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06 February 2022

Recensione libro: Daniele Ruffinoni e la Concessione Italiana (2018) di Bologna, Alberto e Michele Bonino, ****


Sinossi

L’area della ex Concessione italiana di Tianjin, in Cina, custodisce ancora oggi alcuni degli edifici progettati dall’ingegnere torinese Daniele Ruffinoni tra il 1913 e il 1915. La vicenda professionale di Ruffinoni a Tianjin, sino a ora praticamente inesplorata, fornisce l’occasione per riflettere su uno scambio intellettuale e tecnico tra l’Italia e la Cina e sul suo significato attuale, mentre ci si interroga sempre più sulle opportunità offerte dal grande Paese asiatico. 

Questo libro intende fare luce su una vicenda certo poco nota, ma per questo non meno significativa, dell’architettura italiana dello scorso secolo e sull’odierno stato di questi luoghi, a seguito di recenti processi di trasformazione. Quali le ragioni e il contesto storico in cui si è svolta la progettazione della ex Concessione italiana di Tianjin? Chi era Ruffinoni e come ha sviluppato la sua attività professionale in Cina? Quali strumenti metodologici mettere in campo per la lettura critica di questa storia? Quali le strategie progettuali seguite nella trasformazione recente della ex Concessione?

Recensione

Ricostruzione meticolosa dell'opera di un architetto italiano in Cina. Il lungo viaggio, il rientro prematuro, la difficoltà di approvvigionamento dei materiali, le complicazioni legate allo scoppio della Grande Guerra.

Al di là di considerazioni storiche e politiche sull'esistenza stessa di quella concessione, il libro ci porta per mano nella Cina di inizio XX secolo, con l'ultima dinastia imperiale agli sgoccioli e la nascita della repubblica. In questo contesto si incontrano architetti e costruttori italiani e cinesi, a lavorare sul francobollo di terra che è Italia e tale resterà fino al 1947 quando sarà ovviamente restituita alla madrepatria.

Leggi qui le mie recensioni di libri sulla Cina.

10 September 2018

Giardino e food court a Shanghai

Visitiamo il palazzo, anzi i palazzi del giardino "Yu", costruito durante la dinastia Ming intorno al 1560 e poi distrutto nei secoli durante successive vicissitudini belliche e sempre ricostruito. Tradizionale architettura cinese: costruzioni in legno con il tetto a baffo, bacini d'acqua brulicanti di pesci colorati, statue, ponti.





Dopo la visita, giustamente affamati, andiamo in un enorme "food court", non so bene come tradurre questo concetto di un enorme ambiente, su più piani, con dozzine di ristoranti indipendenti al suo interno. Frequentati da locali come da turisti, giovani e anziani. Il tutto generalmente abbastanza economico e sempre molto informale.

Mentre mia moglie va a comprare il pranzo (delego a lei questi giorni, ogni volta è una sorpresa) prendo un tavolo e mi siedo a guardare i famelici avventori che mi sfilano davanti. Tutti sempre molto seri in viso, non sembra che si stiano divertendo. Forse non si stanno divertendo, sono in pausa pranzo dal lavoro. Molto disciplinati, il che non è sempre il caso in Cina, fanno la fila con pazienza al buffet ed alla cassa.

Poi una sorpresa, ma non è il piatto scelto da Lifang. Sono alcuni poveracci, hanno l'aspetto di essere senza tetto, comunque senza cucina perché si avvicinano ai tavoli appena vanno via i commensali per raccattare gli avanzi. Molti cinesi hanno un po’ il vizio di ordinare troppo, o comunque di mettersi troppo sul piatto, soprattutto quando il prezzo è fisso al buffet. Risultato è che ci sono spesso porzioni esagerate che poi non sono finite e restano lì. I poveretti si avvicinano con una bustina di plastica e racimolano il loro pranzo. 

Qualche volta si avvicinano a chiedere a chi sta ancora finendo di mangiare, prima che vada via. Uno viene pure da me, ma poi vede che il tavolo è ancora vuoto, sto aspettando anche io, e se ne va. Un po’ triste vedere chi ha fame in mezzo a tanta pantagruelica opulenza. È la prima volta che mi capita in Cina.


24 August 2017

Fullerton history and national gallery

Dopo un'altra sontuosa colazione di salmone e champagne al Fullerton Hotel, decidiamo di unirci ad un gruppetto per una visita guidata dell'hotel, che è uno dei 73 siti riconosciuti come monumento nazionale, di importanza storica oltre che architettonica.

Prende il nome da Robert Fullerton, uno scozzese che fu il primo governatore dell "Possedimento degli Stretti", come la Compagnia delle Indie di sua maestà britannica chiamò i possedimenti in sud-est asiatico di cui Singapore faceva parte.

Nel tempo è stato un ufficio postale, un club esclusivo, e poi, per nostra fortuna, un albergo di lusso. Non so quante volte ci alloggerò nella vita, ma ne vale la pena!




Pomeriggio alla National Gallery, una collezione di opere d'arte di artisti locali e internazionali. 





Colonna di libri, Museo Nazionale

Magic chair




28 August 2010

17° g - 28 AGO: Chandigarh – Delhi TRENO: km 300

Alle 9 alcuni di noi partono in rick-shaw a motore per il Neck Chand Rock Garden, un enorme parco/giardino surreale, pazzesco, iperbolico, creato da Neck Chand, un artista locale, con materiali di scarto riciclati. Sculture, allestimenti, corsi d'acqua, cascate... Un mix di kitsch, postavanguardia e delirio puro. Da non mancare. Caldo umido già la mattina presto, ma il rickshaw a motore fila fresco per i grandi viali alberati della città...

21 February 2010

Taipei: National Palace Museum, 101, Longshan temple

National Palace Museum
My morning is entirely devoted to the National Palace Museum. I was here eight years ago but I am just as excited today. The best museum for Chinese art in the world. The story is well known. Chiang kai-shek took about 20,000 trunks wirth of art from the imperial collection of the forbidden city when he had to leave Beijing during the civil war. All that stuff traveled around China, but when Chiang saw that he was losing to mao, he had his staff pack "only" about 7,000 trunks of the best items and shipped it over to Taiwan. This treasure is still a major bone of contention with Beijing, though in recent years there have been cooperation programs with museums in the mainland.

This is la crème de la crème of Chinese art, collected by emperors as far back as the Tang dynasty. Chiang had a nuclear bomb proof vault buil in a mountain next to Taipei and then, next to the mountain, this museum. The world is lucky that the stuff is here, or it would probably have been dstroyed during the cultural revolution in China. Today, only about one percent of the items are on display, and the Museum's staff rotates it ever so many months. Incredibly refined, pottery, ceramics, calligraphy, jewellery, jade, bronze...

I can see myself coming back here many, many times...

Leaving the Museum I head to the XXI symbol of pride of Taiwan, Taipei 101. When it was completed in 2004 it was the tallest building in the world, and it remained that until last month, when Burj Khalifa opened in Dubai. Taipei 101 is a controversial project. My friend S., who openly sympathizes for the independentist school of thought in Taiwan, says it was not really necessary and it was motly a trick by the Nationalists to impress an increasingly disillusioned electorate.

Taipei 101


Moving fast in 101 elevator
Be that as it may, it is still impressive. Inside, there is a slurpy food center in the basement. Then several floors of shopping mall, and what a shopping mall! Luxur brands from all over the world and a pleasant yet awe inspiring carousel of escalators, lifts, lights, and immense empty spaces that provide a welcoming and warm atmosphere.

At the top, it is cold and windy today. Not the best day to enjoy the landscape. I don't spend much time there, but again I must admit to being impressed: this time by the elevator, the fastest (at this time) in the world, going up and down at 17 meters per second without the slightest discomfort for the user. Well, may I should say the traveler, since it's over half a kilometer up from ground level!
Inside 101


An impressive 730 tons tuned mass damper is installed near the top to absorb shocks caused by wind or earthquakes.

tuned mass damper in 101
In the evening I went to the Longshan temple, where I spent some time looking at the faithful perform Buddhist ceremonies and giving offerings. It is a mystic atmosphere, welcoming and somewhat magic. Free CDs with Buddhist music ara available.
Longshan temple


15 February 2010

Arrival in Hong Kong for Chinese New Year's celebrations

It's my first time back in Hong Kong after 14 years. Last time I landed in the old airport, an experience I will never forget! This time I am welcomed by the new airport, an architectural and logistical masterpiece that is voted best airport in the world over and over again... This, also, is a great experience!

28 February 2009

Recensione: Il Gigante del Nilo, di Marco Zatterin, ****

Sinossi
Era un omone di quasi due metri, e aveva un curriculum di studi non propriamente impeccabile: aveva fatto il barbiere, il fenomeno da baraccone e l'attore. Ma il padovano Giovanni Battista Belzoni (1778-1823) è diventato una figura leggendaria, l'avventuroso pioniere che all'inizio dell'Ottocento ha dato il primo grande impulso alla scoperta dell'antico Egitto e dei suoi monumenti. Il "Grande Belzoni" ha legato il suo nome al dissabbiamento del tempio di Abu Simbel, alla soluzione dell'enigma della piramide di Chefrem, in cui fu il primo ad entrare, e a una quantità di scoperte ed esplorazioni che lo rendono ai nostri occhi una specie di Indiana Jones dell'egittologia. Sulla base di ricerche approfondite e originali, anche su documenti sinora sconosciuti, Zatterin ha ricostruito con precisione e passione la vita e le avventure del Grande Belzoni in una biografia.

16 August 2006

24° g - 16 AGO: Agra – Delhi - rientro in Italia

Quasi tutto il gruppo va a Fatehpur Sikri, io ci sono già stato due volte e mi basta. Resto in piscina a nuotare e leggere. Nel pm ripartiamo per Delhi, fermandoci lungo la strada per bancarelle e spuntini, un assaggio dell’India profonda, così divers dal ladakh e lo Zanskar di questo viaggio. Assaggiamo i PALEIS, frittelle di patate con pomodoro, ceci e cipolla, ed i GULAAB, pastella dolce con miele, il tutto preparato lì per lì davanti a noi.

03 January 2006

7° g - 3 GEN: Hama - Krak des Chevaliers - Damasco - 220km - 4 ore


Alle 8.00 visitiamo Hama e le famose nurie (enormi ruote in legno, molto simili ai mulini a vento, che venivano utilizzate per portare l’acqua del fiume sui canali di irrigazione). Qui sappiamo che nel 1982 le truppe governative, per sedare la rivolta dei fratelli musulmani, uccisero circa 20.000 persone.

Krak des chevaliers
Arriviamo in tarda mattinata al Krak des Chevaliers, imponente struttura crociata da non perdere in qualunque viaggio in Siria.

Poi a Malula, dove visitiamo la chiesa di St Tecla di rito bizantino ed ascoltiamo la recita del Padre Nostro in aramaico, la sua lingua originale, che è ancora parlata in questa zona. Interessante altare concavo di foggia pagana ripreso dai primi cristiani.

01 January 2006

5° g - 1 GEN 2006: escursione S. Simeone, Aleppo, 120km, 2 ore

San Simeone
Gita a S. Simeone per i più accaniti appassionati di arte, gli altri in giro per il bazar a far spese. Io sono andato a S. Simeone e lo raccomando fortemente. Ci siamo aggregati al gruppo di Basima che ci ha fatto ottimamente da guida.

San Simeone
Tornati in città per mezzogiorno, visita al quartiere armeno, alla cittadella ed al suk. Aleppo è gradevole, tranquilla ma allo stesso tempo ricca di spunti di interesse culturale, commerciale, umano.


Tè e bagno turco ad Aleppo
Nel tardo pomeriggio visita al grande hamam vicino alla cittadella (Yalbouga as Nasry), uomini e donne separati nella sala ma insieme nel salone di aspetto. Piacevolissimo, da non perdere, £450, essenziale prenotare, meglio di persona passandoci durante il giorno in occasione della visita della cittadella. Socializziamo con alcuni signori siriani, molto socievoli ed interessati all’Italia, all’Europa.

Cena al ristorante Nawaz, vicino l’albergo, sconsigliato. Era a buffet, ma i piatti di servizio si sono presto svuotati e non sono stati riempiti, triste. La sconsolata cena viene allietata dalla buffa presenza di un avventore giallo. Sì proprio così, un signore distinto, pulito, di aspetto autorevole, due grandi baffoni a manubrio, tutto giallo. Ha tutti i vestiti gialli, fino al cappello, ai guanti, calze, scarpe. Poi tira fuori un telefonino giallo, un libro giallo, un portafoglio giallo. E’ serissimo, mi vien voglia di fargli qualche domanda sulle sue preferenze cromatiche, ma lascio perdere dopo che Basima mi scoraggia. Pare un cliente abituale, se per caso qualcuno torna al Nawaz e lo rivede e magari ci parla, per favore fatemelo sapere...

03 August 2004

8° g - 3 AGO: Huahine, a cavallo, visite archeologiche

In mattinata giro per l’isola, andiamo a visitare gli importanti Marae, a nord dell'isola, edifici di culto e governo delle antiche popolazioni isolane; quelli di Huahine sono particolarmente significativi e ben restaurati. Benedetto chiede ad una guida come la pensano oggi sulla religione, dopo che gli antichi culti sono stati sradicati dagli europei, anche se oggi si cerca di recuperarli. La risposta è un po’ sibillina, tradisce un’incertezza di fondo che si nasconde dietro un’apparente rassicurazione: “Come si fa a non credere in Dio abitando in posti come questo?”

25 December 2003

Iran: La fortezza di Bam tra il ricordo e la speranza

Dicembre 2003: sono in Giordania per un breve viaggio natalizio quando una guida mi riferisce le prime incerte notizie: “Terremoto in Iran, migliaia di morti, è crollata una fortezza.” Chiedo dettagli, quale fortezza? “Non so, non ho capito il nome, una fortezza con una doppia cinta di mura.” Non ce ne sono molte, in Iran... La conferma arriva inesorabile con il notiziario serale della BBC sulla radiolina ad onde corte: il sisma ha obliterato Bam dalla carta geografica...

03 November 2003

Bibliography: Books on the Western Himalayan regions of India

A selection of my readings on this region, which I visited four times beetween 2003 and 2010. They are divided according to the administrative division of India: Jammu and Kashmir, Uttarankhand and Himachal Pradesh. Click on the links to read my reviews and buy these books.

02 January 2003

16° g - 2 GEN: Ajanta - Aurangabad, 200km, 5 ore

Al mattino presto mi si presentano gli autisti in camera che rivogliono i soldi che ci hanno prestato! Come se potessimo scappare via...

Partenza per le grotte di Ajanta, dove passiamo circa 4 ore. Ne vale la pena. Ricordarsi di portare le torce elettriche per vedere all’interno. Consiglio vivamente di non cercare di vedere sia Ajanta che Ellora nello stesso giorno. Come tempi ci si può anche rientrare ma si rischia di correre.

Per fortuna ho portato pellicole ad altissima sensibilità per far foto all’interno, in molte grotte non si può usare né flash né monopiede/treppiede. In realtà poi il custode di una grotta mi ha fatto capire che se gli davo una mancia ci avrebbe fatto usare il treppiede. Paolo allunga due euro ed è fatta. Il divieto di usare il treppiede serve ad evitare una produzione di foto commerciali senza pagare il dovuto, che non è certamente il nostro caso, quindi non mi pare si sia fatto niente di male!

Io ho usato un velvia 400 ASA tirato ad 800 ed era appena sufficiente per far foto a mano libera, magari appoggiandosi su muri o colonne.

Molti ragazzi in gita scolastica, tutti impeccabilmente vestiti con coloratissime uniformi all'inglese. Anche molte coppie di tutte le età. Noto una certa abbondanza di donne dalle dimensioni giunoniche, che però sono sempre di portamento elegante, e sprigionano un'erotismo primordiale che non saprei ben spiegare con il valore estetico delle loro caratteristiche somatiche. Forse è dovuto ai fianchi e al ventre sempre nudi sotto i veli colorati.

Il contrario di alcune turiste italiane che, come gli uomini, hanno sempre un maglione arrotolato attorno alla vita, anche se fa 25 gradi all'ombra, non si sa mai venisse un colpo d'aria fredda!!

L'autista si inventa un'altra delle sue scorciatoie, ma me ne accorgo troppo tardi per fermarlo. Quando vedo che siamo fuori rotta gli chiedo ma lui dice solo "Shortcut shortcut" scorciatoia, il che vuol dire meno chilometri ma molto più tempo per strade sgarrupate! Ma in India, almeno per gli autisti, il tempo costa poco, il gasolio di più. Per noi sicuramente il contrario ma guidano loro e ci dobbiamo adattare.

Arrivo in serata ad Aurangabad, la città che porta il nome del Gran Moghul che più di chiunque altro è responsabile per la distruzione di così tanta parte del patrimonio indù dell’India centrale.

Hotel: Meadows, consigliato da Sanjeev Chandra. Nuovi bungalow, carini e puliti, ma piuttosto decentrato. Un quarto d’ora di bus per andare in città. Non mi è piaciuto che mi sia venuto a cercare al ristorante dell’albergo, con la evidente complicità del gestore, un negoziante di stoffe ed artigianato che mi proponeva anche lui di darmi il 30% se gli avessi portato il gruppo in negozio.

Ristorante: Walla, conosciuto come “il Tandoor” vicino alla stazione ferroviaria. Ottimo tandoori, il padrone è simpatico, biascica anche un po’ di italiano (anche se noi abbiamo visto solo avventori indiani).

31 December 2002

14° g - 31 DIC: Mandu, visita e festone di capodanno

Sveglia presto, sarà una giornata intensa di visite. Il nostro albergo Tourist Cottages è pessimo: sporco, senza acqua calda o corrente elettrica, ovviamente non accetta carte di credito anche se ha la macchinetta per leggerle (ma senza corrente elettrica come si fa?) e pretende un pagamento extra per un materasso che ci hanno buttato per terra per sistemare una persona un più che non aveva posto nei letti. Costa anche caro, 900 Rs per stanza singola) e la colazione è appena mangiabile.

Finita la quale non abbiamo il contante necessario a pagare, e il direttore dell'albergo fa chiudere i cancelli, in pratica ci sequestra! È una situazione senza ...uscita: non possiamo andare a prendere soldi perché siamo bloccati dentro e comunque apprendo che a Mandu non ci sono bancomat. Che fare? Viene in nostro soccorso l'autista, che si rifà un po' la reputazione dopo il tempo che ci ha fatto perdere ieri prestandoci denaro contante in quantità sufficiente a sbloccare il sequestro del bus e di tutti noi!

Visita di Mandu ed in particolare del forte. Ormai di palazzi sultaneschi in rovina e di fortezze Moghul ne abbiamo viste abbastanza, qui non ce n’è dei migliori ma comunque il richiamo storico è forte. Studiamo la triste storia di Rupmati, la cantante induista sposata con rito induista e musulmano al sultano Baz Bahadur che si suicida quando il generale Adham Khan, al servizio del grande Mughal Akbar, invade Mandu e mette fine all'idillio interconfessionale.

C'è anche una grande moschea ma è in disuso, non ci sono più fedeli musulmani. Architettura sobria, forse un giorno, secoli fa, c'è stato più fasto, chissà? In un angolo una vecchietta prepara il tè con un fornello a carbone.

Alla grande tomba di Hoshang Shah c'è un'atmosfera mesta, è un po' tutto fatiscente anche se ci sono lavori in corso che fanno pensare ad un progetto di restauro. All'interno imperversano i pipistrelli.

Bambini variamente infangati ma simpaticissimi scorrazzano per le strade e ci fanno gli auguri di buon fine anno, non vogliono soldi o regali, sono solo incuriositi. Alcuni vendono fiori di baobab.

Ottima cena al ristorante Rupmati.

Dopo cena il simpatico oste ci invita ad una festa di capodanno che si svolge in un tendone attiguo al ristorante. Siamo gli unici turisti in mezzo ad una quarantina di notabili locali, seduti per caste intorno ad un grandissimo tappeto, i più importanti vicino a quello che è chiaramente il capo, forse il sindaco, insomma il notabile che qui chiaramente dirige i giochi. Poi via via gli altri personaggi, tutti uomini, alle ali, con vestiti e portamento sempre meno ricchi e formali.

Sul tappeto ballano due danzatrici che oltre ad eseguire una piuttosto patetica movenza sono pagate dagli astanti per portare da bere ai loro compari da una parte all’altra del tendone. Molti offrono da bere a noi! E noi, con le poche rupie che ci sono rimasta dal prestito dell'autista, cerchiamo di ricambiare. Giorgio familiarizza con linguaggio internazionale (mani e bicchieri di liquore!) con il capopopolo, baffuto e sempre più ubriaco.

Scopro che il ristorante ha anche stanze per dormire e mi ripropongo vivamente di provarlo al posto del Tourist Cottages se tornassi mai qui.

24 December 2002

7° g - 24 DIC: Khajurao

Bassorilievi con scene erotiche di corte
Intera giornata dedicata ai templi, ma abbiamo anche passato un po’ di tempo a girovagare per il vecchio villaggio, vicino al gruppo Est. E’ facile intrattenersi con gli abitanti, spesso si viene invitati nelle case per un tè, o a vedere mentre fanno il pane, c’è anche qualche laboratorio artigianale.

Io guidavo un gruppo di 12 persone quindi li ho divisi in gruppetti di 2-3 persone per poter meglio interagire con la gente del posto.

Consiglio di iniziare la visita proprio dal gruppo di templi ad Est, e lasciare il gruppo Ovest per la fine della giornata, al tramonto il sole cala dietro i templi ed il tutto è molto più suggestivo; inoltre, alle 6 di sera, c’è la puja (preghiera) nell’unico tempio ancora attivo, proprio accanto ai templi occidentali–andate ad assistere… Carino anche il piccolo museo vicino a gruppo Ovest.

NOTA 2013: Khajurao oggi è diventata un centro turistico di enorme importanza in India, forse secondo solo al Taj Mahal, con oltre un milione di visitatori all'anno.

A Khajurao siamo stati avvicinati da un certo Pappu. Costui, complici i gestori dell'albergo dove avevamo prenotato le stanze, gli autisti, (che ci hanno portato nelle sue braccia cercando di farci saltare altre parti di visita, mi sono dovuto irrigidire e chiarire che l’itinerario lo facevamo noi, non loro) qualcuno in agenzia a Roma  o non so chi altri, sapeva esattamente quando e dove arrivano i gruppi di italiani e ci aspettava al varco!

Pappu è un ciarlatano, ha cercato di spillarci soldi facendoci da guida (100 Rp a testa, un furto!!, lui non sapeva neanche gli orari delle preghiere nel tempio); offrendoci delle jeep per “trasporti locali” (inutili, basta il bus o qualche rick-shaw); portandoci dal padre per sottoporvi a strani riti astrologici (forse interessanti per i superstiziosi) dove non si paga, per carita!!, sono Brahmini, ma si fa un’offerta; ed infine… indovinato!! vendendoci oggetti vari al suo negozio proprio di fronte ai templi occidentali, naturalmente a prezzi super-speciali solo per i gruppi di Avventure nel Mondo, solo perché siamo italiani, solo perché è il compleanno della moglie ecc ecc.

Noi lo abbiamo ringraziato dell’offerta ma abbiamo fatto, e benissimo, da soli, lui ha insistito a lungo, non mollava... a fine giornata mi ha avvicinato ancora una volta all’interno del gruppo di templi occidentale e giocando il tutto per tutto mi ha detto, papale papale, che se gli avessi portato il gruppo al negozio mi avrebbe dato il 30% sulle vendite. Gli ho risposto che anche se era la la prima volta che facevo il capogruppo non credevo che prendere le sue mazzette da vendita di ciarpame fosse compatibile con la mia interpretazione del ruolo…

Poi però mi sono pentito… tanto qualcuno qualche spesa l’ha comunque fatta, ed un negozio vale l’altro, e avrei potuto accettare il 30% e magari restituirlo ai compratori quale ulteriore sconto. Comunque a me questo losco figuro non piace.

Ristorante: Gaylord sulla strada tra i tempi occidentali e l’Usha Bundela, buono, meglio prenotare prima per accorciare i tempi di attesa.

23 December 2002

6° g - 23 DIC: da Orchha a Khajurao

Visita di Orchha, preventivare una mezza giornata abbondante per i molteplici palazzi, cenotafi, templi, ecc.

La mattina presto siamo andati a vedere le abluzioni e le lavandaie sulle gradinate del fiume, proprio davanti al nostro hotel Betwa.

Quindi siamo passati al vivacissimo e coloratissimo mercato sulla piazza principale.

Come sempre, evitare le sedicenti “guide” appostate all’entrata dei vari siti, salvo quando non ne siate costretti perché hanno le chiavi di alcuni palazzi di Orchha altrimenti inaccessibili, come è capitato a noi questa volta.

Indi lungo trasferimento per Khajuraho.


Dormiamo all’hotel Usha Bundela, vicino al gruppo occidentale dei templi, ottimo. C'è anche un ristorante che si chiama Mediterraneo. Ci siamo andati per accontentare quelli che già dopo tre giorni di viaggio erano nostalgici dei sapori italici. Piatti tristi, pasta scotta, pizza smosciata, pietanze che solo lontanamente richiamavano i gloriosi nomi (boscaiola, quattro formaggi) elencati sul menu. Sconsiglio. La prossima volta chi vuole mangiare italiano in India ci va senza di me!

22 December 2002

5° g - 22 DIC: da Agra a Orchha

Partenza per Orchha, da qui e per tutto il resto del viaggio la strada va via via peggiorando e le medie orarie scendono.

Sosta a Gwalior, con molteplici spunti di interesse architettonico. Anche qui difficile vedere tutto, noi abbiamo girato con calma il palazzo e i templi in cime alla collina e non siamo andati in città.


Avendo qualche giorno in più a disposizione consiglio certamente di passare tutto il giorno qui, restare a dormire e ripartire per Orchha l’indomani.

Breve deviazione dalla strada statale ed ulteriore sosta al complesso di templi di Sonagiri, the golden mountain in Hindi, dove non incontriamo i monaci Jain “vestiti d’aria”, cioè nudi, che pare si ritrovino qui solo a Marzo. Il complesso di templi è comunque interessantissimo.

Qui, eccezione che conferma la regola, Lakhan Rajak (tel 262523) è un ragazzo “guida” che ci ha raccontato un po’ di frottole ma per 100 Rupie per tutto il gruppo almeno ci ha fatto risparmiare tempo indicandoci la strada tra i meandri dell’ashram delle vedove e su e giù per i templi. Si può comunque fare da soli. Qui abbiamo incontrato monache Jain. Alcune si fanno avvicinare e anche fotografare sorridendo, altre molto più schive si fanno da parte. Una è molto contenta di posare!

Scelta limitatissima di alloggi ad Orchha, noi siamo stati al Betwa Cottages, statale, solo sufficiente nonostante gli sforzi del giovane gestore. Avvertendolo per tempo e non arrivando tardi organizza un fuoco in giardino dove passare qualche bella ora dopo cena. Abbiamo cenato bene, ma senza alcolici, in albergo. Attenzione, non accetta dollari o carte di credito.

Volendo spendere qualcosa in più si potrebbe dormire nel palazzo di Jahangir nell’Hotel Sheesh Mahal, camere a partire da 590 Rp (13 dollari), circa il doppio di dove stavamo noi, ma secondo me ne vale la pena, dormire nel palazzo storico del Grand Moghul!! Io non ne ero informato o lo avrei proposto.

21 December 2002

4° g - 21 DIC: Fatehpur Sikri e Agra

Visita di Fatehpur Sikri la mattina sul presto.  Appena arrivati siamo siamo presi d'assalto dalle guide improvvisate che si trovano spesso all'entrata di siti turistici in India. Non ne vale quasi mai la pena, non sono guide ma procacciatori di affari per negozi e ristoranti, anche quando sfoggiano tessere di riconoscimento dall’aspetto ufficiale. A volte sono pericolosi millantatori e perdigiorno che ti raccontano quattro stupidaggini insensate con due scopi ben precisi: spillare mance spropositate ai turisti sprovveduti e portare i medesimi a negozi dai quali ricevono percentuali anche del 30-40% sugli acquisti.

Accettare i servizi delle guide e poi non pagarle perché si scoprono essere degli imbroglioni è sempre sgradevole e può essere pericoloso se si arrabbiano e chiamano i loro compari. A me a Fatehpur Sikri uno “studente” si è offerto di farmi da guida alla moschea specificando chiaramente di non voler soldi. Dopo poco il "giro guidato", in cui mi ha propinato due fesserie banali e noiose, si è avviato verso l’immancabile bancarella del suo compare io me ne sono andato, ma quando ho messo in guardia due inglesi che stavano per essere accalappiati dallo stesso “studente” questi ha tirato fuori un coltello! Morale: lasciare perdere!!!! Studiatevi e rileggetevi le guide cartacee e il web.

Fatepur Sikri oggi era quasi deserta, forse la stagione non ancora cominciata, forse le tensioni con il Pakistan. Meglio per fotografare. Non sono autorizzati i treppiedi, per evitare fotografi commerciali che lavorino senza licenza. Ho dovuto discutere un po' ma alla fine mi hanno fatto entrare con un monopiede.

Nel pomeriggio visita al Taj Mahal (pron. Tag, come in “mon-tag-gio” e Mahal con H aspirata, qualcuno continuava a far ridere gli indiani chiedendo del “Taimàal”). Perquisizioni accuratissime della polizia.

Momento migliore al tramonto, ottima luce sugli intarsi nel marmo del lato occidentale fantastico per i fotografi. È la mia seconda visita al Taj, un posto magico, un'atmosfera indescrivibile.

Cena al ristorante vegetariano “Lakshmi Vilas”, nel Sadar bazar, ottimo cibo (ma niente alcolici), ambiente squalliduccio ma interessante stare con clientela esclusivamente indiana.

Anche stavolta siamo stati avvicinati da un gruppetto di ciclisti di rickshaw a pedali che, come ieri, si sono offerti di portarci ad un ristorante amico gratis. Però stavolta ci hanno provato: invece che al ristorante ci hanno scaricati davanti ad un negozio di paccotiglia per turisti. Perdita di tempo... poi quando ce ne siamo andati hanno cominciato a litigare fra di loro, con il "capetto" della situazione che si è arrabbiato con la truppa, penso perché non sono riusciti a far soldi con noi. Avrebbero potuto essere meno brutali: magari portarci prima al ristorante e dopo, a pancia piena, saremmo andati più volentieri anche a far qualche spesa presso il negozietti!

10 August 2002

3. - 10 AUG: Angkor, Majestic Ruins and Tragic History

The mid-afternoon squall hit with but a few minutes’ warning. I was in the middle of a large courtyard at Ta Prom, negotiating my way amidst ancient crumbling stone walls and overgrown roots. The monsoon rain was thick, determined, unforgiving and very noisy, almost to the point of being overwhelming. The water level on the ground immediately began to rise (the ancient Khmer draining system either was wanting or was clogged up, and modern Khmer had not done anything about it yet) and after a half hour or so the awsome courtyard was transformed into a murky pond. Local guides waded across, ankle-deep in the murky water, looking for their clients who had sought shelter in those structures which still stand in defiance of centuries of assaults by both nature and man. As the rain pours from above my roofless temple tower I stood with a few others under the entrance vault; the walls were so thick that even without a roof I could keep dry if I was careful to keep my balance on the threshold. Inside the tower, a weird echo transformed our multilingual chatter in a true Babel...