular stone can still be seen on a visit to the island.

My very own storyboard from Palau