26 October 2003

10° g - 26 OTT: trasferimento da Rudraprayag a Joshimath

Lungo, lunghissimo trasferimento, infinite frane rallentano la marcia, i tempi di percorrenza sono imprevedibili su queste strade affascinanti ma tortuosissime, evidentemente sempre senza parapetto... Sosta pranzo nella piazza principare di un simpatico paesino, Pipalkoti, dove assaggiamo un’ottima Pakhoda (frittelle ripiene) in uno dei vari ristorantini senza nome lungo la strada – è quello di fronte al barbiere, se per caso vi trovaste a passare di lì.... Arriviamo a Joshimath verso le 3 del pm, troviamo l’albergo e ci facciamo una passeggiata per il paese bardato a festa, infatti in questi giorni è il Divali, la festa delle luci, che dal punto di vista sociologico è un po’ come il nostro Natale... è la principale festa dell’anno, riunioni di famiglia, grandi mangiate, regali. E’ l’unica volta che vediamo Pappu triste, è lontano dalla moglie e dai bambini, ma ci è abituato, è il suo lavoro e lei sa che lui sta sempre in giro a scarrozzare turisti per tutta l’India.

25 October 2003

9° g - 25 OTT: Da Kedarnath a Rudraprayag

In mattinata visita al tempio di Kedarnath. Una dozzina di sadhu si godono l’ultimo sole della stagione seduti per terra nel cortile antistante. Qualche famiglia di fedeli viene a pregare, si ode a tratti il tocco della batteria di campane poste in cima alla scalinata che conduce al tempio, dove si può entrare ma non fotografare. Un netturbino raccoglie l’immondizia, la depone in una sbilenca carriola, da fuoco al tutto e si avvia tranquillo, trascinandosi dietro il suo carico incendiato! Poi ci incamminiamo verso il lago Gandhi Sarovar dove furono disperse le ceneri del Mahatma; si sale per poco più di un’ora, facile camminata tranne per un punto dove si deve attraversare una cascata al guado, togliendosi le scarpe e le calze e immergendosi fino a metà polpaccio nell’acqua cristallina e freddissima.

24 October 2003

8° g - 24 OTT: trasferimento a Kedarnath

Sveglia all’alba e raduno di pellegrini (tanti) e turisti (solo noi) all’inizio del camminamento verso il tempio, fa freddo. Decine di cavalli masticano biada e pompano vapore dalle narici; i rispettivi cavallanti imbacuccati li bardano e si preparano alla giornata; si negoziano le tariffe, Fabrizio e Simona si fanno a piedi i 14 km di salita, io invece imito i pellegrini indiani e salgo su un cavallino... tanto per immedesimarmi nella vita SPIRITUALE locale! Pellegrini a cavallo, a piedi, i più anziani o ricchi sul “doli” una portantina che 4 uomini si caricano sulle spalle per tutto il tragitto (circa 6-7 ore, 1600 metri di dislivello, 2000 Rs, circa 40 Euro, 10 a testa, sembra una miseria ma è una settimana di stipendio medio per un indiano). Il sentiero di pietra si abbarbica sul costone della valle del fiume Mandakini, la terza componente del Gange che incontriamo nel nostro viaggio. Paesaggi maestosi, tempo perfetto, solo qualche nuvola sporca il cielo nel primo pomeriggio, cade qualche goccia d’acqua verso le 5 ma la sera è di nuovo limpido.

23 October 2003

7° g - 23 OTT: trasferimento in auto a Gaurikund

Estenuante trasferimento in auto tra le montagne, che pur di grande effetto scenografico mettono a dura prova la nostra resistenza, meno male che abbiamo un autista veramente eccezionale. Pappu pennella i tornanti con sicurezza, è magistrale nell’accelerare quando si può, ma anche a frenare dolcemente quando necessario, senza esitazione alcuna, ma anche senza scossoni. Passiamo per lo sconfinato cantiere della controversa diga di Tehri, una enorme vallata interamente rivoltata come un pedalino, che sbarrando il Bhagirath (nome di questo braccio del Gange) fornirà elettricità a tutta la regione (e sì che n’è ben bisogno, qui si va ancora avanti con la corrente che va e viene nei momenti più impensati!) ma al prezzo di devastare una regione e obbligare allo spostamento un’intera città, Tehri appunto, e già stanno costruendo Nuova Tehri a monte. D’altra parte l’India cresce a ritmi vertiginosi, 8-9% l’anno, e l’energia elettrica, si sa, è il prezzemolo della crescita, senza di lei non c’è modello di sviluppo che tenga.

[Quasi dieci anni dopo: è il 2013 ma i problemi dell'energia in India non sono risolti, ed il paese soffre del peggior black-out mai accaduto al mondo, con quasi 700 milioni di persone senza corrente elettrica.]

22 October 2003

6° g - 22 OTT: Si riscende fino a Gangotri

Lunga discesa per tornare a Gangotri, le ginocchia ne risentono un po’. Incrociamo gli ultimissimi pellegrini della stagione che salgono – a cavallo la più parte, mica a piedi come quelli di Avventure! Ci fermiamo per qualche spuntino, fotografie sui precari ponticelli fatti da semplici tronchi posti di traverso a qualche ansa del fiume che si suddivide in frizzanti torrenti lungo la discesa, per poi ricomporsi più a valle.

21 October 2003

5° g - 21 OTT: Da Bojbhasa alle sorgenti del Gange ed oltre...

Sveglia all’alba e partenza. Decidiamo di portare tutto con noi, non sappiamo se, ammesso di raggiungere Tapoban, torneremo giù, o se il possibile peggioramento delle condizioni meteo nel pomeriggio ci obbligherà a rimanere la notte con i sadhu e tornare il giorno dopo. Il sentiero diviene più accidentato, si comincia ad attraversare il ghiacciaio dal quale sgorga il Gange; superiamo i 4000mt di quota, l’altitudine comincia a farsi sentire, il ritmo del passo cala, l’affanno aleggia sulle nostre teste come un avvoltoio; arriviamo in poco più di un’ora alle sorgenti del Gange senza troppa difficoltà, a Gaumuk. Io mi fermo lì, il paesaggio è incantevole, il cielo azzurro e cobalto, il sole si staglia tra qualche nuvoletta passeggiera, la suggestione mistica infinita, ma le mie gambe cittadine ultraquarantenni mi avvertono che se insisto troppo potrebbero presto scioperare; in ogni caso l’obbiettivo del trek, la sorgente del Gange, è raggiunto.

20 October 2003

4° g - 20 OTT: Da Gangotri a Bojbhasa, trek in quota

Sveglia alle 6. Appuntamento con i portatori, “chai” (thè indiano al latte e spezie come cannella – o cardamomo, o noce moscata o quant’altro viene in mente a chi lo prepara – e zucchero) e partenza alle 7.15. Importante caricare gli zaini di quanta più acqua potabile possibile (i portatori si caricano fino a 20kg ciascuno, sarà quasi la metà del loro peso corporeo; sono magri, scuri, tosti, un fascio di muscoli e nervi) perché poi non se ne trova più. Ci cominciamo ad inerpicare sul sentiero di pietra. Lasciando il paese si entra nel parco nazionale, un milite di guardia ci fa pagare l’entrata. Alcuni cavallanti ci propongono i loro servizi, ma noi abbiamo deciso di andare a piedi. Dopo 9 km siamo a Cheerbasa, poco più che una stazione di ristoro, alcuni piumoni scoloriti del locale rifugio sono stesi al sole ad asciugarsi. Il cammino è facile, il tempo ottimale, siamo partiti intirizziti all’alba avvolti da strati di felpe, poi ci sbucciamo gradualmente e per le 10 siamo in maglietta a maniche corte!

19 October 2003

3° g - 19 OTT: Da Uttarkashi a Gangotri

Sveglia, facciamo quella che sarà l’ultima doccia per vari giorni e iniziamo il trasferimento verso il cuore dell’Himalaya, inerpicandoci attraverso montagne di grande maestosità. Sosta a Jahla, piccolo villaggio sul percorso, e breve trek di 1 ora fino al villaggio vecchio per sgranchirci le gambe e ammorbidire gli scarponi, alcune vecchie case presentano interessanti lavori di intaglio sulle porte, incontriamo i contadini locali, socievoli, ma è ovviamente impossibile comunicare.

18 October 2003

2° g - 18 OTT: Haridwar e in strada per Uttarkashi

Mattinata in visita a Haridwar. I due principali templi, Manda Devi e Chanda Devi, si raggiungono in funivia, i pellegrini sono pochi, siamo alla fine della stagione, tanti invece i mendicanti, gran panorama. Proseguiamo per Rishikesh, la mitica Rishi degli anni sessanta e settanta, oggi molto commercializzata, qualche residuato dei figli dei fiori, oggi sulla sessantina, i capelli grigi ma sempre lunghissimi, si aggira senza meta per le strade con un’aria di decadimento e di triste abbandono... ci fermiamo poco, è un capitolo chiuso nell’approccio alternativo all’India da parte della protesta occidentale.

17 October 2003

1° g - 17 OTT: Partenza per le sorgenti del Gange

Eravamo in India centrale, avevamo appena lasciato Varanasi, e dirigevamo verso Aurangabad. Il fumo delle cremazioni viste in riva al Gange ci spiralava ancora davanti agli occhi, l’odore acre della carne umana bruciata ristagnava nelle narici. Il bus si era fermato per l’ennesima volta per una delle periodiche riparazioni lungo la strada, non avremmo capito mai se fosse il radiatore o una sospensione, un giunto... inutile fare troppe domande. Fabrizio, informatico padovano, era sceso a fumarsi una sigaretta e insieme notammo che, sul parabrezza, il nostro autista Kumar aveva apposto un grande adesivo raffigurante un misterioso santone. Interrogato, ci spiegò che lo aveva messo lì quando aveva portato un gruppo di pellegrini alle sorgenti del Gange, nel Garhwal. Già, il Gange, il fiume più sacro dell’induisimo, ...