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11 November 2019

Chenzhou west railway station

Want to talk about water?
Time to catch a train back to Hong Kong and return to Europe. The station at Chenzou is impressive as ever.

Or maybe it is normal for a city of 4 million to have a modern railway station with fast trains and proper facilities.

Like wifi. There is free wifi everywhere in the station, though it is not super fast and at times a bit erratic.

Several shops sell food, drinks, small stuff.

Everything is payable electronically with Wechat or Alipay. I am, again, one of the few, maybe the only, customer using cash. Oh wait, this really old man is another one I feel less lonely! Not that I did not try.

Vacuum packed duck meat
But I have not been able to use WeChat pay as I do not have a Chinese credit card. The app allowed me to register a European Mastercard, but when I try to use it to pay it tells me I have no funds. When I try to add funds, for example, my wife tried to send me money from her Wechat, I get a message I am not allowed to receive funds either. So I am stuck, though I can still use the app to communicate with my friends!

As for paying, I am resigned to always be the only one using cash in the supermarket, in the farmer's market, restaurant, everywhere really, though my Mao portraits banknotes have never been rejected. At the station's toilet dispenser I was saved as I had paper tissues in my handbag!

Something which is advertised here though you can not just buy it on the spot and take it away is a Japanese style WC, with all the bell and whistles they come with. All kinds of buttons, to wash, dry and even a "lady function" as the ad says (in English), who knows perhaps it is a front-toward-the-back water jet? Arab toilets have it the other way, back-to-front, to wash the rear of either gender. This is new to me. I am convinced that the first person to import bidets to China will get rich quickly. This high-tech gadget is manufactured in Italy by a company called Faenza.

Strangely empty station in Chenzhou
The fast trains come and go every 6-10 minutes. They are marked white on a large electronic board when they are still far away, then become green when it is time to board, usually 10 minutes or so before they arrive at the platform. This way only passengers for the next departing train can be on the platform at any given time. The train numbers become red when boarding is closed! It's my turn soon, got to gather my stuff and get ready to sprint!

Siedo accanto a due signore che parlano cantonese, non capisco una parola ma riconosco l'accento, che subito tirano fuori pezzi di frutta esotica che non riconosco e uova sode.

Buona parte dei passeggeri mangia roba che si è portata da casa. Mi ricorda i treni che prendevo da bambino in Italia, dove le mamme avevano sempre panini pronti, di solito con prosciutto o salame, prima di tutto per i bambini e per se stesse pure

Filiamo via sui lucidi binari lisci come velluto e arriviamo puntualissimi dopo due ore e mezzo a 300 kmh. Controllo passaporti (ancora necessario per accedere al territorio di Hong Kong dalla Cina) e dogana e poi attraverso ancora una volta la larga striscia gialla che indica il "confine" tra quella che convenzionalmente tutti chiamano "mainland" e la "regione autonoma speciale" che è Hong Kong.

Arrivo a Hong Kong in una splendida giornata di sole, e dopo aver fatto chek-in alla Finnair a Kowloon (a Hong Kong si fa check-in in città e si mollano i bagagli prima di andare in aeroporto) mi accingo a fare un giro per la città quando noto televisori della MTR la metropolitana) che avvisano di disturbi al servizio dovuti a dimostrazioni degli attivisti pro-democrazia.

Rapido controllo sul mio telefono (finalmente posso accedere a tutti i siti e il wifi gratuito dell'aeroporto è velocissimo) e apprendo che ci sono sommosse significative un po’ dappertutto, con anche un ferito grave colpito dalla polizia. È la terza volta che si spara da giugno. Decido che forse il giro in città lo farò un'altra volta.



08 November 2019

Vecchio denaro in contanti e nonnine al Parco della Cultura

Al supermercato da solo, per fare la mia solita spesuccia personale di insalata che fa un po’ sorridere i miei suoceri: mi dicono che loro questa roba cruda la danno da mangiare ai maiali, non capiscono come faccia un essere umano a preferirla al cibo cotto. 

Ma dopo tanto mangiare cinese (che pur continuo ad amare moltissimo) per settimane e settimane, un'insalata verde a pranzo, cruda, croccante, possibilmente fresca di frigorifero (altra cosa che ho rinunciato a spiegare), con olio di oliva crudo, e pomodorini pure crudi, sale e pepe... ci vuole.

Oggi vedo una cosa che non c'era prima, o almeno non l'avevo notata: un bancone con un mucchio di mucchio di anatre affumicate, intere. Faccio in tempo a fare una foto poi si avvicina un'inserviente che mi dice non essere consentito fotografare le anatre. Tutto il resto della roba in vendita al supermercato sì, animali vivi compresi, ma anatre affumicate no. Inutile cercare di  capire il perché.

Compro la mia lattuga e pomodorini pachino (tipo) per la mia quasi quotidiana insalata ormai vado in automatico come un locale solo che sono sempre l'unico a pagare in contanti e non con il telefono come fanno tutti, ma dico tutti gli altri clienti. Mi sono anche iscritto a WeChat, la piattaforma di chat su telefono cellulare che consente anche di pagare, una specie di WhatsApp e GooglePay tutto in uno. Ho anche registrato la mia carta di credito acconsentendo all'uso dei miei dati personali secondo le leggi in vigore nella Repubblica Popolare Cinese (speriamo bene) ma non mi autorizza a pagare, è richiesta una carta di credito emessa da banca cinese.

Dovrò continuare a pagare con i soldi.

Pomeriggio a passeggiare per il Parco della Cultura. C'è poca gente, un lieve venticello autunnale mi accompagna mentre seguo il lungolago fino ad una pagoda dove mi siedo a leggere il mio kindle.

Qualche ragazzino si avvicina a osservarmi in dettaglio, ancora dopo tre anni che vengo a Guiyang, con vari mesi di permanenza accumulata, non ho visto uno straniero in giro, salvo un paio di amici italiani che ci sono venuti a trovare lo scorso febbraio.

Molte nonne con nipotini li sorvegliano attentamente. Anche alcune madri, poche per la verità, la maggior parte sono al lavoro. mentre le nonne però sono attente ai ragazzini, le madri (giovani e tecnologizzate) hanno gli occhi fissi sui telefonini, messaggiando amici o guardando video.

31 October 2019

Condominio a Chongqing

Oggi passa da casa la nostra donna delle pulizie, una ragazza semplice e gentile. Non è proprio una specialista, anzi abbastanza approssimativa nelle pulizie, specialmente bagno e cucina, ma per un mese va bene così. Mentre lavora non si fa scrupolo di scatarrare e sputazzare. Io sto lavorando nel salotto, la sento ma non la vedo, immagino sputi nel cesso o almeno nel lavandino, chissà. Occhio non vede...

Esco a fare una passeggiata, il quartiere non è il massimo del fascino ma mi piace immergermi nella megalopoli cinese come un locale e non come un turista.

Al piano terra c'è una guardia per la sicurezza del condominio, cosa abbastanza comune qui, ma non fa nulla. Non chiede documenti a chi entra e chi esce, non chiede neanche dove vanno. Però ha una bella uniforme blu compreso cappello con visiera. È molto preso nel suo ruolo.

Nell'ascensore c'è una TV ma trasmette solo pubblicità. Le pareti sono tappezzate di manifestini pubblicitari dei ristoranti del vicinato. Mai perdere un'opportunità per fare soldi!

Cerco sempre un contatto visivo con chi capita in ascensore, così per scambiarsi un sorriso, oppure per provare qualche parola del mio cinese, ma guardano sempre fissi il telefonino o per terra, chiaramente evitano la comunicazione. Un po’ come capitava in Italia nel palazzo dove abitavo con i miei a Roma, quando il lentissimo ascensore ci metteva 40 secondi (senza soste) a fare i sette piani. Se capitava qualcuno non si parlava mai, si schiacciavano i bottoni dei rispettivi piani e poi guardavano tutto il soffitto. Io guardavo loro, specialmente da bambino.

Nei corridoi ai piani le luci sono normalmente spente, si accendono con il rumore, per cui si sentono tutto il giorno le persone che arrivano o escono di casa che urlano o sbattono i piedi per terra per accendere! Lo faccio anche io, funziona! E si risparmia corrente.

Le porte degli appartamenti non hanno chiave ma solo lucchetti elettronici a combinazione. Così il proprietario la può cambiare ogni volta anche a distanza con una app sul telefonino. utilissimo per dare codice temporaneo ad amici, donna pulizie, inquilini, che poi viene disattivato e cambiato quando vanno via.

Subito fuori dal palazzo c'è il giardinetto di una scuola con bambini che giocano, la mattina scandiscono un uno-due-tre senza pausa per varie ore, un po’ monotono, non so cosa contino, forse è una specie di marcia anche se sono fermi in fila al loro posto.

Accanto all'entrata ci sono grandi cassette di sicurezza, anch'esse con lucchetto a combinazione, che servono per le consegne degli acquisti online. Il postino inserisce i pacchi e chiude. Poi la sera quando il compratore torna a casa scansiona il codice a barre della cassetta che gli è stata comunicata via una speciale app e lo sportello si apre. Il compratore ritira il pacco e richiude, e la cassetta è pronta a ricevere il prossimo pacco. Ingegnoso.

Poi però, forse non bastano i loculi, c'è anche negozietto buio e un po’ sudicio con consegna dei pacchi a mano. Anche qui si arriva con un codice a barre e l'impiegata trova il pacco tra i mille accatastati solo apparentemente alla rinfusa e lo consegna. C'è sempre anche un cane che scodinzola qui e lì, credo sia dell'impiegata. C'è sempre anche un bambino che gioca con il cane, forse il figlio. Pare che gli asili siano costosi a Chongqing, e non sempre è facile trovare posto.


28 September 2019

Ancora al supermercato

Mattinata vado a far spesa al supermercato. C'è una grande vasca piena di arachidi sbucciate, con un mestolo per prenderne la quantità desiderata e metterle in una bustina per la pesa. Io ne prendo un paio di mestolate e me ne vado, ma vedo che accanto a me tre o quattro anziane signore si scelgono le arachidi una per una. Spero che si siano lavate le mani se questa è l'usanza.

Noto ancora con dispiacere la mancanza di prodotti stranieri, ce n'erano più l'anno scorso. Chissà perché? Non hanno attecchito con il gusto locale? Guerra commerciale? Però si continua a vedere l'olio d'oliva, prima totalmente assente nella cucina cinese. Una marca, "Olivolà" occupa molti scaffali. Ho un vago ricordo di questo nome, mi pare andasse per la maggiore negli anni settanta del secolo scorso. La confezione dice solo che viene dal Mediterraneo. Comunque in Cina si producono ottime olive, ci fanno una pastella per condire, prima o poi faranno anche l'olio.



Quando vado a pagare la mia solita insalata c'è da fare un po’ di fila. Io aspetto pazientemente il mio turno e quando tocca a me metto le mie verdure sulla bilancia e la commessa comincia a pesarle e prezzarle una ad una. A quel punto un figuro sui sessanta anni si butta davanti a me e mette le sue verdure sulla bilancia, spostando le mie. La commessa non batte ciglio, ma io non ci sto, tolgo le sue buste e ci rimetto le mie. Lui insiste e comincia a sbraitare a voce alta. Non mollo.

In realtà avrei mollato subito dopo perché certo non volevo rischiare la rissa (il maleducato era decisamente più grosso di me) ma arriva una seconda commessa, gli prende la spesa e se lo porta su un'altra bilancia. Lui continua a sbraitare, e anche dopo, quando lo incontro alla cassa, mi minaccia a gesti e parole (non capisco nulla ma niente di buono). Il personale sta a guardare, e anche gli altri clienti del supermercato.

08 October 2016

Cucina cantonese e sigaro cubano a Hong Kong

Oggi mi sono iscritto ad un corso di cucina cantonese da Martha Sherpa, una scuola che ho trovato online e che riceve sempre ottime recensioni. Sono molto curioso.

La scuola si trova in un appartamento in uno dei tanti enormi palazzoni che caratterizzano Hong Kong, qui siamo nella zona di North Point, sul lato settentrionale dell'isola principale.

Martha mi ha mandato le indicazioni per arrivare da lei per email, messaggi quasi furtivi, non ci sono indicazioni visibili dall'esterno per arrivar    e da lei. Come se si volesse nascondere, o comunque tenere un bassissimo profilo. Strano per una scuola che dovrebbe alimentarsi di pubblicità per trovare sempre nuovi clienti. Quando arrivo (con dieci minuti di anticipo sull'orario, aveva specificato a caratteri rossi e nerettati nella sua email di conferma di NON ARRIVARE IN ANTICIPO!) mi accoglie il marito, che poi però sparisce e non si rivedrà più.

La scuola offre lezioni molto diversificate, che spaziano dai dolci all'agrodolce cantonese, allo speziato. Oggi lezione sul wok, la padella onnipresente nelle cucine cinesi. Cucineremo un po’ di pollo, in po’ di pesce e qualche verdura. Non posso scrivere le ricette perché Martha ci ha fatto promettere di non pubblicarle online o su carta stampata.

Ce le ha date stampate su un foglio pezzo di carta, dicendo di conservarle con cura perché non ce ne avrebbe mai data una seconda copia in nessun caso e per nessun motivo. Ci ha intimato a voce e per iscritto di evitare di scriverle o chiamarla per avere una copia digitale delle sue ricette!

Il corso di oggi verte sulla cucina nel wok che è poi l'unica pentola che si trova in una cucina cinese tradizionale.come del resto si trova un solo coltello. Una specie di mannaia ma molto affilata con la quale un bravo cuoco cinese riesce sia a pulire uno spicchio d'aglio, o affettare un piccolo peperoncino piccante, sia a disossare un pollo di 2 kg.

Durante tutto il tempo Martha ci fa seguire principi estremi di legge e igiene e pulizia sia per gli strumenti che usiamo sia per le nostre mani. Per esempio ogni volta che tocchiamo il cellulare durante una pausa dobbiamo immediatamente lavarci le mani: quand'è l'ultima volta che avete lavato il cellulare? Ci chiede retoricamente la maestra di cucina.

Marco e Martha

Siamo in tre alunni: io e due cameriere filippine che lavorano presso famiglie di Hong Kong. È pratica comune mandare il personale a scuola di cucina. Anche a Singapore capita spesso di sentirlo, non costa molto e se lo possono permettere in tanti. Un buon modo per il datore di lavoro di assicurarsi una tavola variata!

In Italia sarebbe una cosa da ricchissimi. Adesso. Una volta no, a casa i miei avevano una cuoca fissa e così tanti nostri amici. Ma era diventata una persona di famiglia, è stata con noi tutta la vita, non era una semplice impiegata che viene per qualche anno come le filippine qui. E poi erano tempi diversi, parliamo di vari decenni fa. E naturalmente erano situazioni diverse, l'Italia del dopoguerra e Hong Kong nell'era digitale. Insomma difficile fare paragoni. 

Martha ci fa lavorare sodo per tutto il giorno, con una pausa durante la quale mangiamo quello che abbiamo cucinato. Alla fine le mie due compagne di classe si portano via tutto quello che abbiamo cucinato, le ho regalato anche le mie porzioni, non sarebbe stato facile portarsele in giro per il resto del pomeriggio e comunque avrebbero fatto più comodo a loro che a me.

Finita la lezione di cucina mi avvio verso la filiale locale di Uniqlo. Mi serve un paio di jeans, e la marca giapponese è sempre interessante, economica, comoda e classica nelle linee, almeno per i jeans. Ha un successo enorme in tutta la Cina, compresa Hong Kong.

Mentre passeggio verso il negozio Uniqlo più vicino, dove voglio comprare un paio di jeans, Googlemaps mi instrada sotto una strada sopraelevata nel quartiere di North Point. C'è un fitto assembramento, e avvicinandomi capisco che sono tutte ragazze filippine, come le mie compagne di classe di oggi: donne di servizio, cuoche, bambinaie che vengono qui a frotte a lavorare. 

Poi quando hanno tempo libero si vedono nei soli posti dove possono passare il tempo gratuitamente, all'aperto: sotto i ponti. Anche perché oggi c'è stato un "typhoon warning", un'allerta uragano, che quando arriva, qui ad Hong Kong come a Taiwan e in tutta la costa meridionale della Cina, può essere veramente devastante.

La mia giornata finisce al Humidor @L’étage, un cigar lounge un po’ Nascosto che ho trovato cercando su Internet. Al piano alto di un anonimo edificio si apre un appartamento con poltrone comodissime e aria condizionata per aspirare il fumo. Humidor con sigari da tutto il mondo, accessori in vendita e naturalmente vino, birre e whisky per accompagnare i profumati bastoncini.

Scelgo un Trinidad cubano ed una birra giapponese. La ventilazione è perfetta, tutto il fumo che produce il mio sigaro sale su su e sparisce nei bocchettoni del condizionatore, l'aria nella sala resta fresca e pulita. Sono da solo e soltanto il rumore del condizionatore mi dà un leggero fastidio nella quiete totale, ma non si può avere tutto!



28 August 2007

24° g - 28 AGO (1a volta, Agente Marco nel Pacifico, si vive solo due volte!): trasferimento a Tongatapu e partenza

Sveglia alle 4 di mattina, un rapido nescafè con scatola di biscotti integrali che hanno l’aria di stare sulla mensola del balcone di Taki da qualche anno (non si vede la data di scadenza, solo che vengono dalle Figi, ma sono buoni) e poi via al traghetto. È ancora buio pesto ma le luci del traghetto sono già tutte accese e la maggior parte dei passeggeri ha già preso posto. Anzi posti. Infatti qui vale la regola che il primo che arriva bene alloggia, si sdraia ed occupa tra l’indifferenza generale tutta una panca da 4 o 5 posti a sedere. Ecco perché Taki mi aveva detto di andare presto se volevo sedermi per la traversata...

25 July 2006

2° g - 25 LUG: volo Delhi – Leh, acclimatamento, acquisti

Volo spettacolare, paesaggio himalayano innevato fantastico. Scalo a Srinagar in Kashmir. Il Kashmir è molto più verde del Ladakh, ed il paesaggio molto meno duro. Ci fa un po’ impressione far sosta qui perché saremmo voluti venire a finire il nostro viaggio in Kashmir, ma i famigerati problemi di sicurezza ancora lo sconsigliano. Peccato, sarà per un’altra volta.

09 September 2005

22° g - 9 Sett: Buwejuu – Dar es Salaam

Partenza in bus per Stone Town. Recuperiamo i bagagli che avevamo lasciato in albergo e facciamo ancora qualche giro per la città per acquisti. L’artigianato è mediamente piuttosto pacchiano e dozzinale, poche cose di qualità, e quando ci sono in genere sono molto costose.

24 June 2005

12° g - 24 Giugno: Valle NUBRA, ritorno a Leh 180 KM ORE 6

Rientro verso Leh, risaliamo verso il passo di Khardung-la, ma ci fermano per aspettare l’orario di percorrimento nel nostro senso previsto per le 13 (poi ci faranno lo sconto e a mezzogiorno siamo in strada). Il posto di blocco comunque si trova presso un ameno praticello, con torrente glaciale adiacente, vari baretti, sedie, tavoli... tutto sommato un bel posto dove fermarsi a godere del panorama himalayano.

07 June 1980

Hard currency shopping, Kremlin Museum and Bolshoi dancers

Lazy morning and lunch at the Rossiya hotel, absolutely forgettable. Much (most?) of what is on the menu is not available. After repeated "we don't have" by the waiter we ask what they have. Some mediocre meat and potatoes.

Kremlin and Saint Basil


We then visit the "Beriozka" shop, that sells all kinds of stuff that is much in demand in the USSR but taken for granted by us. These shops have a long history and exist in several Communist countries, we use Pewex in Poland, but here they have a special transgressive flair, maybe because most Soviet citizens are not allowed in. Prices are quite high, really the same as in the West and much more expensive than Poland for certain items: for example a beautiful book on the Kremlin that I bought in Warsaw for 430 zloty (15 dollars) here costs 40 dollars. In fact they sell quite a few beautiful art book, Soviet authored and Soviet produced, that are not available to normal Soviet consumers in regular bookstores.

Unknown soldier's monument

Kremlin march
We then go the Kremlin for another walk. Lots of soldiers marching around. There are many churches in the citadel (the meaning of the word "kremlin" but they are ALL closed NA REMONT, "for restoration". We try to buy tickets for the famous "multifaceted palace" but they tell us you must book several weeks in advance. No luck. However we are treated to a free show of thousands lining up to visit Lenin's embalmed body in his mausoleum.

Long line to see Lenin


We all feel a bit depressed and keep walking along the Kremlin wall, chatting with Igor. He says that it is very difficult for a Soviet citizen to travel abroad. First, you must apply at the local police station, and they will apply on our behalf to the relevant foreign consulate. Then, after you have a visa, you can apply for a passport. Strange, hard to believe in fact, that any embassy would issue a visa to someone without seeing a passport. Anyway it is well knows that it is difficult, most of those who do leave go on organized tours. Private trips abroad almost unheard of and usually require an invitation by someone in the country to be visited.



NA REMONT
After a while we see a small door that is half-way open. There are a couple of guards but they are mostly intent at chatting with each other. We decide to try our luck and walk through the door. The guards notice us and come to meet us, speaking Russian and indicating fairly unequivocally with their hands that we must leave. I reply to them in Italian that we are tourists, only here for a few days, we'd like to see more of the Kremlin. I was about to say I am Communists and a friend of the Soviet Union but that would not have been very credible with three Americans by my side. Meantime, some stranger, a Russian, comes by and starts talking to the guards. Not sure what they say for the next few minutes, but at the end of it all the guards escort us to a ticket office where we can buy the last three student tickets + a regular ticket for who knows what.

Church in the Kremlin
Once inside our jaws drop at unison. There is a fantastic museum of the Tsars' ceremonial weapons and armour, robes, furniture, carriages, etc. Absolutely stunning. There is a separate museum for the jewels of the imperial family but that requires yet another ticket and we can't get it today. Not allowed to take photos, unfortunately.

In the evening, another amazing show in the Kremlin's Congress Palace's theater: a dance performance by the Bolshoi ballet, one of the most famous in the world. Much much better than anything I've ever seen before, or that I am likely to see again any time soon. So much better than the one we saw in Warsaw. Again, no photos.