24 April 1989

1° g - 24 Apr: Arrivo a Mosca, in albergo, gelato e caffè

Con volo da Roma arrivo in Unione Sovietica per un soggiorno di un mese come ospite ricercatore dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, che mi fornisce ospitalità e supporto per le mie ricerche. Da parte italiana ho avuto il sostegno del Comitato Nazionale delle Ricerche. Ringrazio entrambi.

All'aeroporto Appena arrivato in URSS un primo assaggio delle incoerenze della foga riformatrice. Per aumentare le entrate di valuta convertibile, all'aeroporto hanno aperto un nuovo "Duty Free Shop", che però ha la peculiarità di trovarsi nel settore degli arrivi. Il che vuol dire che chi compra deve immediatamente entrare nel paese e non lasciarlo. Non mi è stato chiarito il senso dell'operazione, che mi sembra quantomeno un autolesionismo fiscale!

Secondo rebus. Sempre all'aeroporto, hanno applicato il (per loro) nuovo concetto della profittabilità ai carrelli a disposizione dei viaggiatori per portare i bagagli: mentre prima erano gratis, adesso l'affitto costa un rublo. Fin qui niente di strano: la curiosità è che i viaggiatori stranieri in arrivo naturalmente non hanno rubli, la cui esportazione è vietata, né ne possono comprare lí (il Duty Free di cui sopra accetta solo valuta convertibile). Ma la cassa per i carrelli non accetta valuta convertibile. Per cui quasi nessuno straniero può affittare un carrello. Mi sono messo a ridere quando l'accompagnatrice dell'Accademia che mi è venuta a prendere mi ha detto di avere per me 320 rubli (oltre due mesi di stipendio medio) che l'Accademia mi avrebbe dato per il mio mese in URSS, ma di non potermeli dare prima di aver passato la dogana, perché è vietato anche importare rubli. Per cui le ho dovuto chiedere in prestito un rublo, con cui ho affittato il carrello, che le ho poi restituito dopo aver varcato la fatidica soglia "pulito". (Nel frattempo la gentile signorina era stata assaltata da altri italiani che, avendo visto il mio traffico, volevano tutti un rublo per affittare un carrello.....!)

Incontro Alexej, ovvero il mio angelo custode, un collega dell'Accademia delle Scienze dell'URSS incaritato di seguire il mio soggiorno ed aiutarmi a svolgere il mio programma di ricerca, combinare appuntamenti, ecc. Gentile anche se un po' rigido nei modi. Tanto per rompere il ghiaccio gli domando cosa pensa dello stato di avanzamento della perestrojka (la "ristrutturazione" gorbacioviana). Mi ha risposto enigmaticamenteche sarebbe necessario "prendere misure drastiche ed andare più lentamente". L'unica interpretazione che si concilia con le due proposte apparentemente contraddittorie mi pare sia che lui intende dire è necessario far fuori Gorbaciov! Mi precisa che lui ritiene che molti sovietici non siano pronti ai sacrifici che la ristrutturazione comporterebbe, e che quando il 90% che ha votato per Jeltsin diventerà sufficientemente frustrato ci potrà essere serio pericolo per la stabilità sociale della capitale e del paese. In questo senso, la vittoria di Jeltsin alle elezioni di marzo per il nuovo Congresso dei Deputati del Popolo, cosí come è avvenuta, è una vittoria dei conservatori, che la potranno usare come capro espiatorio in caso di crisi.

L'albergo Sono alloggiato all'Hotel Academiceskaja, uno squallido casermone grigio dall'aspetto cadente. La camera che mi assegnano non ha acqua calda. Cambio e nella seconda c'è l'acqua calda ma la camera fa piuttosto schifo comunque. Speriamo di non prendersi qualche malattia.

Chi dice che è difficile telefonare all'estero dall'URSS? Ci sono ben tre modi diversi per fare telefonate internazionali da Mosca. Il primo è in teleselezione, ma è riservato ai numeri di pochi giornalisti e diplomatici. Il secondo è chiamando da qualsiasi telefono il centralino al 8194, come mi ha detto di fare la reception dell'albergo, ma risponde un nastro che dice "numero non corretto". Il terzo è chiamando un altro centralino al 333-4101 (che però mi dicono si può fare solo da alcuni alberghi); a mezzanotte, una cortese centralinista mi dice che le linee sono occupate fino alle due di mattina: se no riprovare domani.

Gelato e caffè Esco alle otto a fare due passi, e vedo uno stand che reca la scritta "Caffè e gelato". Mi avvicino e chiedo il caffè ad uno dei tre impiegati che chiacchierano lí dentro ma non ce n'è; allora chiedo un gelato: stessa risposta. Hanno solo un tristissimo piatto di biscotti. Tocco con mano quella che si chiama la "disoccupazione nascosta" in URSS, tre impiegati a non fare nulla tutto il giorno, oltreché la mancanza di gelato e caffè. Però ufficialmente di disoccupati non ce n'è neanche uno, perché lo stato li impiega tutti così. Economicamente, però, la cosa non è sostenibile.

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