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19 February 2019

Lanterns Day Festival in Hong Kong


Pomeriggio a spasso per Kowloon, ci fumiamo un sigaro con un mio amico in visita dall'Italia. Mentre ce ne stiamo tranquilli su una panchina a fumare e guardare le barche che passano arriva un guardiano, o un giardiniere forse, che ci avverte che è vietato fumare. All'inizio non capiamo poi ci prende quasi per mano e ci accompagna un centinaio di metri più avanti, in una zona riservata ai fumatori. Molto gentile.

Il mio amico poi passa dal sarto che gli è stato consigliato. Ce ne sono tanti qui a Hong Kong, molti sono indiani, e fanno vestiti in 48 ore a prezzi stracciati. Io non ci capisco nulla ma il mio amico sì e dice che la qualità è ottima, i tessuti sono spesso importati dall'Italia e la manifattura è impeccabile. Se lo dice lui deve essere vero.

Carine le lanterne enormi predisposte intorno al museo delle belle arti, in rifacimento da anni.




Ma il punto forte dei festeggiamenti sono gli spettacoli teatrali. cui per fortuna riusciamo ad accedere senza troppi problemi nonostante la grande folla.







24 September 2018

Festival della Luna a tavola

La festa del "mezz'autunno" lunare. In pratica coincide, con date variabili di anno in anno, approssimativamente con l'equinozio d'autunno solare.

Dopo il capodanno cinese è la festa più sentita, più partecipata in famiglia, anche se non si vedono le migrazioni di massa bibliche del capodanno. Ci viene a trovare qualche parente, ci si scambia qualche invito con i vicini.

Gran pranzo a casa, tutto cucinato fresco: il giorno di mezz'autunno è proibito mangiare cibi cotti precedentemente. Niente minestre riscaldate!

Si pasteggia con l'alcol fatto da mio suocero facendo fermentare patate dolci. Colore ocra gialla, profumi di mele e pere cotte di media intensità, mediamente secco, ed equilibrato al palato, e di media lunghezza anche se non molto complesso.

Piccoli bicchierini per tutti, tranne ovviamente la nipotina e mia suocera che ultimamente non beve alcol, non ho ancora capito perché. Tocca a me, il genero, come uomo meno "senior" di versare a tutti. Poi brindo, con il Jian kang! (Alla salute!) di rito, facendo attenzione che il bordo del mio bicchiere tocchi il lato del bicchiere di mio suocero, quindi sotto il bordo del suo bicchiere, in segno di deferenza.

Se provo a bere un sorsetto senza brindare a mio suocero (mi capita, anche perché sono quasi sempre inevitabilmente tagliato fuori da ogni conversazione in dialetto hunanese) mia moglie mi redarguisce e devo subito rimediare. Idem se il bicchiere di mio suocero resta vuoto e io non lo rabbocco all'istante. Per gli altri commensali basta brindare una o due volte nel corso del pasto. Comunque mia moglie è paziente, non si scompone troppo e mi continua a rammentare di rabboccare.

Il "vino" di prugna è una novità, ma devo ammettere che con il cibo medio-piccante che preparano i suoceri si abbina alla meraviglia. La morbidezza del resto, me lo hanno insegnato all'AIS, anzi è stata addirittura una mia domanda all'esame da sommelier, è la migliore amica del piccante.

A pensarci bene è un po’ come tra due innamorati, lei morbida e delicata, lui piccante, leggermente aggressivo ma pronto ad arrendersi e farsi avvolgere dalla seduzione.

Solo alla fine, quando non si beve più alcol, l'ultimo brindisi è preceduto da un Gan bei! (pulisci il bicchiere!) che indica l'impegno a svuotare completamente il bicchiere, fino all'ultima goccia.

Chissà perché, una volta che tutti hanno fatto gan bei, si comincia ad aggiungere riso al vapore nei piatti. Non ho mai capito la ratio di questa consuetudine anche se ho chiesto ripetutamente. Forse, ma è solo una speculazione, quando una volta c'era poco da mangiare a tavola, prima si finivano i cibi nobili (carne, verdure) e poi, se si aveva ancora fame, si riempiva la pancia con il riso. Che comunque non era necessario finire, poteva aspettare nella pentola fino al giorno dopo. Forse un giorno scoprirò se è veramente così.

A fine pasto mio suocero tira fuori anche un distillato, sempre prodotto dalle patate dolci. Pungente all'attacco, ma con finale morbido, si sente quando scende in gola. Ne prendo un assaggio, dopo vari bicchierini del fermentato non vorrei trovarmi sotto al tavolo.

Ma nessuno si può alzare da tavola senza aver provato il liquore di prugna: semplicemente prugne affogate per qualche mese in alcol puro, al quale cedono il loro sapore. Un goccio e mi fermo, il gioco si sta facendo pericoloso!

02 March 2018

Festival delle lanterne a Guiyang e ristorante Miao


Mattinata in piazza accanto alla zona pedonale. Molta gente a far festa, somprattutto anziani, ma sappiamo che in questa città ci sono soprattutto anziani e bambini. I giovani sono nelle grandi città a far soldi. Molti sono venuti qui durante le feste del capodanno che si concludono oggi, ma la stragrande maggioranza sono già ripartiti.

Per la strada, ad un certo punto, noto una lunga fila di cartelli bianchi, con scritture molto fitte che esortano a compiere buone azioni: studiare, aiutare gli anziani ecc. Lo trovo da una parte un po’ paternalistico, ma dall'altra anche socialmene utile. Sarebbe utile dappertutto, anche in Italia. Forse lo è soprattutto in Cina, dove il senso di solidarietà sociale non è molto sviluppato: c'è la famiglia e qualche amico, il resto non conta. Generalizzo naturalmente, ma mi è capitato molto spesso di sentire e vedere un attaccamento ai propri cari, soprattutto agli anziani, ed un'indifferenza per tutti gli altri.




Andiamo in un negozio a provare qualche vestito da matrimonio. Io e mia moglie ci siamo già sposati quattro volte (senza divorziarci tra l'uno e l'altro matrimonio) e vorremmo fare la quinta volta, magari in Italia o in Belgio dove abbiamo la maggior parte degli amici.

Mi provo un bel vestito rosso, mi sta bene. Ma è un po’ caro, mia moglie mi dice lo compreremo altrove. Hanno anche un bel cappello tradizionale cinese, di quelli con il codino che si vedono nei film della dinastia Qing. Ma secondo mia moglie non vanno più di moda, oggi i cinesi si sposano con un bel cappello occidentale a tese larghe. Io invece lo voglio proprio perché non è di moda. Del resto ci siamo sposati in Cina due anni fa vestiti all'occidentale, perché non dovremmo sposarci in occidente vestiti alla cinese? Penso la discussione si protrarrà nel tempo ed ho già un vago presagio di come andrà a finire. Ma ci provo.

Il negozio vende anche lenzuola da sposi, rigorosamente rosse, molto soffici, alcune di seta. Costano sui 6000 Rmb, tre mesi di stipendio medio qui! Mi piace il fatto che abbiano tutte quattro paia di federe per cuscini. Otto cuscini per letto, tutti rigorosamente rossi. Ma le lenzuola le abbiamo già, ce le hanno regalate i miei suoceri due anni fa quando ci siamo sposati per la seconda volta, a Sanya. Anche se con un solo paio di federe per cuscini.


Riconsegnati i vestiti andiamo a comprare un po’ di bevande alcoliche. Qui è consentito, anzi è cosa normale e molto comune, comprare vino o distillati al supermercato e portarli al ristorante, senza pagare alcun diritto di "corkerage".

Sulla strada ci imbattiamo in un pizzettaro. Un bugigattolo che sforna pizze all'apparenza molto simili a quelle che troviamo in Italia nelle pizzerie al taglio o da asporto.

Al supermercato sotto casa ci sono soprattutto vini cinesi, di prezzo variabile ma comunque non economici, e in qualche caso decisamente cari, fino all'equivalente di oltre 100 euro. Poi alcuni vini francesi totalmente sconosciuti, qualcosa dal Cile e praticamente null'altro. L'anno scorso ce n'erano anche di italiani ma non li vedo più. Ogni volta che torno ci sono sempre meno bottiglie, e cibarie, dall'estero.

Forse la clientela borghese di Guiyang non è molto curiosa a tavola. Compriamo un paio di bottiglie di vino cinese, vedremo.

Per stasera un amico ha affittato una stanza in un ristorante al secondo piano di un palazzo. Cosa normale qui per i ristoranti trovarsi non al piano terra, accessibili dalla strada, ma ai piani superiori. (Invece medici e dentisti spesso hanno lo studio al piano terra con porta che dà direttamente sulla strada.)

Il ristorante è specializzato nella cucina della minoranza dei Miao. O almeno lo era, adesso fanno di tutto. Ce ne sono molti intorno a Hunan adesso, ma questo è nuovo a Guiyang. I Miao sono una delle minoranze più conosciute della Cina e vivono in gruppi sparsi in molte province, ma soprattutto in una decina. L’Hunan ha il secondo gruppo più numeroso, circa 1,7 milioni di persone, ovvero quasi il 3% della popolazione della provincia. Solo l’adiacente provincia di Guizhou ne ha di più. Ne avevamo visti molti nell’Hunan occidentale due anni fa, questa è la prima volta qui a Guiyang. Sono lieto di vedere che la ricchezza delle minoranze sembra essere ancora una volta riconosciuta come una risorsa del Paese, almeno per far soldi, basta che non mettano in discussione di essere “cinesi”.

Il cibo viene servito nel solito tavolo girevole "lazy Susan" ed è piuttosto vario, ricco e, naturalmente, piccante! La gente mangia, beve, ride e persino fuma sigarette, tutto in una volta. La maggior parte degli uomini beve molto. Liquore di riso cinese. Bevono un bicchierino alla volta e per dimostrare il loro punto ogni volta girano il bicchiere vuoto nell'altro in modo che tutti possano vedere all'interno che è vuoto. A volte lo capovolgono per mostrare che non è rimasta una goccia. Ne bevo due o tre, poi mi fermo. Non mi piacciono questo tipo di competizione, che comunque non potrei mai vincere. Sorprendentemente, nessuno si ubriaca e alla fine della serata torneranno tutti a casa (o anche in macchina) senza alcun problema. Pensavo che i russi e gli ucraini fossero i più accaniti bevitori, o forse i polacchi, ma gli hunanesi potevano affrontare qualsiasi europeo dell'est!

Quattro signore in costume Miao fanno il giro del ristorante e visitano ognuno dei tavoli riservati e versano bevanda dolciastra e leggermente alcolica in una caraffa e da lì in una tazza posizionata sulle labbra dell’ospite d’onore, che deve berla tutta su! Al nostro tavolo, ovviamente, sono io! In realtà mi piace la bevanda, anche se non è così facile ingoiare tutto ciò che serve per avere un bell'aspetto, ma alla fine riesco a farlo ed evito l'imbarazzo!

Nel frattempo i bambini delle famiglie presenti giocano intorno al ristorante. Sono pieni di energia e non sembrano preoccuparsi che si stia facendo tardi.

Sulla via del ritorno a casa, alla fine del pasto, i bambini sono saltati su un palco di strada che è stato allestito per un festival jazz che inizia domani. Peccato che perderemo il festival perché dobbiamo partire, ma è divertente vedere i bambini ballare stasera! 

Ed è bello vedere il jazz mettere radici in Cina, non è stato uno dei preferiti nel paese per ora, anche se sempre più disponibile nelle grandi città. Immagino, ma non ne sono sicuro, che un vantaggio per il jazz sia che di solito non è politicamente controverso come altri generi e quindi non è soggetto a nessun tipo di censura o restrizione. (La cantante islandese Björk è stata bandita dalla Cina quando ha menzionato il Tibet in una delle sue apparizioni.)

Mentre li teniamo d'occhio, un amico ci ha comprato una bibita fresca, una specie di frappè con perline di pasta di alcuni fagioli. Abbastanza nuovo per me ma rinfrescante e gustoso, ottimo per concludere la serata!

Il vino cinese che abbiamo comprato è deludente, pagato in media sui 250 Rmb (20 euro circa) e non li valgono affatto.

16 February 2018

Chinese New Year parade in Hong Kong

Traditional parade organized every year in Hong Kong for the Chinese (Lunar) New Year.








14 February 2018

Hong Kong New Year preparations and flower market on Valentine's Day


Visit a new year market with lots of flowers, food and a couple of musical shows. Huge crowds! The flow of the masses of people is channeled so that everyone is going in a one-way direction around the portion of Victoria's Garden at Causeway bay which is dedicated to the fair. It would be impossible to have everyone move at random, freely, there are just too many of us. Those in the middle of the human river can't even see stands on either side!

In the middle of it all there was a theatre with a sequence of shows: singers illusionist, some free snack are offered to the crowd.

For street food, Hong Kong is rightly famous and today is no exception. We can stand in a fast-moving line at one of many howker stands and buy some quail eggs on a skewer for me and a pot of beef noodles for my wife. No meat, no meal!

While we are munching away, waiting for a show to start, a charming lady in her seventies comes to talk to us. She speaks good English and says her slight American accent is due to the fact she lived in Massachusetts for a few years. Her brothers went to MIT, my classmates! Then they decided to come back to Hong Kong. She is happy about her choice, this is home, but is worried about the future of the Special Administrative Region. A dilemma many Hongkongers face after the return of the British colony to China in 1997. As usual, the British left their old possession in a mess, just like India.

Filipino helpers are mostly sticking to themselves, there are so many here in Hong Kong, they are let in pretty easily to help out in the homes of the middle class. It is paradoxical but it is easier for a Filipino to come and work here than for a Chinese!

Dinner at one of the thousands of "hole in the wall" eateries of Hong Kong, this we found by chance as it was the only one still open at 11pm, excellent pork noodles. We sat at a cramped table along a narrow corridor and were joined by a talkative local lady. She is an ethnic Chinese but actually comes from Canada and is a regular here, she assures us we have been lucky to find this place by chance as it is one of the best "holes in the wall" around. She complained about mainland Chinese who come in droves and empty shelves of whatever it is they can't find in China. Baby formula is a constant. I don't really understand: why is it so difficult to procure more baby formula? If there is demand, local shops should be able to just order more from international suppliers and let the Chinese buy as much as they want.

Christians in Hong Kong.



Very dense crowd!

01 January 2014

26. - 1 January 2014: New y\ear's day at Saint Lucia

Morning spent walking leisurly in town. Several ladies sell a bit of everything along the road: the same stand will have fruits and vegetables by the roadside and also sell curios on the sidewalk. Some graceful paintings and some tacky T-shirts, all mixed together with the inevitable Mandela paraphernalia. Just behind the displays, I can barely see simple small houses where they live, I think.

Not far, next to the pumps of a gas station, a half dozen teenagers are celebrating the new year in the street, dancing, singing and performing some remarkable acrobatic rap dance. They are most excited when I stop to take pictures and quite happy to adjust their routines so I can take my best shots.

This started as a cloudy day but by noon the sun is high in the sky and it's rather hot. Decide to skip lunch and spend the rest of the morning by the pool of our hotel. No one is around and it would be very peaceful were it not for the manager of the adjacent restaurant who is yelling at a waitress because she has not tidied up properly after breakfast. He is actually doing the cleaning himself now but keeps screaming that this is not the manager's job. She sits in a corner, silent, motionless, looking straight ahead of herself into a bush.

In the afternoon we all take a cruise n the estuary to see hippos and crocs, plus a lot of other wildlife.The eight hundred hippos who live here, we are told, eat 40kg of grass every day each. Actually every night as they spend the day in the water, whence they come out after sunset to graze the fields. All together they produce some 32 metric tons of dung per day! Which is apparently the favorite food of prawns, a local specialty. Well now I know what's in my plate when I order delicious South African prawns.

Just thinking as I disembark from the crowded ship and make my way to the pier: hippos are the biggest killer of humans in Africa, more than any other big fierce animal like lions or leopards, and second only to malaria carrying mosquitos. And now they turn out to be a major feeder of humans, if an indirect one. Who would have guessed?

After the cruise, Valentina, Luca, Rosella and I head to the beach. We've been told there is a huge party there every year on New Year's day. I've seen some packed vans driving around yesterday and today, but there do not seem to be more people in the streets that one would expect during a holiday. Talk of understimating...

We need to walk for about 2 km from downtown S. Lucia to the beach. It's about 4pm and the sun is already beginning to set behind out backs. As I hold my two cameras, I can see thousands of people who are walking away from the beach we are heading to, and beging to snap away at their cheerful and satisfied expression. Their party is over and they are heading home. I try and walk faster to reach the beach while there is still good light to photograph and the people are partying. I am afraid I am late, party must be over with so many thousands leaving, but hopefully some stragglers will still be there.

But I need not have worried at all. As I approach the beach, and can actually see the blue horizon in the distance, the long line of people leaving continues, but the source of the flow is an infinite crowd that strolls to and fro, swims, eats, drinks (no alcohol is allowed though) and makes merry. Everyone I meet is happy to chat, exchange happy new year wishes, take pictures together and exchange Facebook friendship on our cell phones.


I have never seen so many people together in my whole life, and probably never will again. Unless I come back for another new year celebration at the Saint Lucia beach, that is. Hundreds of thousands of people as far as the eye can see, for kilometers on either side of the spot where we reach the water's edge. All are blacks except my three fellow photographers, a few albinos and me. I can't of course be sure there were no other whites, but I won't see any for the following three hours.

A few policeman and policewomen patrol leisurly but no sense od tension or conflict. The only exception is three drunk guys holding beer cans who talk to me with a clearly hostile attitude while I am exchanging Facebook nicknames with a lady I have photograped. It is strictly forbidden to take any alcohol to the beach today, I have seen several signposts to that effect, but how do you check hundreds of thousands of partying youths?

She insists on typing her name on my Facebook app and they give up. Then another small man maybe twenty years-old wearing red and yellow sunglasses comes forward and asks if everything is OK.

Everyone is quite happy at being photographed. Many ask for it. Several offer their Facebook address to receive their photos. Only the three or four albinos I meet don't want their pictures taken. Maybe they are ashamed, maybe they fear that circulating their images might put them in harm's way. Though not as bad as in other parts of Africa, superstitions on the powers of albino body parts exist in South AFrica as well.

On the way back to town I notice many people with large jars, maybe 5 liters, full of sea water and some sand. I ask why they take sea water away and the disarmiblgy simple answer is that they mix with tap water and make salt bath at home!

Dinner time: it's hard to find a restaurant, many are closed and those which are not are booked solid and often have a long line of people waiting outside. Even the restaurant of our own hotel is overbooked, the kitchen closes early and there is no way they can feed us.

We consider going to a fast food someone we talked to mentioned might be open in the township of Mtubatuba, some 25 km away. We have little reliable information and might be just wasting time going there. I make some phone calls to numbers provided to me by a seller of curious who is hoping to exchange a zebra skin currently in his shop with some of the notes in my wallet. But the chances of us driving to Mtubatuba and finding an open restaurant seem to be considerably below 50%.

Moreover, our driver, who last night had supported my hypothesis that it would be safe to visit a black township as a group, bulks at the idea of actually taking us there tonight. He says it's not Soweto. It's not welcoming, crime is high. He fears for our safety and the car's. This makes me more rathr than less eager to go so he calls the company headquarters to ask permission (or at least he says he does) and the answer is no. So much for the township experience, for tonight anyway. But we still need to eat.

In the end, and at the end of a long wait in the street in front of the curio shop, with the owner still looking my way hoping for a deal on his zebra skin, we eat at the Reef and Dunes restaurant, which is right next door to it. Warm welcoming and pleasant atmosphere under their thatched roof. Lots of good beer and their fried butterfish is excellent! I did not know at the time that it can be less than healthy to eat it, but it did no harm to me. Time to hit the sack, it's been another long day.

At night I can hear the grunt of several hippos that have walked ashore. They can be dangerous. Several signposts in the streets and in the garden of my hotel warn everyone to be careful with hippos. And even more careful with monkeys who roam around private property and take pleasure in grabbing anything that strikes their fancy.

09 August 2006

17° g - 9 AGO: Padum – Sani Festival – Padum

Secondo giorno di festival, al contrario di Hemis (vedi post 2005) qui il secondo giorno è il più significativo. Arrivo sul presto e mi metto a meditare nel gompa con i monaci. La sala principale è incorniciata da 16 grandi colonne di legno addobbate di drappi colorati. Il pavimento di pietra è ruvido, grezzo. I monaci srotolano tappeti per i visitatori. Verso le 8 di mattina i locali cominciano ad allestire un mercatino sullo spiazzo antistante il gompa. Vendono di tutto, sia oggetti per i turisti sia merce per clienti locali (vestiti, utensili per la casa). Ad un certo punto noto un monaco che fuma che entra nel gompa... non è possibile! ed infatti poi ne esce subito. Oggi il nostro autista Zangpo è venuto con la figlia Lobsangol, che accompagno a posare una pietra votiva di Mani sul muro interno del gompa, lungo un corridoio che gira tutto intorno all’edificio.

08 August 2006

16° g - 8 AGO: Padum – scuola Lamdon – Sani Festival – Padum

 Oggi è la prima giornata del Festival che dà il nome al nostro viaggio, ma prima passiamo a visitare la scuola. Ci accoglie un’italiana che fa volontariato qui per l’estate. Non è pagata, anzi si è pagata le spese di alloggio (Rs 2000 al mese, circa 35€), le hanno solo rimborsato il viaggio.

Infatti la scuola è sostenuta da sponsor francesi (400) ed italiani (100). I soci pagano 38€ all’anno, e con 138€ possono adottare un alunno agli studi. Parlo un po’ con il vice preside, ci dice che i problemi principali sono i trasporti (mancano i bus per portare i bambini dai villaggi a scuola) e gli alloggi per ospitare gli alunni che vengono da lontano e non potrebbero tornare a casa ogni giorno. I versamenti italiani si fanno presso il conto della Banca Etica: non mi convince il nome, ma questo è un altro discorso...

07 August 2006

15° g - 7 AGO: Padum – Tongde – Zangla – Padum

In auto fino alla base della montagna del monastero di Tongde, poi 45 minuti a piedi fino al monastero lungo una rampa a gradoni abbastanza ripida. Ottima vista sulla valle, si vede la confluenza del Lunak e della Duda che forma lo Zanskar. Si vede anche Karsha in lontanza dall’altra parte del fiume. Terrazza del monastero con ambiente di massima suggestione, mi metto con alcuni amici a meditare e contemplare, disturbato solo dal cicaleccio di un paio di compagne di viaggio che non riescono mai a stare zitte. Da qui si vede il percorso a piedi che porta fino a Pukhtal, il monastero nella roccia che purtroppo non avremo tempo di andare a visitare. Ne scendono alcuni locali con un mulo. Un piccolo timido torrentino scende dal ghiacciaio ma si insabbia prima di raggiungere lo Zanskar. Mi immagino un viaggio in canotto... rafting da Bardan a Nemu, sull’Indo, chissà un altr’anno...

28 July 2006

5° g - 28 LUG: Festival di Phyang

La stanchezza del viaggio si sente ancora, decidiamo di partire con comodo alle 11. Sosta sulla strada a Spitok, visita del monastero con bella veduta sulla valle di Leh da una parte (vista sull’aeroporto, vietato fotografare!) e sulla catena dello Zanskar dall’altra parte.

Oggi al festival c’è poca gente, solo qualche centinaio di locali e pochissimi stranieri. Le danze si godono molto meglio. Finisce tutto verso le 4. Molta polvere, resa più fastidiosa dal vento. Rispetto al Festival di Hemis che ho visto l’anno scorso, Phyang è meno coreograficamente spettacolare, ed anche meno scenografico, ma forse più intimo come atmosfera, soprattutto nei due pomeriggi quando non ci sono tanti turisti. Essendo più piccolo, il cortile di Phyang si sovraffolla facilmente, mentre ad Hemis c’era più spazio.

27 July 2006

4° g - 27 LUG: Festival di Phyang

Prima giornata al festival. Partiamo verso le 8 dall’albergo. Interessante il percorso lungo l’Indo. Tra le curiosità, si passa davanti ad una base militare, declamata con orgoglio “World’s Highest Training Ground” e poi vicino al “World’s Highest Bottling Plant”.

All’inizio al festival c’è tanta gente, quasi inutile arrivare tanto tempo prima per prendere dei buoni posti tanto il numero di maleducati che arrivano dopo e ti si piazzano davanti sarà sempre sufficiente ad obbligarti a spostarti. Particolarmente insopportabili oggi i turisti israeliani e russi, più rispettosi francesi ed americani. Il festival dura due giorni, io consiglierei di saltare la prima mattinata quando la ressa è massima ed andare nel pomeriggio, verso l’una, e poi il secondo giorno. Inoltre quando vanno via tutti gli stranieri è più facile anche un minimo di contatto con i locali, in fondo è la loro festa. Nel pm di stranieri ci siamo quasi solo noi. Per far foto bisogna stare giù nel cortile e spostarsi, altrimenti buon punto di osservazione anche sulle balconate e dalle finestre del palazzo del monastero adiacente.

18 June 2005

6° g - 18 Giugno: Festival di Hemis 90 KM ORE 3

La seconda giornata del festival di Hemis è stata un po’ in tono minore. Se doveste decidere di assistere solo ad una delle due, certamente andate alla prima.

Oggi incontro Albertina D’Urso, una simpatica fotografa milanese che gira l’India per i suoi reportage, un bell’esempio di intraprendenza e capacità realizzativa abbinata ad una passione per il mondo che ci trasmette con le sue fotografie.

Per chi ne avesse abbastanza di danze sacre e volesse effettuare una variante di camminata, si può percorrere un sentiero/scalinata che da dietro il monastero porta su per circa 2 km fino ad una fonte di acqua con vicino villaggio.

17 June 2005

5° g - 17 Giugno: Festival di Hemis 90 KM ORE 3

E’ il punto culminante del viaggio, il più importante festival buddista della valle. Mehraj ci ha riservato dei posti. Ce li dà gratis, avevano rinunciato altri clienti che avevano pagato, mi ha detto, gentile da parte sua, sul tetto del monastero. Sono utili per fare una base, ma poi è meglio (ed è indispensabile per le foto) spostarsi, a secondo della luce, delle coreografie e dell’affollamento. Può essere utile bloccare presto la mattina i posti intorno al recinto per essere più vicini. Interessantissimo anche assistere alla recitazione dei mantra prima delle danze e negli intervalli, nella sala da preghiera. Si può anche fotografare, anche con il flash (che però consiglio di limitare al minimo, sia per non disturbare, sia perché con la luce radente che entra dalle finestre le foto vengono meglio).

Il festival è il più famoso della regione, si svolge con regolarità da tempo immemorabile anche se in passato ci dicono fosse in inverno, ed è poi stato spostato dai monaci all’estate per facilitare l’accesso ai turisti. Forse un peccato di avidità economica, ma non mi sento di criticarli per questo. Il turismo porta il Ladakh nel XXI secolo ed io non sono tra quelli che ritengono di dover impedire la comunicazione mondiale per preservare tradizioni isolate. Certo il turismo può anche essere deleterio, e qui come altrove dipenderà da come sarà gestito. Le coreografie rappresentano la perenne lotta tra il bene ed il male, con la luce che alla fine, naturalmente, prevale sulle tenebre.

Comunque accanto ai turisti che si accalcano fugacemente ai bordi del cortile dove si svolgono le cerimonie (la maggior parte si ferma solo qualche ora, il tempo di fare qualche foto) è molto coinvolgente la partecipazione dei locali, che affluiscono da tutti i villaggi circostanti per l’evento.

30 July 2004

4° g - 30 LUG: Moorea, gita in barca e danze per la Heiva

Mattina giro dell'isola in barca per 5500 franchi del pacifico (CFP: 1 Euro = 119 franchi, "f" in questo blog) gestito da una società con cui ci ha messi in contatto Auguste. Ce ne sono varie. Il giro comprende la visione degli squali, attirati dal pesce (pratica oggi forse un po’ abusata per il turismo ma in origine ideata non per i turisti ma come tecnica di pesca tradizionale, per far avvicinare i pesci da catturare). Per pranzo si va in un motu, con le razze che ci vengono in mano (senza darle da mangiare!) ottima grigliata e dimostrazione dell’utilizzo del cocco: dal frutto si estrae acqua da bere, latte per cucinare, polpa da mangiare ecc...

08 May 1989

15° g - 8 MAG: Festa della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica

Il 9 maggio è l'anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica. Già da qualche giorno nelle strade di Mosca si sono sostituiti i manifesti inneggianti alla "solidarietà internazionale dei lavoratori" (1º Maggio) con quelli sulla vittoria. Stessi colori, stesso tono militante, stessi grandi punti esclamativi. Il telegiornale apre con l'annunciatore che dice: "Domani è l'anniversario della vittoria" e dopo una solenne pausa parte una serie di servizi sulle manifestazioni di veterani in tutta l'URSS. Curiose macedonie di vecchietti col petto letteralmente coperto da dozzine di medaglie tintinnanti, ragazze sorridenti che portano vessilli e bambini serissimi che al passo dell'oca portano fiori alle migliaia di monumenti commemorativi sparsi per tutti i più piccoli centri del paese.

01 May 1989

8° g - 1 MAG: Festa del Lavoro

Oggi è il 1º Maggio, Festa dei lavoratori, ed è tutto chiuso. L'IMEMO non è stato capace a trovarmi un "passi" per le manifestazioni per cui cerco di confondermi tra la folla per vedere la parata fino al Cremlino. Vengo però acciuffato per tre volte dalla polizia (poliziotti ogni 10-15 metri per tutte le strade) e rispedito indietro perché non faccio parte di nessuna delegazione. La terza volta il poliziotto, dopo che gli dico che sono un comunista italiano ospite dell'Accademia delle Scienze, e che vorrei partecipare alla festa del lavoro sovietico, cerca di convincere il capo di una delegazione di non so quale ministero ad accettarmi nel suo gruppo, ma questi non ne vuole sapere. Curioso spettacolo dovrebbe essere, dall'alto, quello di centinaia di migliaia di persone che camminano in una direzione sulla destra delle strade e solo una, io, che si allontana dai festeggiamenti sulla sinistra...