05 May 2003

Ode Triste del Mare, dagli atolli maldiviani.

La fin de lo vagare è già imminente
e quindi è d'uopo dir lo risultato
per quelli ch' hanno avuto e per chi ha dato
ed anche per chi fu per scelta assente.

Partendo c'è chi forse avea sperato
d'andar per mare verso il Paradiso;
tuffarsi giù nel blu con un sorriso
e risortirne fora un po' rinato.

Solcando il mar, felici, il vento in viso
ci siamo infine in sedici trovati
(che se non c'erano andavano inventati)
a rimpinzarci a pesce, curry e riso!

Tra vodka, carte e stelle amalgamati,
qualcuno fu contento, alcun deluso,
e mai nessuno mise il brutto muso
e certi son financo innamorati!

E' l'ora del sipario, il club è chiuso,
è bello ritrovarsi con se stessi.
Nel mondo, ci son proprio tanti fessi,
... e forse ce l'ho anch' io il cervello fuso!!

04 May 2003

L'olio d'oliva extra-vergine alle Maldive

Dopo cena quattro compagni di crociera vanno a pesca con il barchino d’appoggio, poco più di un guscio di noce. Il piccolo fuoribordo li porta un po’ lontano dalla rada dove siamo ancorati. C’è la luna piena, la laguna è calma come l’olio, il cielo quasi pulito, il silenzio (quando convinco il comandante a spegnere il generatore di bordo) è assoluto. Dopo un paio d’ore gli intrepidi pescatori tornano con un sacco di pesci di media taglia, che domani saranno il nostro pranzo, un po’ fritti, che qui va molto, ed un po’ semplicemente grigliati e conditi con un po’ d’olio d’oliva e limone.

D’abitudine quando vado in crociera alle Maldive chiedo a tutti i miei compagni di viaggio di portare dall’Italia un po’ di limone (più saporito del lime locale) e un po’ di olio d’oliva extravergine della propria regione (qui si trova più che altro olio di semi). Si sa che in Italia siamo un po’ tutti maniaci dell’olio della nostra terra. Anche a Bruxelles, dove vivo, è divertentissimo ascoltare le discussioni tra italiani espatriati riguardo all’olio d’oliva. Con il vino è diverso: tutti vantano le doti organolettiche dei vini della propria regione, ma c’è una generale disponibilità ad apprezzare anche i vini di altre regioni, e magari stranieri.

Con l’olio no: ognuno è sinceramente convinto che quello della propria regione, qualunque essa sia, se non della propria provincia, per non parlare di quelli che lo producono in famiglia, sia oggettivamente il migliore olio del mondo, che non ci sarebbe neanche da doverlo dire tanto è ovvio: l’acidità, il sapore, il colore, la leggerezza, tutto grazie al sole, al terreno, alla macrobioticità, la coltivazione «bio», ecc. ecc. Si vedono le persone più equilibrate e mansuete irrigidirsi, scattare di nervi, solo a suggerire che magari in altre regioni italiane (oppure, sacrilegio, all’estero!) ce ne sia di altrettanto buono o, percaritàdiddio, di migliore, e magari a prezzo più conveniente. Forse, in tutta Italia, solo i residenti delle valli ladine non accampano con convinzione il primato sull’olio d’oliva.

Tutto questo è un ridicolo campanilismo, frutto di ottusità culturale e miopia degustativa. Perché azzuffarsi così puerilmente? Tanto si sa che l’olio migliore del mondo è indiscutibilmente quello pugliese, e precisamente quello del Gargano, ed in particolare quello prodotto sui «Monticelli» alla periferia di Manfredonia dove mio nonno materno per decenni accudiva i suoi uliveti. Al quale, oggettivamente, può tener testa solo quello calabrese prodotto dai miei cugini Carlo e Giuliana, specificatamente della provincia di Catanzaro ed esattamente di Lamezia Terme, che mio padre mi riporta ogni tanto quando torna a visitare i nostri familiari. Chiarito questo,...


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02 May 2003

Pallanuoto su una lingua di sabbia senza nome, atollo di Ari, Maldive

Un venerdì, il giorno di festa settimanale mussulmano, ci ancoriamo verso mezzogiorno nei pressi di uno di questi banchi di sabbia senza nome. C’è già lì prima di noi, quasi arenata sulla riva, una barca di maldiviani in vacanza. Una scolaresca assortita: bambini e molti adolescenti, qualche giovane più grande, forse gli insegnanti o gli accompagnatori. Hanno messo su campo, c’è una grande tenda e molte vettovaglie sparpagliate qua e là, bevande fresche. Ci incrociamo in acqua e sulla sabbia, ancora una volta la comunicazione verbale è limitata ma mani e sorrisi fanno molto per instaurare una forte simpatia reciproca.

Ad un certo punto salta fuori un pallone, ed inizia subito una partita di pallanuoto un po’ anarchica tra italiani e maldiviani, senza porte, senza arbitro e senza regole, ci passiamo solo la palla cercando di non farla catturare alla «squadra» avversaria. Un gran guazzabuglio il cui unico vero scopo in realtà è farsi delle sonore risate: loro se le fanno probabilmente per la nostra goffaggine di cittadini impacciati e tutti più o meno in sovrappeso, noi... pure. Partecipano anche le ragazze, ed in questo tipo di gioco non può mancare il contatto fisico, anche involontario; certo fa una certa impressione vedere le nostre agitarsi in acqua in risicatissimi bikini affianco alle loro in tessuto nero dalla testa ai piedi.

Mi faccio anche qualche fotografia al loro fianco, ma solo dopo che i loro uomini (fratelli, cugini, mariti, compagni di classe, non saprei dire) fanno cenno che non c’è problema, anzi vengono a posare anche loro. Dopo una mezz’ora siamo stremati e stramazziamo sulla spiaggia, rifocillati da qualche noce di cocco che ci viene gentilmente offerta. Ci facciamo un sacco di foto, i bambini come sempre sono curiosi di guardarsi subito negli schermi delle macchine digitali che qui nei villaggi ancora sono poco diffuse. Ci piacerebbe inviargli una copia delle foto ma la cosa è praticamente impossibile perché non riusciamo a capire se hanno un indirizzo di posta elettronica, qui è ancora agli albori, oppure sono restii a darlo (non credo) e poi non sapremmo dove scriverlo...

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Recensione: A Est dell'Avana, di Roberto Goracci, *****

Sinossi

Organizzatore di crociere charter nel Mediterraneo, dopo qualche anno di lavoro d'ufficio, Roberto Goracci decide di riprendersi la libertà che fino a quel momento aveva venduto agli altri. Acquista un catamarano, va a Cuba e si ferma vicino a Holguin sulla costa orientale. Per tre anni abita in una capanna sulla spiaggia, col suo cane Hush, e porta in giro i turisti con la barca. E intanto vive in prima persona la musica, la danza, il ron, l'embargo, i burocrati, il sesso, la miseria, l'orgoglio: tutta la vera Cuba, uno dei luoghi più affascinanti del mondo. Con una nota di Luca Barbarossa.